IL RITRATTO SEGRETO
Miti e simboli nella collezione dell’Accademia degli Incolti.
Dipinti sconosciuti del Sei e Settecento
Dal 7 aprile al 20 maggio 2004
Roma
Accademia di San Luca
Piazza dell’Accademia di San Luca 77
Orario
tutti i giorni
dalle 10 alle 19
Ingresso libero
Informazioni:
Tel. 06/6798850
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RIEMERGONO DALL’OBLIO I RITRATTI
SEGRETI DEGLI “INCOLTI”
La Federazione Italiana Tabaccai si è da qualche tempo lanciata in una
campagna di finanziamento di restauri e di sponsorizzazione di eventi
culturali; l’ultimo caso è una mostra dal titolo chilometrico e
intrigante: “Il ritratto segreto. Miti e simboli nella collezione
dell’Accademia degli Incolti. Dipinti sconosciuti del Sei e Settecento”.
Veniamo ora a dare qualche chiarimento, si tratta dell’esposizione di
una trentina di dipinti facenti parte della raccolta del Collegio
Nazareno, un antico istituto scolastico fondato grazie ad una donazione
fatta agli inizi del ‘600 dal Cardinal Tonti, arcivescovo di Nazareth,
da cui il nome, che, grande amico di San Giuseppe Calasanzio, fondatore
delle Scuole Pie, decise di lasciare la sua eredità con l’obbligo di
istituire un collegio per l’educazione dei giovani poveri, scopo che ben
presto si attenuò passando all’istruzione dei giovani di famiglie ricche
e nobili. L’edificio fu costruito nella zona detta “Chiavica del Bufalo”
dal nome dell’omonima nobile famiglia ivi residente e sta nell’attuale
via del Nazareno tra la Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e la via del
Tritone, allora non esistente. Fra il ‘700 e l’800 il Nobile Collegio
del Nazareno fu una scuola di gran moda e ospitò moltissimi giovani, i
“convittori” di nobile stirpe e gli “alunni” di famiglia povera,
istruiti gratuitamente; secondo la moda dell’epoca nel 1658 vi fu
fondata l’Accademia degli Incolti che aveva questo nome allusivo per
indicare il percorso intellettuale del giovane che entrava incolto nella
scuola e, dopo un lungo percorso, raggiungeva la conoscenza. Ogni mese
si tenevano pubbliche riunioni di “bel comporre e del bel parlare” dove
i giovani gareggiavano nel mostrarsi all’altezza del loro Collegio. Era
usanza che i premiati donassero all’Accademia un quadro che li
rappresentava ma non sotto l’aspetto del ritratto fisionomico ma con un
dipinto che simbolicamente alludeva alle qualità, alle capacità, alle
ambizioni del soggetto. Le famiglie dei giovani gareggiavano
nell’impiegare artisti di valore come Baciccio, Sebastiano Conca,
Giuseppe Chiari, Abrham Brueghel, che dipinsero opere di contenute
dimensioni ma vivaci ed interessanti, di alto valore simbolico e che
proponevano allo spettatore le speranze, le qualità e gli interessi
degli studenti-accademici. Abbiamo ” l’Animoso”, “l’Accorto”, “
l’Audace”, “Il Sincero”, “l’Animoso”, “il Laborioso”, qualcuno si
realizzò molti altri no. Un certo numeri di questi dipinti è
sopravvissuto alle vicende dei tempi ed è rimasto ad arredare, al primo
piano del Collegio, la Galleria e il grande Salone, decorato con un
affresco sulla volta e da busti e dipinti di vario genere; finora i
quadri erano noti solo ai frequentatori dell’istituto ed a una ristretta
cerchia di addetti ai lavori ma grazie all’impegno della FIT e
dell’Accademia di San Luca, che li ospita nella sua sede di Palazzo
Carpegna, potranno per un mese e mezzo essere visibili ed apprezzabili.
L’Accademia è una antica istituzione fondata alla fine del ‘500 per
riunire varie categorie di artisti e fu intitolata a San Luca, ritenuto
sin dal primo Medioevo, il protettore dei pittori, è tuttora in vita e
raccoglie un gran numero di artisti. Federico Zuccari “principe” nel
1598 ne scrisse gli statuti che sottolineavano sia la funzione di
corporazione lavorativa che quella di formazione pedagogica per
l’istruzione artistica dei giovani. Fini che si accentuarono nel ‘700
con l’obbligo di iscrizione all’Accademia per tutti gli artisti e
l’istituzione dei Concorsi Clementini, per opera di Clemente XI, nel
1721 che premiavano giovani al loro esordio. L’originale sede
dell’Accademia era in un palazzo adiacente alla chiesa dei SS. Luca e
Martina al Foro Romano che fu demolito nel 1934 per l’apertura
dell’attuale Via dei Fori Imperiali e all’Accademia fu assegnato il
seicentesco Palazzo Carpegna, vicino a Fontana di Trevi, dove ancora si
trova e dove è ospitata la mostra. Sono solo una trentina le opere
esposte ma di gran pregio sia per la qualità degli artisti sia perché è
affascinante osservare i quadri e pensare a quei giovani, ormai polvere
da secoli, alle loro ambizioni, alle loro speranze, ai loro desideri
espressi in maniera simbolica.
Roberto Filippi
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