Maria Dompè
Giangaetano Patanè
Roma
Ex Elettrofonica
vicolo Sant'Onofrio 10-11
Tel. 06/64760163
www.exelettrofonica.com
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MARIA DOMPE': UN TUNNEL DI
VITA
Maria Dompè ha realizzato appositamente
un’installazione che è un’esperienza multisensoriale che coinvolge non
solo la vista e l’udito, ma anche l’olfatto, rimangono emarginati il
tatto e il gusto, nel stazionare in questo nuovo spazio espositivo
confezionato come caverna o come nel ventre di una balena bianca. I
richiami ancestrali dello spazio influenzano l’inventiva dell’artista,
come da sempre è riuscita a dimostrare Maria Dompè nella sua abitudine a
confrontarsi con gli spazi, riuscendo a fondere l’opera con lo spazio,
senza fare delle differenze tra gli ampi dell’esterno con quelli più
raccolti degli interni, evidenziando la ripetitività dell’elemento
intorno al quale ruota l’intervento.
In questa occasione utilizza il fiore, come spesso sceglie di fare,
intervenendo in un antro, ben lontano da un ambiente tenebroso
d’ispirazione primordiale, ma un luogo del benessere finale. L’atmosfera
rarefatta nel regnare del bianco sulle superfici ondulate, con una
soffittatura che si incrocia con quella preesistente di travi e assi,
realizzando dell’aperture per annidarvi illuminazione e dalle quali
scendono le garze d’orchidea.
L’illuminazione riesce a far giocare tra loro le morbide ombre dei
fluttuanti fiori, eccedendo nella luce in altre angolazioni, proiettando
una luce che ferisce la vista. Un’occasione per sperimentare la luce
dopo il buio tunnel della vita.
All’intervento di Maria Dompè è seguita la mostra degli ultimi lavori
dell’artista romano Giangaetano Patanè in un gruppo compatto e omogeneo,
in immagini di connessioni e congiungimenti. Le sette tele appariranno
incentrate sulla poetica del ponte e dei limiti dello spazio. Accanto a
ponti stilizzati che rimandano al tema dei rapporti dell’uomo con l’uomo
e dell’uomo con “l’ignoto” vengono poste forme ovali irregolari che
rappresentano il limite del possibile e il confine del desiderabile.
Una proposta meno riuscita nel dialogo con il luogo espositivo, come era
nelle intenzioni dei promotori dello spazio, ma una sequenza pittorica
di grande formato.
Opere dall’accento drammatico, volutamente ridotte all’essenziale,
incentrate sulla relazione tra il vivente e il suo spazio possibile, in
cui non mancano rimandi ad una visione trascendentale dell’esistenza.
Gianleonardo Latini |