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oltre l'arte
2006

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




GIULIO ARISTIDE SARTORIO
Dal 24 marzo al 18 giugno 2006

Roma
Chiostro del Bramante
Via Arco della Pace, 5

Orari:
tutti i giorni
dalle 10.00 alle 20.00
lunedì chiuso

Ingresso:


Informazioni:
Tel. 06/68809035
www.chiostrodelbramante.it

Catalogo:

Il pittore di Montecitorio

Nel corso di trasmissioni televisive dalla Camera dei Deputati si ha occasione di osservare un grande fregio pittorico che corre immediatamente sotto la grande vetrata che fa da copertura all’aula e che rappresenta attraverso un intricato alternarsi di possenti figure l’esaltazione dell’Italia e della sua Unità. Autore ne è stato un artista che oltre alla pittura si è dedicato al disegno, alla fotografia, al cinema in una poliedrica attività e che a cavallo tra gli ultimi anni dell’ottocento e i tre primi decenni del novecento era una figura di primo piano nel panorama artistico italiano: Giulio Aristide Sartorio. Il Dart Chiostro del Bramante nel suo percorso di riscoperta e di rivalutazione della pittura del secondo ottocento-primo novecento ospita nei suoi locali una grande mostra monografica dell’artista, la prima di tale livello da oltre mezzo secolo. Il Sartorio nacque a Roma nel 1860 da un padre artista come il nonno ed ebbe in famiglia i primi contatti con l’arte, nel 1876 entrò nell’Istituto di Belle Arti che lasciò ben presto lavorando presso vari studi ed iniziando a dipingere dal vero scorci della Campagna Romana. Poco più che ventenne espose “Malaria” con forti accenti veristi e iniziò ad operare nel campo della decorazione di vari villini che la grande borghesia dell’epoca si faceva costruire nei nuovi quartieri eleganti allora semiperiferici, nel 1886 fornì le illustrazioni per il celebre libro di D’Annunzio “Isabella Guttadauro”. Lavorò molto in Italia e all’estero esponendo a Parigi, Londra, Berlino raccogliendo ovunque consensi, fece parte del noto sodalizio artistico “In Arte Libertas” fondato dal pittore Nino Costa, a Londra frequentò i preraffaelliti e studiò l’opera di Dante Gabriel Rossetti e di Edward Burne Jones che influirono sul suo stile. Collaborò a varie riviste d’arte e scrisse romanzi sempre continuando a dedicarsi alla decorazione di grandi fregi parietali. Ciò gli valse nel 1908 la commissione per il gigantesco fregio dell’Aula di Montecitorio che portò a termine nel 1912 utilizzando una tecnica definita ad “encausto” con colori ad olio diluiti in acqua ragia e mescolati con cera, olio di papavero, trementina, il tutto con un effetto finale quasi scultoreo. Spirito irrequieto e nobile, allo scoppio della Grande Guerra, nonostante i suoi 55 anni, si arruolò volontario nel Reggimento Cavalleggeri Guide e nei primi giorni di guerra durante una ricognizione fu ferito e fatto prigioniero: rimase quasi due anni a Mauthausen, allora senza la successiva sinistra fama, e fu liberato per intercessione di Papa Benedetto XV. Tornò di nuovo al fronte dedicandosi a ritrarre scene di guerra e di vita militare lasciandoci un corpus di dipinti di grande vivezza, di indiscusso fascino e di sincero patriottismo. Nel dopoguerra si avvicinò al cinema realizzando il film “Il Mistero di Galatea”, che sarà visibile in mostra, continuando a scrivere e a dipingere. Si recò all’estero in Egitto, Siria, Palestina, eseguendo quadri e disegni dal vero; nel 1924 fu nominato Commissario per le Arti ed inviato in Sud America sulla Regia Nave Italia in una crociera sponsorizzata da D’Annunzio e Mussolini con delegazioni di vari settori della vita economica ed artistica italiana con lo scopo di incrementare i rapporti commerciali e tenere i contatti con le numerose comunità italiane; dal viaggiò riportò molte opere ed altre ne lasciò in Sud America. Nel 1930 fu in Giappone. Morì a Roma nel 1932 carico di onori, che D’Annunzio sintetizzò nella frase “Cantore della pittura italiana”, e con una larga fama ora purtroppo un po’ appannata. Il suo stile fu chiaro, lineare, accattivante, alternando il gusto preraffaellita, il liberty, il simbolismo, il verismo, il classicismo, ed anche qualche influsso futurista. Dopo tanti anni e tanti cambiamenti di moda l’artista è in ombra ma la mostra saprà sicuramente in grado di riportarlo al posto che merita nella storia dell’arte italiana. La mostra espone un centinaio di dipinti e quasi altrettanti disegni e foto e attraverso numerose sezioni ripercorre la vita e l’opera del Sartorio nelle sue varie attività di pittore, decoratore fotografo, saggista, regista; tutte le fasi della sua pittura sono visibili, i primi quadri della Campagna Romana, il periodo verista, “Vergini savie e vergini folli”, “Sera di Primavera” i bozzetti di grandi cicli decorativi, dipinti e disegni della Grande Guerra, del viaggio in Sud America e del soggiorno in Medio Oriente; chiudono la mostra i cartoni per i mosaici per il Duomo di Messina del 1928 e per altri dipinti a soggetto sacro. Un percorso interessante in oltre mezzo secolo di vita e di lavoro di un grande artista ricordato solo come il “pittore di Montecitorio”.

Roberto Filippi