LA PORPORA ROMANA
Ritrattistica cardinalizia dal Rinascimento al Novecento
Dal 21 novembre 2006 al 25 febbraio 2007
Roma
Museo di Roma (Palazzo Braschi)
piazza San Pantaleo 10
Orario:
dal martedì alla domenica
dalle 9.00 alle 19.00
lunedì chiuso
Informazioni:
Tel. 06/6710.8346 - 82077304
www.museodiroma.comune.roma.it
Catalogo:
Gangemi
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RIFLESSI PURPUREI A PALAZZO BRASCHI
Alcune sale di Palazzo Braschi, ultimo edificio costruito da un
pontefice per la sua famiglia nel terzo quarto del settecento, sono
percorse da lampi di colore rosso scuro, sono i riflessi delle vesti
purpuree dei tanti cardinali effigiati nei ritratti esposti nella mostra
“La Porpora Romana” che raccoglie immagini di Principi della Chiesa
dipinte tra il ‘500 e il ‘900. Nei saloni si alternano dipinti, sculture
e fotografie, con netta prevalenza dei quadri, ed è una lunga sfilata di
personaggi dai volti sorridenti e arcigni, giovani e vecchi, in piedi e
seduti, tutti avvolti in vesti rosso scuro vivacizzate da ampi merletti
bianchi, solenni e maestosi. La storia della Chiesa e dell’Italia si
legge sul volto dei porporati, accanto a nomi ormai ignoti appaiono
effigi di celebri personalità alcune delle quali divenute
successivamente pontefici. Si parte da una grande tavola proveniente dal
Museo di Capodimonte e concordemente riferita a Raffaello, raffigurante
un ignoto giovane cardinale identificato con Alessandro Farnese, in
tarda età Papa Paolo III; seguono i ritratti del discendente ed omonimo
cardinale Alessandro Farnese e del cardinal Savelli ambedue di mano di
Scipione Pulzone e datati agli ultimi decenni del ‘500. Si fronteggiano
le immagini del cardinale Carlo Borromeo, poi Santo, del cardinal nipote
Scipione Caffarelli Borghese, di Francesco Barberini, di Ludovico
Ludovisi, di Prospero Colonna tutti opera di Ottavio Leoni a cavallo del
secondo decennio del ‘600. Più tardi i ritratti del cardinale Alderamo
Cybo e di Giovan Francesco Albani del Maratti e del cardinale Flavio
Chigi del Vouet ed è del primo ‘700 il Leopoldo de’ Medici del Baciccio
mentre della metà del secolo è il grande quadro del Subleyras
raffigurante Silvio Valenti Gonzaga, Segretario di Stato di Benedetto
XIV. La fine dell’ancient regime è documentata dal Mengs con l’effigie
del cardinale De Zelada e da quella di Nicola Antonelli di Domenico
Corvi; l’inizio dei tempi moderni appare con l’irrigidimento quasi
fotografico delle immagini ed un notevole calo di plasticità e di
virtuosismo coloristico ravvisabili nei dipinti del Podesti dei
cardinali Mai e Sacconi fino a giungere al cupo quadro del “Cardinal
Decano” di Scipione esponente della Scuola Romana attiva in città negli
anni trenta del novecento, e ad immagini abbastanza oleografiche degli
ormai quasi contemporanei cardinale Montini, poi Papa Paolo VI, e del
cardinale Casaroli. Tra tanto rosso ogni tanto un po’ di chiarore, sono
alcuni busti in marmo, gesso o terracotta, opere del Duquenoy, una copia
da Bernini, lavori di Bracci e Tenerani ed il misterioso ed immobile
“Cardinale seduto” di Giacomo Manzù. Completa la mostra una serie di
foto di Mario Delogu, di pochi anni fa, raffiguranti porporati
contemporanei. Una esposizione interessante, ben ambientata nella
splendida cornice di Palazzo Braschi, anche se, uscendo, si apprezza la
luce dopo tanto sfavillio di porpore.
Roberto Filippi
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