COSTANTINO IL
GRANDE
La civiltà antica al bivio tra oriente e occidente
Rimini
Castel Sismondo
Dal 13 marzo al 4 settembre 2005
Orario:
tutti i giorni
dalle 9.30 alle 19.30
Ingresso:
Informazioni:
Tel. 0541/783100 www.metingrimini.org
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LE VERITÀ SU COSTANTINO
L’immaginario collettivo, di stampo romantico ottocentesco, ancora vede
Costantino di notte, pensoso, davanti alla sua tenda in attesa di una
dura battaglia, improvvisamente gli appare una visione, una Croce nel
cielo ed una voce che dice “in hoc signo victor eris”; Costantino fa
porre la croce sui suoi vessilli, attacca il nemico, lo sconfigge e
converte tutto l’Impero al Cristianesimo. Questa è la leggenda, la
realtà storica la si può conoscere visitando, a Rimini, la mostra
“Costantino il Grande. La civiltà antica al bivio tra occidente ed
oriente”, nell’ambito delle manifestazioni del Meeting per l’Amicizia
tra i Popoli, che attraverso duecentocinquanta reperti illustra la
figura dell’imperatore e dei suoi discendenti, decine di anni di storia
romana, il suo ultimo effettivo periodo di grandezza, le arti, la
monetazione, la vita sociale. L’esposizione inizia dagli antefatti
dell’epopea costantiniana, da quel Diocleziano che tentò di arginare la
decadenza dell’impero suddividendolo in quattro parti ognuna affidata ad
un coimperatore in modo che ognuno avesse un suo settore specifico di
azione; il sistema non funzionò, gli imperatori si batterono tra loro
finché rimasero da una parte Costantino e dall’altra Massenzio esponente
del partito conservatore filopagano e legato alle tradizioni dell’antica
Roma. Nessuno è in grado di confermare la visione notturna ma
sicuramente Costatino, influenzato dalla madre Elena, era in contatto
con il sempre più influente partito cristiano e a questo decise di
appoggiarsi nello scontro decisivo, nel 312 d.C., con Massenzio facendo
inserire sulle sue insegne il monogramma XP, iniziali greche della
parola Cristo La battaglia avvenne in località Saxa Rubra, vicino Ponte
Milvio, Costatino vinse e celebrò a Roma il suo trionfo ma,
contrariamente alle venerande usanze, non volle recarsi al Tempio di
Giove Capitolino fermandosi invece nel Foro. L’anno seguente emanò
l’Editto di Milano con il quale il Cristianesimo, fino ad allora
“religio illicita” divenne “religio licita”, religione di stato lo
divenne solo con Teodosio ottanta anni dopo. L’imperatore rialzò ovunque
il prestigio di Roma, fu grande amministratore e costruttore, fu anche
uomo crudele, fece uccidere il figlio di primo letto Crispo e la seconda
moglie Fausta forse accusati di una tresca amorosa, devoto al “Sol
Invictus” pare si sia convertito al cristianesimo solo in punto di
morte. La mostra si articola in numerose sezioni che ripercorrono la
vita di Costatino e dei suoi discendenti e attraverso loro la storia
dell’Impero. Si inizia dal periodo della tetrarchia dioclezianea
attraverso grandi resti di statue in porfido, marmo riservato alla
famiglia imperiale, fino ad arrivare all’ultimo discendente il
vituperato Giuliano l’Apostata così chiamato per essere tornato al
paganesimo e morto in dubbie circostanze durante una battaglia contro i
Persiani; fasi tutte documentate da busti, bassorilievi, monete, cammei,
vasi, reperti archeologici di ogni tipo provenienti da varie parti del
mondo romano e dai musei di mezza Europa. Si passa poi alla battaglia di
Saxa Rubra e alle sue conseguenze nella vita dell’Impero; Costatino si
appoggiò ai Cristiani ma non poté ignorare il persistere del paganesimo
soprattutto presso l’aristocrazia senatoria, spostò quindi la capitale
da Roma ad una nuova città sul Bosforo che da lui prese il nome di
Costantinopoli, costruì un gran numero di chiese alcune della quali di
grandi dimensioni, a Roma San Giovanni in Laterano, sede del Vescovo, e
San Pietro, basilica cimiteriale dell’Apostolo, ambedue comunque in
posizione ultraperiferica, e sontuose basiliche in Terrasanta. A sua
volta il Senato gli dedicò, nel Foro, un Arco Trionfale, tuttora
esistente, costruito in fretta utilizzando elementi marmorei di
precedenti costruzioni imperiali. Varie sezioni illustrano, attraverso
splendidi reperti, la vita di corte e di città, le cerimonie pubbliche,
l’attività circense, altre invece si dedicano alle arti, scultura
ritrattistica e in rilievo, pittura, mosaico, in quello che fu l’ultimo
fiorire della civiltà antica. In mostra moltissimi oggetti di lusso,
vetri, cristalli, coppe, gioielli, splendidi esemplari di monete auree,
il “solidus” oggetto della riforma monetaria costantiniana, avori,
argenterie, marmi preziosi e pietre dure, bronzi che danno una immagine
del tardo impero ben diversa da quella di decadenza abitualmente
considerata e che ricostruiscono in maniera esatta e storicamente
precisa l’avventura di Costatino e la sua meditata scelta di seguire il
XP.
Roberto Filippi
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