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ROMA. LA PITTURA DI UN IMPERO Dal 24 settembre 2008 al 17 gennaio 2009 Roma Scuderie del Quirinale via XXIV Maggio Orario: dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 20.00 venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.00 Informazioni: tel. 06/4980411 www.scuderiequirinale.it
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I COLORI DEI ROMANI L’immagine
del mondo classico candida ed eterea è falsa, edifici, templi e le
stesse statue avevano colori vivaci, sono stati i restauri dal
Rinascimento ai primi del Novecento a dare a quanto è sopravvissuto del
mondo romano l’aspetto attuale. Altrettanto colorate erano le pitture
anche se purtroppo di questa attività artistica è rimasto poco e anche
questo molto concentrato tra Pompei, Ercolano ed altri siti vicini
investiti dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Dalle fonti abbiamo
alcune notizie soprattutto da Plinio il Vecchio che parla della pittura
in uno dei suoi libri di Storia Naturale descrivendo affreschi su muro e
pittura su legno indicandone i procedimenti rimasti poi identici per
secoli. L’arte di dipingere nacque in Grecia e tramite le colonie della
Magna Grecia giunse a Roma verso il III secolo a.C. e fu utilizzata in
origine per grandi rappresentazioni di battaglia da esporre in templi o
altri edifici pubblici; poi si passò a decorare le dimore private delle
classi dominanti. Con l’affermarsi dell’Impero la civiltà romana si
estese in tutto il bacino del Mediterraneo e in parte del Nord Europa
divenendo fonte di ispirazione per le culture provinciali e modello da
imitare, in particolare la pittura costituì la base di quanto, nel
campo, è andato sviluppandosi nei secoli successivi fino ai giorni
nostri. Paesaggio, natura morta, ritratto, rappresentazioni di carattere
religioso, storico, mitologico sono espressioni artistiche in vigore
fino alla grande rivoluzione delle Avanguardie degli inizi del ‘900.
Purtroppo della pittura romana restano solo gli affreschi murari, oltre
quelli delle città vesuviane abbiamo al Museo di Palazzo Massimo la
grande sala affrescata della Villa di Livia a Prima Porta e le
decorazioni della Casa di Augusto al Palatino. Rimangono anche molti
“ritratti del Fayum”; si tratta di immagini realistiche, sovente
bellissime, che venivano dipinte su legno ad encausto, cioè con colore
misto a cera, e poste all’altezza del viso sull’involucro che avvolgeva
mummie di defunti egiziani in epoca romana tra il II e il III secolo d.C..
Durante il tardo Impero si affermò un tipo di pittura a carattere
popolaresco forse tecnicamente imperfetta ma di buon effetto e di essa
abbiamo molti esempi nella decorazione delle catacombe; alcune di esse
hanno una ornamentazione vivacissima che interpreta a suo modo episodi
del Vecchio e del Nuovo Testamento non disdegnando reminiscenze di
pittura pagana. Possediamo anche resti di pittura di V e di VI secolo,
ad esempio in Santa Maria Antiqua al Foro Romano, dove possiamo
constatare l’inizio del processo di nascita della pittura bizantina con
i suoi caratteri di ieracità e di staticità. Roberto Filippi |
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