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L’OCCHIO FIERO, LO SGUARDO ALTERO Queste caratteristiche accomunano gran parte dei personaggi effigiati nella mostra “Il Principe Romano” che si tiene a Castel Sant’Angelo a Cura del Centro Europeo per il Turismo che la collega come ideale seguito alle precedenti mostre su Papi e Cardinali e con le quali costituisce una trilogia dedicata ai “Volti del Potere”. Il ritratto è stato una forma di pittura presente nei secoli anche in epoca in cui era idealizzato o addirittura di fantasia ma nel tardo ‘500 si affermò il ritratto realistico, magari un po’abbellito, ed in questo campo si segnalò il Tiziano con i suoi splendidi dipinti aventi per oggetto Carlo V ed il figlio Filippo II; la moda si diffuse in Italia ed in Europa e divennero celebri i ritrattisti fiamminghi mentre in Italia si affermarono Siciolante da Sermoneta e Scipione Pulzone autori di notissimi quadri raffiguranti Principi di Casa Colonna ritratti in corrusche armature intarsiate d’oro. Nel ‘600 l’arte del ritratto ebbe un grande sviluppo dovuto all’affermarsi di famiglie nobiliari legate alla Corte Pontificia e che amavano possedere una galleria di quadri di antenati che attestassero l’antichità e la nobiltà della stirpe. I Principi Romani fecero a gara nel costituire splendide collezioni di ritratti di tutta la loro parentela e molti esempi ne possiamo vedere in esposizione. All’entrata della mostra ci accoglie la splendida effigie del Principe Peretti, nipote di Sisto V, ritratto con un gran collare di pizzo ed una armatura da parata intarsiata d’oro, seguono le immagini di alcuni principi opera di pittori quali Ottavio Leoni, Bartolomeo Cavarozzi, Artemisia Gentileschi, il Domenichino, in questi casi gli effigiati, secondo l’austera moda spagnola del primo seicento, indossano giubbe nere ravvivate dal bagliore di colore dei colletti bianchi. Superando la metà del secolo prevale la moda francese e ne è tipico esempio un quadro del Maratta raffigurante Maffeo Barberini con una lussureggiante chioma, un gran collare di pizzo, lo sguardo altero fisso allo spettatore mentre tiene in mano un dispaccio appena aperto. Della fine del ‘600 è il ritratto di Monsignor Filippo Bernini, figlio e biografo del grande maestro. Il ‘700 si annuncia con gli effigiati coperti da grandi parrucche alla moda di Luigi XIV ed abbiamo i ritratti del Principe Lorenzo Onofrio Colonna opera del Vouet, del Marchese Rospigliosi di Pietro Nelli e del Marchese Gabuccini del Ceccarini. Segue l’epoca del Grand Tour con il Principe Agostino II Chigi in grande tenuta da Maresciallo del Conclave con parrucca candida, una lucente armatura ed un mantello di un vivido rosso opera di Davide Loreti; chiudono la rassegna due quadri che rappresentano gruppi familiari e che per i loro colori tenui e leggeri si attribuiscono alla fine del XVIII secolo, uno di un autore tedesco rappresenta una gentildonna con due bambini e l’altro del Ceccarini effigia cinque bambini della famiglia Marescotti Ruspoli vestiti lussuosamente e che con mosse aggraziate si stringono intorno ad un clavicembalo che uno di loro suona: tutto il quadro sprigiona luce, gaiezza e gioia di vivere quasi fosse l’illustrazione di una fiaba. Oltre ai quadri sono presenti in mostra due ritratti in marmo di elevatissima qualità, il primo di Gian Lorenzo Bernini rappresenta il Duca Paolo Giordano II Orsini con pizzo, baffi ed un gran ciuffo il secondo di Francesco Mochi molto più composto raffigura il Principe Carlo Barberini Capitano Generale della Chiesa salito a tale onore grazie al fratello Urbano VIII. Mostra non molto grande ma di qualità per il buono nome di parecchi artisti e di grande interesse per ricostruire quasi due secoli di vita dell’aristocrazia romana. Roberto Filippi |
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