ADRIANO. MEMORIE AL FEMMINILE
Dal 1 aprile al 25 settembre 2004
Tivoli (Roma)
Villa Adriana
Antiquarium del Canopo
Tel. 06/39967700
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ADRIANO E .... LE SUE DONNE
Già all’epoca i suoi contemporanei, e successivamente gli storici
moderni, avevano malignato sul marcato disinteresse di Adriano per il
gentil sesso, è notissima la sua passione per Antinoo, bellissimo
giovane della Bitinia, favorito dell’imperatore, morto annegato nel Nilo
nel 130 d.C., onorato con cenotafi e monumenti e addirittura con
l’intitolazione di una città, Antinopolis. Eppure nella vicenda umana di
Adriano le donne contarono molto. Publio Elio Adriano nacque ad Italica,
in Spagna, da Elio Adriano Rufo e da Domizia Paolina nel 76 d.C., cugino
di Traiano ebbe una rapida carriera divenendone uno dei principali
aiutanti e a lui succedette nel 117 d.C. sembra grazie all’appoggio
della prima importante donna della sua vita, l’imperatrice Plotina che
agevolò la successione con vicende a tinte romanzesche pare facendo
apparire vivo e parlante, dietro cortine, il già defunto imperatore.
Altra donna di grande peso fu la suocera Matidia Maggiore, nipote di
Traiano, che ebbe dal genero onori inusuali, fu nominata Augusta,
divinizzata dopo la morte e onorata con un gran tempio in Campo Marzio.
Sua moglie fu Vibia Sabina, sposata giovanissima nel 100 d.C., fedele e
silenziosa gli fu compagna devota nei suoi lunghi viaggi, non amata ma
profondamente rispettata, pur senza figli, ebbe il titolo di Augusta e
alla sua morte, nel 136 d.C., fu divinizzata; molto onorata anche la di
lei sorella Matidia Minore. A prescindere dalle sue inclinazioni Adriano
fu un sovrano molto discusso, stimato da tanti per il suo spirito
versatile e la vasta cultura, amante della pace e teso alla sicurezza
dello stato, apprestò il Vallo in Britannia e fortificazioni sul Reno e
sul Danubio, progettò e costruì grandi edifici in tutto l’Impero,
rappresentò la fusione tra la civiltà ellenica e quella latina; queste
stesse qualità furono invece giudicate negativamente da altri, fu
accusato di aver grecizzato ed orientalizzato lo stato, di aver
accantonato l’elemento romano-italico, di aver reso l’esercito
stanziale, di aver svenduto le conquiste di Traiano abbandonando le
province conquistate oltre l’Eufrate, di aver osteggiato il Senato, di
possedere, sotto un aspetto di amabilità, un carattere scontroso e
ombroso talvolta fino alla crudeltà. Alla sua morte, nel 138 d.C., il
Senato ne rifiutò la divinizzazione e ci volle tutto l’impegno del suo
successore, Antonino Pio, per superare tale contrarietà.
Nell’immaginario collettivo odierno Adriano è associato a due opere
grandiose: il suo Mausoleo, ora Castel Sant’Angelo, e la celebre Villa
vicino Tivoli dove la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
ha organizzato la mostra “ Adriano. Le memorie al femminile”.
Nell’Antiquario del Canopo sono esposte molte statue, in parte
provenienti dalla Villa stessa, che ne fu miniera dal Rinascimento, in
parte da scavi recenti avvenuti tra il 1994 e il 1999 nel teatro romano
di Sessa Aurunca, al confine con la Campania. Da tale sito provengono
immagini in marmo bianco e colorato tra le quali una che mostra le vera
effigie di Matidia Minore, finora ignota, e che doveva far parte di una
serie di statue imperiali tra cui Livia e Agrippina. In mostra ci sono
anche molte immagini di imperatori, successori di Adriano, che abitarono
la Villa: Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero, Settimio e Alessandro
Severo, Caracalla, spesso con le loro Auguste, formando una grande
panoramica su quasi due secoli di storia romana. Su questa lunga teoria
di volti domina Adriano, effigiato in vari momenti della sua vita,
circondato dalle “sue” donne: Plotina, la sua protettrice, Matidia
Maggiore, la suocera amatissima, Vibia, la moglie silenziosa, Matidia la
cognata. Effigi di marmo dalle acconciature elaborate, che dettarono la
moda in tutto l’Impero, fissano l’infinito con occhi immoti. La Villa è
un ambiente di particolare suggestione, un mare di verde punteggiato da
avanzi di possenti muraglie di mattoni bruni e da resti marmorei,
interrotto dagli specchi d’acqua del Pecile e del Canopo; fu il frutto
del sogno dell’Imperatore che amava sostarvi negli intervalli fra i suoi
lunghi viaggi e dopo diciannove secoli Adriano è tornato con le sue
donne nel luogo che tanto amò.
Roberto Filippi
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