Artisti a
palazzo
Gianleonardo Latini
MASCHERE E CONCHIGLIA
dal 31 ottobre all’11 novembre 2005
Roma
Palazzo Valentini
via IV Novembre, 119a
presso la buvette della Provincia di Roma
http://www.ex-art.it/latini/index.htm
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MASCHERE E CONCHIGLIA
A volte quando ci si trova dinanzi una
recente opera definita astratta, anche dopo una prolungata osservazione,
non si riesce a coglierne il significato. E, allora, accade che, nella
memoria visiva, dell’immagine di quel quadro non rimanga più nulla.
Non è certamente il caso dell’opera “Maschere e Conchiglia”, di
Gianleonardo Latini, il dittico esposto a novembre a Palazzo Valentini,
a Roma, nell’ambito della manifestazione “Artisti a Palazzo”. Un’opera
che rimane impressa nell’immaginario di chi l’osserva, veramente
difficile da dimenticare, destinata a ritagliare un suo spazio nel mondo
dell’astrattismo contemporaneo.
In un clima di empatia, di perfetta corrispondenza tra forme, cromie, e
stati psichici, si svela l’interiorità dell’io, l’angoscia del proprio
ego, ed ecco la “conchiglia” ; il desiderio di esserci, di prendere
parte al gioco della vita, ma in forma anonima, indossando la
“maschera”, quasi un alter ego.
Gianleonardo Latini è sensibile alle forme e ai colori; le dolci cromie,
che si irradiano dalle forme ben delineate di questo dipinto, creano
sensuali aree di luce, mentre un magico cromatismo ci trasporta in una
dimensione onirica.
Una complessa trama di forme e linee sfiora il surrealismo, creando un
labirinto di esperienze, attraverso le quali intravedere forme
antropomorfe.
A tratti sembra evocare la pittura orfica di Robert Delaunay, ma con un
uso del colore e delle sinapsi unico, originale, con una luce che dà
enfasi e spiritualità ad uno scenario, dove, per l’essere umano, tutto
sembra ancora possibile.
Se per Kandinsky un’opera è bella quando deriva da una necessità
psichica interiore, l’opera di Gianleonardo Latini conquista non solo
per la sua individualità, ma anche per il suo imporsi come esperienza
poetica, come criptica allegoria dell’avventura umana.
Simona Rasulo
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