MANTEGNA A PADOVA 1445-1460
Padova
Musei Civici agli Eremitani
Piazza Eremitani 8
MANTEGNA E LE ARTI A VERONA 1450-1500
Verona
Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra
MANTEGNA A MANTOVA 1460-1506
Mantova
Palazzo Tè Fruttiere
Viale del Tè 19
Dal 16 settembre 2006 al 14 gennaio 2007
Informazioni e prenotazioni
www.andreamantegna2006.it
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MANTEGNA IN
PADANIA
“Pictorum principi, amicorum
splendori”, con queste parole l’umanista Felice Feliciano dedica al
Mantegna una sua composizione poetica. A distanza di secoli non siamo in
grado di valutare esattamente la seconda affermazione ma sulla prima non
ci sono dubbi; Mantegna fu certamente un artista di altissimo valore e
di grande fama tale da brillare per tutta la seconda metà del XV secolo.
Nacque nel 1431 a Isola del Carturo vicino Padova e adolescente entrò
nella bottega dell’allora famoso pittore padovano Squarcione che
addirittura lo adottò, il rapporto tra i due poi si deteriorò e finirono
in tribunale; nel 1448 realizzò la sua prima opera documentata anche se
perduta e nello stesso anno si impegnò per la decorazione della Cappella
Ovetari insieme ad altri pittori; morti o trasferiti alcuni di questi
dipinse quasi da solo la Cappella con una serie di affreschi gravemente
danneggiati in un bombardamento nel 1944. La città di Padova all’epoca
era un grande e vivace centro culturale, legato anche all’Università,
dominato dalla personalità di Donatello e forte vi era l’influsso dello
stile toscano rinascimentale grazie ad artisti come Paolo Uccello,
Andrea del Castagno, Filippo Lippi. Da essi Mantegna acquisì la
conoscenza della prospettiva ma di suo aggiunse la visualizzazione dello
scorcio dal basso verso l’alto e la ricerca di quella gravità e
solennità che all’epoca era ritenuta caratteristica dell’arte classica.
Ne ottenne uno stile dove il senso plastico di derivazione toscana si
evolve in una soda volumetria delle figure. Chiaro esempio della sua
opera è la “Pala di San Zeno” ancora al suo posto nell’omonima chiesa di
Verona. Nel 1460 Mantegna venne chiamato a Mantova dai Gonzaga che lo
nominarono loro pittore di corte e rimase nella città fino alla morte
salvo un soggiorno a Roma tra il 1488 e il 1490 dove affrescò la
cappella privata di Innocenzo VIII, purtroppo distrutta nel ‘700. Nella
città lombarda dipinse i suoi più noti capolavori quali la celeberrima
“Camera degli Sposi” a Palazzo Ducale, le nove grandi tele con i
“Trionfi di Cesare” ora ad Hampton Court, varie Madonne con Bambino, il
”San Sebastiano” ora al Louvre, il ”Cristo Morto” di Brera, e due tele
per lo studiolo di Iasabella d’Este, Gonzaga per matrimonio, attualmente
al Louvre insieme alle altre opere che decoravano il piccolo ambiente.
Fu anche in contatto con artisti veneti, soprattutto con Giovanni
Bellini che era anche suo cognato. Ricca fu anche la produzione grafica
con disegni e incisioni conservata in molti musei italiani e stranieri.
Carico di onori e ricco di fama, maestro di una intera generazione di
pittori, Mantegna morì a Mantova nel 1506 e fu sepolto nella chiesa di
Sant’Andrea edificata da Leon Battista Alberti. La ricorrenza del quinto
centenario della sua morte è stata l’occasione per l’organizzazione di
una nutrita serie di eventi culturali che si articolano in tre città:
Padova dove iniziò la sua vita artistica, Verona dove dipinse alcune
opere significative, Mantova dove raggiunse la massima fama e morì, il
tutto contornato da mostre minori, da convegni e visite ad itinerari
mantegneschi nelle città e in provincia. Le Regioni Lombardia e Veneto,
le amministrazioni delle Province e dei Comuni interessati, supportate
da diverse grandi banche ed altri sponsor hanno dato vita ad un progetto
di elevata qualità e di risonanza internazionale. Sono in mostra
complessivamente circa trecentocinquanta opere, di cui una sessantina
del Mantegna, provenienti da centoquaranta musei prestatori con un
impegno di decine di studiosi per approntare i cataloghi e le schede
scientifiche, numerosi anche i restauri effettuati in occasione delle
mostre. Accanto alle opere del Mantegna sono esposte quelle di numerosi
altri pittori suoi contemporanei o immediatamente successivi per
apprezzare i rapporti intercorrenti tra i vari artisti, le reciproche
influenze e l’intreccio dei vari stili che costituiscono quell’irripetibile
fenomeno culturale che è stato il Rinascimento nel quale il nostro
artista costituisce una sorta di cerniera tra l’influenza toscana e
l’arte veneta interpretata da Giovanni Bellini e Carpaccio. E poi
sculture, codici miniati, disegni, incisioni, che ricreano il clima
artistico nelle tre città in cui l’artista operò. “Mantegna e Padova
1445-1460” ripercorre la formazione del giovane pittore e le sue prime
affermazioni, “Mantegna e le Arti a Verona 1450-1500” si articola su due
opere del maestro dipinte a circa trent’anni di distanza l’una
dall’altra, la “Pala di San Zeno” del 14565/59 e la “Pala Trivulzio” del
1497, la prima è stata completata della predella emigrata in Francia
alla fine del ‘700, e che chiariscono il lungo percorso artistico del
Mantegna, il tutto contornato da dipinti di pittori che operarono a
Verona e che si ispirarono alla sua arte. “Mantegna a Mantova 1460-1506”
rivisita gli anni della maturità del maestro e il crescere della sua
fama alla corte dei Gonzaga, anche qui un ricco corredo di opere di
altri artisti attivi in città tra la fine del ‘400 e l’arrivo nel 1527
di Giulio Romano che dette un successivo impulso alla vita culturale
cittadina. Una serie di mostre di grande interesse che ricostruiscono la
personalità dell’artista e il mondo del tardo XV secolo tra Veneto e
Lombardia con particolare riguardo alla corte dei Gonzaga dando al
visitatore una documentata e ricca visione di quell’eccezionale fenomeno
culturale che fu il Rinascimento.
Roberto Filippi |