I COLORI DEL FASTO
La Domus del Gianicolo nei colori dell'antico
Dal 17 dicembre 2005 al 18 aprile 2006
Roma
Museo Nazionale Romano
Palazzo Altemps
Orario:
tutti i giorni
dalle 9 alle 19
lunedì chiuso
Catalogo:
Electa
125 ill. a colori, 10 b/n
144 pag.
Euro 19
Informazioni:
Tel. 06/6833759 - 6897091
www.archeorm.arti.beniculturali.it
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DAL PARCHEGGIO
AFFRESCHI IN MOSTRA
Il titolo è “il colore del fasto” ed effettivamente colore e fasto sono
la nota dominante della mostra che si tiene a Palazzo Altemps a cura
della Soprintendenza Archeologica di Roma e che espone i reperti
ritrovati in occasione dei lavori compiuti, prima del Giubileo del 2000,
per la costruzione del grande parcheggio sotterraneo adiacente al
Traforo Amedeo d’Aosta. I lavori all’epoca furono molto discussi, ci fu
chi accusò autorità e scavatori di aver distrutto reperti di grande
valore e forse qualcosa di vero c’è in questa voce, ma molto è stato
salvato anche se gli ambienti scavati sono stati demoliti dopo aver
rimosso quanto asportabile. Secondo fonti di epoca classica nella zona
dell’Ager Vaticanus sorgevano alcune ville lussuose appartenenti a
famiglie di rango senatorio, fra esse quella di Agrippina Maggiore
nipote di Augusto e madre di Caligola e quella di Domizia zia di Nerone
che la fece uccidere per ereditarne l’immenso patrimonio; sotto
l’Ospedale di Santo Spirito sono visibili resti di murature romane
attribuibili a qualcuna delle ville sopra citate.
Durante i lavori per il parcheggio sono stati rinvenuti locali decorati
con affreschi a finte architetture con motivi decorativi a figure che
sono stati staccati ed ora sono in mostra; in uno degli ambienti è stata
rinvenuta una raccolta di materiali marmorei lavorati, accuratamente
accatastati come per un uso successivo anche se si ignora cosa l’abbia
impedito.
Sono circa cinquecento pezzi di marmo bianco o colorato che si stima
fossero appartenuti ad un unico complesso edilizio in costruzione o in
ristrutturazione e che danno l’idea, come si nota in alcune ipotesi
ricostruttive, di grande lusso unito ad un elevato gusto estetico. Si
segnalano tra il centinaio di pezzi esposti un paio di grandi capitelli
in marmo rosso antico con inserti di altre qualità, alcuni capitelli in
marmo bianco di stile corinzio ed altri piccoli raffiguranti delfini.
Sono da notare un pregevole ritratto di Afrodite e bellissime e rare
lastre di alabastro orientale usato per decorazione. Si tratta di pochi
resti che tuttavia danno l’esatta immagine di quale dovesse essere lo
splendore della ricca villa romana tra il I e il II secolo d.C. di cui
peraltro si ignora l’eventuale storia successiva.
La mostra ben si inserisce in quel gioiello rinascimentale che è il
Palazzo Altemps fatto terminare, dopo lunghi lavori protrattisi per
quasi un secolo, dall’omonimo Cardinale nella seconda metà del
cinquecento con un magnifico cortile porticato, un imponente scalone e
molte sale nelle quali restano purtroppo pochi resti dell’originale
decorazione pittorica.
Dopo varie vicende che lo condussero ad un grave degrado il Palazzo è
stato acquistato dallo Stato che lo ha assegnato alla Soprintendenza
Archeologica di Roma che ne ha curato il restauro e lo ha destinato a
sede di raccolte storiche di statue antiche; è esposta la Collezione
Ludovisi con decine di opere notissime sin dal ‘500 e i resti delle
Altemps, Mattei e Del Drago smembrate dalle vicissitudini storiche.
Pezzi di rara bellezza e di grande interesse sono: il Galata Suicida, il
Grande Sarcofago Ludovisi, un rilievo in marmo rosso antico, il discusso
Trono Ludovisi, l’Ares, l’Oreste ed Eletta, l’Hermes, il Dioniso con
Satiro, tutte di origine romana con ampi restauri ed integrazioni
effettuati nel ‘600 da celebri scultori.
Degno di nota è un imponente camino cinquecentesco con lo stemma degli
Altemps e la Cappella con il sepolcro, in una antica vasca, di Papa
Aniceto unico pontefice seppellito in una dimora privata. In sostanza
una mostra interessante in un altrettanto interessante contenitore.
Roberto Filippi
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