LA MADONNA BOTTI
Il capolavoro ritrovato di Andrea del Sarto
Sino al 29 febbraio 2004
Roma
Galleria Doria Pamphilj
Piazza del Collegio Romano 2
Tel. 06/6797323
www.doriapamphilj.it
Orario:
dalle 10 alle 17
giovedì chiuso
Ingresso:
Euro 7,30
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UN
CAPOLAVORO RITROVATO
Per tre mesi, dal 28 novembre, presso la Galleria Doria Pamphilj sarà
esposta la “Madonna Botti” di Andrea del Sarto. La Galleria è una delle
due principesche aperte al pubblico a Roma e contende all’altra, la
Colonna, il primato della più fastosa e ricca di capolavori; fu
costituita nel ‘500 nel palazzo, allora Aldobrandini, passato per via di
matrimonio ai Pamphilj. Nel 1731, a cura dell’architetto Valvassori, il
palazzo venne ristrutturato e fu sistemata l’imponente quadreria ; fu
progettato un sistema di sale di rappresentanza e un grande quadrilatero
che corre tutt’intorno al cortile in cui venne predisposta una
ambientazione con specchi, stucchi, consolles, affreschi a far da sfondo
ai moltissimi dipinti esposti. Sono centinaia i quadri, in sontuose
cornici dorate, che si allineano alle pareti di sale e gallerie con
opere di altissimo livello: Dughet, Poussin, Brandi, Carracci, Benefial,
Preti, Rosa, Caravaggio, Contarini, Lorrain, Anesi, Swanevalt; in una
saletta laterale campeggia il ritratto di Papa Innocenzo X Pamphilj del
Velasquez in un trionfo incredibile delle varie tonalità del rosso della
veste, di contrappunto un busto in candido marmo dello stesso pontefice
opera dell’Algardi. C’è una sala, detta “dei velluti” per i parati
genovesi del ‘700 che la tappezzano, con diversi quadri settecenteschi,
in essa è esposta la “Madonna Botti”, già in mostra alla Courtauld
Institute Gallery di Londra, di Andrea del Sarto. E’ il soprannome di
Andrea Vannucci, illustre pittore nato a Firenze intorno al 1486 e quivi
morto verso il 1530, che segnò con la sua arte la transizione tra la
pittura del ‘400 e l’inizio del manierismo, fu maestro di Rosso
Fiorentino e del Pontormo ritenuti padri del manierismo toscano. Quanto
a lui lavorò molto ad affresco nel chiostro della SS. Annunziata a
Firenze, nel chiostro dello Scalzo, con scene a monocromo, e nel
cenacolo di San Salvi, sempre a Firenze. Produsse anche dipinti ad olio
tra cui sono celebri la “Madonna delle Arpie” agli Uffizi e la “Disputa
della Trinità”alla Galleria Palatina. La “Madonna Botti” è un olio su
tavola di cm. 55,70 x 41,10 con una cornice degli anni ’30 del seicento
ed è stata riconosciuta e assegnata all’artista recentemente, da secoli
era considerata dispersa ma se ne conoscono altre tre versioni; datata
intorno al 1527, deve il suo nome al primo proprietario, il marchese
Botti, gentiluomo fiorentino da cui passò al Granduca di Toscana e,
negli anni ’30 del seicento, a Londra, forse dono a re Carlo II del Papa
o del Granduca. Con la decapitazione del re nel 1649 la sua collezione
finì all’asta e il dipinto arrivò in Spagna nella raccolta De Haro.
Dalla fine del ‘600 la tavola scomparve per riapparire nel 1965 in una
collezione privata statunitense. Da allora è stata studiata e
riconosciuta; è un pregevole dipinto con una dolcissima Vergine che
guarda teneramente e carezza il Bambino. Una buona occasione per un
confronto con la “Madonna Litta” di Leonardo attualmente esposta al
Quirinale.
Roberto Filippi
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