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FANTASMI DAL PASSATO Parlando dell’opera del Pinturicchio Vasari dice: “ritrasse sopra la porta di una camera la signora Giulia Farnese per il volto di Nostra Donna e, nel medesimo quadro la testa d’esso papa Alessandro che l’adora”; chiarendo per i lettori attuali si ha che Papa Alessandro VI Borgia in una delle stanze dell’Appartamento Papale si fece ritrarre dal Pinturicchio in adorazione di una Madonna col Bambino con le fattezze della sua amante Giulia Farnese. L’affresco non esiste più ma una sua parte è riemersa dal mercato antiquario: un dolcissimo Bambino retto da due mani che si perdono nel nulla con un’altra mano che gli carezza un piede. Un vero giallo che una mostra che si tiene a Palazzo Venezia dipana in maniera avvincente. L’opera risalente agli ultimi anni del ‘400 fu fatta fare dal Papa per la sua dilettissima Giulia sorella di un giovane Cardinale che molti decenni dopo sarebbe diventato Papa Paolo III, l’amava a tal punto che osò farla ritrarre in aspetto di Madonna. Poi il papa nel 1503 morì e i successori pur non abitando più nel suo appartamento, affrescato nelle volte dal Pinturicchio ed ora facente parte del circuito di visita dei Musei Vaticani, fecero coprire con una stoffa il dipinto di cui quasi si perse la memoria finché oltre un secolo dopo il Duca di Mantova Francesco IV Gonzaga venne per caso a conoscenza dell’episodio e, in odio ai Farnese, incaricò il pittore Pietro Facchetti di copiare l’affresco; il Facchetti con mille precauzioni e dopo aver corrotto qualcuno del personale del Palazzo Pontificio riuscì a copiare l’opera inviandola a Mantova. A metà ‘600 Papa Alessandro VII Chigi fece distruggere o staccare l’affresco conservando però, e tenendoli per la sua famiglia, i volti del Bambino e della Madonna. Poi sia la copia che i frammenti furono ceduti dalle originarie collezioni e se ne persero le tracce e nel 1940 Giovanni Incisa della Rocchetta studioso d’arte e figlio di una Chigi trovò la copia del Facchetti in una collezione privata mantovana e ricordò che nella sua famiglia per secoli erano stati conservati due frammenti di affresco, incorniciati, uno con una testa di Bambino l’altro con quello di una Madonna identici a quanto rappresentato nella tela. Purtroppo i due frammenti erano stati venduti dai Chigi molto tempo prima e soltanto il Bambino è comparso recentemente sul mercato antiquario dove è stato acquistato dal Gruppo Margaritelli, industria leader nella lavorazione del legno, che l’ha affidato alla Fondazione Giordano per approfondirne gli studi; a sua volta la fondazione ha organizzato la mostra con l’ausilio della Soprintendenza Speciale la Polo Museale Romano che l’ha ospitata a Palazzo Venezia con un allestimento suggestivo, chiaro e dettagliato accompagnato da un filmato con la inconfondibile voce narrante di Arnoldo Foà. Forse è speranza eccessiva, ma sperare si può, che a seguito della mostra possa ricomparire da qualche sconosciuta raccolta privata la bella Giulia in veste di Madonna. L’autore del dolcissimo Bambino dell’affresco, Bernardo di Betto, più noto come il Pinturicchio o anche come Pintoricchio, pittore di origine umbra lavorò molto a Roma e a Siena con un tratto soave, colori tenui e sfumati, nitidezza di linee, movenze gentili quasi ricreando un clima di fiaba. A lui sarà dedicata a Perugia il prossimo anno una mostra monografica che si terrà nella Galleria Nazionale dell’Umbria. Roberto Filippi |
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