CIPRO
E LITALIA AL TEMPO DI BISANZIO
Licona grande di san Nicola Tis stegis del XIII
secolo restaurata a Roma
Dal 23 giugno al 28 luglio 2009
Roma
Museo Nazionale di Palazzo Venezia
via del Plebiscito 118
Orario:
da martedì a domenica
dalle 8.30 alle 19.30
Informazioni:
Tel. 06/69994394
Catalogo:
edizioni Vivliotechia, Atene
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DALLALTRA PARTE DEL
MEDITERRANEO Proprio da lì proviene una grande tavola
dipinta (203x158 cm) restaurata a Roma a cura dellIstituto
Superiore per la Conservazione ed il Restauro ed esposta
a Palazzo Venezia.
Il dipinto in origine era collocato nella chiesa di
Kakopetrià ed è ora conservato nel Museo Bizantino di
Nicosia, capitale cipriota, è datato al XIII secolo e
rappresenta San Nicola detto del Tetto. Lisola
di Cipro ha una storia millenaria, da sempre al centro di
traffici commerciali fra le varie parti del Mediterraneo,
fu colonia romana, fece parte dellImpero Bizantino,
subì incursioni arabe e allinizio del XIII secolo
fu occupata dai Crociati che se ne servirono come
supporto ai regni cristiani di Terrasanta; passò in
seguito sotto il controllo della dinastia francese dei
Lusignano che la aprì allinfluenza occidentale
testimoniata ancor oggi da numerosi reperti
architettonici e artistici. A metà del 400
Caterina Cornaro regina vedova dellultimo re
cipriota cedette lisola alla Repubblica di Venezia
che ne fece base di commerci ed anche militare fino al
1570 quando, dopo un lungo assedio ed il massacro delle
guarnigioni, i Turchi occuparono Nicosia e Famagosta.
Tagliata fuori dalle vie commerciali Cipro rimase sotto
il dominio turco fino alla I Guerra Mondiale quando lisola
fu occupata dagli Inglesi che nel 1959, dopo una lunga e
sanguinosa guerriglia, concessero lindipendenza. Si
formò la Repubblica di Cipro subito travagliata da
contrasti tra la maggioranza greco-cipriota e la
minoranza turco-cipriota che alla fine degli anni 70
portò alla divisione dellisola con una linea
verde presidiata dallONU: La Repubblica di
Cipro è universalmente riconosciuta mentre quella
Turco-Cipriota lo è solo dalla Turchia.
Per molti secoli il Mediterraneo ha rappresentato il
tramite tra le molte civiltà che in varie epoche vi si
sono affacciate, in particolare durante la dominazione
romana che lo trasformò in Mare Nostrum con
ununica lingua, ununica moneta, ununica
amministrazione, ununica civiltà. Linvasione
islamica ridusse gli stati cristiani al Tirreno e allAdriatico
continuamente insidiati dalla pirateria barbaresca
proveniente dal Nord Africa, ma nonostante un endemico
stato conflittuale i rapporti commerciali e culturali fra
i due mondi non si sono mai interrotti ed un centro di
maggior valenza degli scambi fu, almeno sino alla metà
del XVI secolo, lisola di Cipro dove si
incontravano mercanti turchi ed arabi con italiani,
francesi e catalani. Oltre il commercio un alto punto di
incontro fu quello culturale con il rapporto tra le nuove
mode occidentali ed il tradizionale mondo bizantino:
Diversi edifici nelle città cipriote mostrano evidenti
influssi gotici e rinascimentali, le fortificazioni sono
poderosi bastioni veneziani ed anche opere di scultura e
pittura mostrano limpronta occidentale. In
particolare la grande icona di San Nicola la rivela nella
preparazione di base di tela ricoperta di gesso,
inconsueta nelle opere bizantine, e nelliconografia
del Santo con tratti marcatamente franchi.
Questo fondersi di culture, anche nel campo puramente
tecnico, era dovuto alla presenza di una popolazione
multietnica portatrice di esperienze e formazioni
svariate; caratteri molto simili si riscontrano, almeno
nel XIII e XIV secolo, anche nellItalia Meridionale
dove permaneva un sostrato di cultura bizantina.
Licona è esposta nella Sala Altoviti,
un vasto ambiente di Palazzo Venezia caratterizzato da
una volta affrescata proveniente dal Palazzo Altoviti, già
sulla sponda del Tevere davanti a Castel SantAngelo,
demolito alla fine 800 per la costruzione dei
Lungotevere; la volta dipinta dal Vasari e con al centro
lOmaggio a Cerere fu riposizionata, in
una sala di dimensioni analoghe, in Palazzo Venezia nel
1929 a cura dellHermanin.
Roberto Filippii
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