GLI ANNI ROMANI DEL GIOVANE D'AZEGLIO
Dal 21 ottobre 2005 al 26 febbraio 2006
Roma
Museo Mario Praz
via Zanardelli 1
Orari:
dal martedì alla domenica
dalle ore 9.00 alle 19.30
chiuso il lunedì mattina
aperto dalle 14.30 alle 19.30
Ingresso:
Ingresso gratuito
Informazioni:
Tel. 06/6861089
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UNO STATISTA
PITTORE
Massimo Taparelli dei Marchesi d’Azeglio è noto come statista e
scrittore; fu uno dei massimi esponenti risorgimentali della corrente
moderata, liberale, monarchica e federalista, passò anche all’azione
combattendo nella Prima Guerra d’Indipendenza e rimanendo ferito nella
difesa di Vicenza. Incaricato da Vittorio Emanuele II divenne Primo
Ministro mantenendo l’incarico per quattro anni per cedere poi il posto
a Cavour. Nel 1859 fu Commissario per le Romagne favorendone
l’annessione al Regno d’Italia, ritiratosi a vita privata morì nel 1866.
La sua produzione letteraria iniziò in età giovanile ispirandosi a
Cesare Balbo e al Manzoni di cui sposò la figlia Giulia; divenne
notissimo nell’Italia degli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento per i
suoi romanzi storici “Ettore Fieramosca” e “Nicolò dei Lapi” in cui,
evocando antichi eventi, tentava di risvegliare il patriottismo degli
Italiani. Come politico scrisse “Gli ultimi casi di Romagna”, “Proposte
di un programma per l’opinione nazionale italiana” e “Questioni Urgenti”
circa la scelta di Roma capitale. La sua ultima opera “I miei ricordi”
apparsa postuma nel 1867 è un interessante e dotto esempio di
memorialistica risorgimentale. Meno nota è la sua attività di pittore
del resto esercitata a livello dilettantistico anche se molto
accattivante. Tra il 1818 e il 1826 il giovane d’Azeglio soggiornò a
Roma con il padre ambasciatore, in Palazzo Fiano al Corso, ove ora è una
targa ricordo, studiando pittura, visitando la città e i dintorni,
frequentando la buona società. Le sue opere sono in parte ospitate al
Museo Civico di Torino e consistono per lo più in paesaggi delicati e
malinconici di ispirazione romantica come era di moda nel primo
trentennio del XIX secolo. Alcuni dei suoi dipinti sono esposti in una
piccola mostra sugli “Anni Romani del giovane d’Azeglio” al Museo Praz.
Questo è una singolarissima casa-museo che ospitò per anni il grande
letterato, linguista e critico Marco Praz e che dopo la sua morte fu
trasformato in museo. E’ un grande appartamento in Palazzo Primoli
stipato, a somiglianza del Vittoriale, di quadri, statuette, disegni,
incisioni, mobili in un pittoresco e affastellato disordine. Il legame
tra Praz e d’Azeglio è esile: è il catalogo di una mostra sul pittore
tenutasi a Torino, che il letterato visitò il 29 maggio 1951, conservato
nella biblioteca del museo e la somiglianza tra l’opera giovanile del
d’Azeglio e i tanti dipinti similari che affollano le pareti
dell’appartamento. I quadri del giovane pittore piemontese esposti sono
una decina, un autoritratto e vari paesaggi che illustrano la Roma degli
anni della Restaurazione, le sue rovine, il verde delle sue ville, il
suo popolo; sono in qualche caso anche testimonianza di un mondo sparito
che ha lasciato una profonda impronta della sua bellezza e della sua
armonia. E’ un aspetto inedito di quello che è considerato un austero
Padre della Patria ed un piacevole piccolo viaggio nella Roma di quasi
due secoli fa uniti ad una interessante visita ad una casa-museo ricca
di oggetti a ancor più di atmosfere.
Roberto Filippi
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