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oltre l'arte
2006

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




LAOCOONTE
Alle origini dei Musei Vaticani
Dal 18 novembre 2006 al 28 febbraio 2007

Città del Vaticano
Musei Vaticani
viale del Vaticano

Orario:
dalle 8.45 alle 12.20
domenica e festività chiuso

Ingresso:


Ultima domenica del mese ingresso libero

Informazioni:
Tel. 06/69883041


Catalogo:
“L’Erma” di Bretschneider

 

DUEMILA ANNI BEN PORTATI

Il 14 gennaio 1506 una voce si diffuse per Roma, era stata rinvenuta nella zona delle Sette Sale, sull’Esquilino, una statua bellissima; il suo scopritore, Felice de Fredis, ne ebbe fama eterna e sulla sua tomba, ancora esistente nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli, è indicato ai posteri come colui che ritrovò il Laocoonte. Si trattava di un gruppo scultoreo conosciuto attraverso gli scritti di Plinio il Vecchio che lo aveva citato come opera degli scultori di Rodi Hagesandros, Athanadoros e Polydoros e lo aveva situato nel palazzo di Tito poi divenuto imperatore. Nulla si sa della storia del gruppo fino al suo fortuito rinvenimento. La statua raffigura un episodio dell’Eneide relativo a Laocoonte, sacerdote troiano che aveva sconsigliato i suoi concittadini dall’accogliere in Troia il grande cavallo di legno lasciato dai Greci; Atena protettrice di questi ultimi scatenò contro lui ed i suoi figli giovinetti due giganteschi serpenti che li uccisero. Il gruppo statuario è in ottime condizioni tranne un braccio del Laocoonte che fu restaurato dal Montorsoli, scultore rinascimentale, poco dopo che la statua fu acquistata da Papa Giulio II il 23 marzo 1506 e destinata a costituire il primo nucleo delle raccolte vaticane. All’inizio de ‘900 fu incredibilmente rinvenuto un pezzo di braccio che si rivelò appartenente alla statua e rimontato; il ricordo del restauro cinquecentesco fu affidato ad un calco in gesso. L’opera è tipica della scultura rodia del I secolo d.C., anche se c’è chi la giudica ellenistica, ed ha caratteristiche che, modernamente, potremmo definire “barocche”, è infatti ricca di patos, movimento e possente anatomia. Dal momento del rinvenimento il gruppo ebbe straordinaria fortuna nei secoli e fu copiato, ed ispirò, molti artisti ed è ancora tanto famoso da essere preso ad oggetto dell’ultimo evento organizzato per celebrare il mezzo millennio di vita dei Musei Vaticani. La mostra “Alle origini dei Musei Vaticani” si articola in quattro sezioni che esaminano la storia e la fortuna del Laocoonte nei secoli. La prima “Laocoonte e i Laocoonti” espone oltre l’originale ed il calco, anche esempi di rappresentazione in epoca romana quali un affresco staccato pompeiano, un contorniato del tardo impero ed una miniatura su un codice di V secolo, seguono disegni, dipinti, incisioni, stampe, libri, bronzi, busti, uno dei quali del Bernini, aventi per oggetto la nostra statua. La seconda sezione “la Scoperta” ripercorre il momento magico del ritrovamento ed espone il calco della lastra tombale del de Fredis nonché una riproduzione della firma dei tre scultori rodii rinvenuta sulla scultura del gruppo di Scilla, della stessa epoca, ritrovato nella villa di Tiberio a Sperlonga. La terza sezione “la Fortuna” raccoglie un gran numero di opere di artisti di varie epoche e nazionalità aventi per oggetto o ispirazione il Laocoonte; ci sono lavori , per lo più disegni, di Sangallo, Federico Zuccari , Rubens, Raffaello, Bernini, Maratti ed una copia bronzea a grandezza naturale commissionata da Francesco I di Francia al Primaticcio ed ora a Fontainbleau L’ultima “Laocoonte per sempre” è una curiosa appendice che contiene una decina di opere di artisti moderni ispirati, sia pure alla lontana, alla vicenda del sacerdote troiano assurto a simbolo di coloro che si battono, fino alla morte, contro un destino ingiusto. E’ sicuramente una interessante conclusione del ciclo di eventi che hanno celebrato i cinquecento anni dell’istituzione museale vaticana. La mostra è ad ingresso gratuito e vi si accede attraverso un percorso che non coincide con quello dei normali visitatori dei musei.

Roberto Filippi