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oltre l'arte
2003

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




LA MADONNA BOTTI
Il capolavoro ritrovato di Andrea del Sarto


Sino al 29 febbraio 2004

Roma
Galleria Doria Pamphilj
Piazza del Collegio Romano 2

Tel. 06/6797323
www.doriapamphilj.it

Orario:
dalle 10 alle 17
giovedì chiuso

Ingresso:
Euro 7,30

UN CAPOLAVORO RITROVATO

Per tre mesi, dal 28 novembre, presso la Galleria Doria Pamphilj sarà esposta la “Madonna Botti” di Andrea del Sarto. La Galleria è una delle due principesche aperte al pubblico a Roma e contende all’altra, la Colonna, il primato della più fastosa e ricca di capolavori; fu costituita nel ‘500 nel palazzo, allora Aldobrandini, passato per via di matrimonio ai Pamphilj. Nel 1731, a cura dell’architetto Valvassori, il palazzo venne ristrutturato e fu sistemata l’imponente quadreria ; fu progettato un sistema di sale di rappresentanza e un grande quadrilatero che corre tutt’intorno al cortile in cui venne predisposta una ambientazione con specchi, stucchi, consolles, affreschi a far da sfondo ai moltissimi dipinti esposti. Sono centinaia i quadri, in sontuose cornici dorate, che si allineano alle pareti di sale e gallerie con opere di altissimo livello: Dughet, Poussin, Brandi, Carracci, Benefial, Preti, Rosa, Caravaggio, Contarini, Lorrain, Anesi, Swanevalt; in una saletta laterale campeggia il ritratto di Papa Innocenzo X Pamphilj del Velasquez in un trionfo incredibile delle varie tonalità del rosso della veste, di contrappunto un busto in candido marmo dello stesso pontefice opera dell’Algardi. C’è una sala, detta “dei velluti” per i parati genovesi del ‘700 che la tappezzano, con diversi quadri settecenteschi, in essa è esposta la “Madonna Botti”, già in mostra alla Courtauld Institute Gallery di Londra, di Andrea del Sarto. E’ il soprannome di Andrea Vannucci, illustre pittore nato a Firenze intorno al 1486 e quivi morto verso il 1530, che segnò con la sua arte la transizione tra la pittura del ‘400 e l’inizio del manierismo, fu maestro di Rosso Fiorentino e del Pontormo ritenuti padri del manierismo toscano. Quanto a lui lavorò molto ad affresco nel chiostro della SS. Annunziata a Firenze, nel chiostro dello Scalzo, con scene a monocromo, e nel cenacolo di San Salvi, sempre a Firenze. Produsse anche dipinti ad olio tra cui sono celebri la “Madonna delle Arpie” agli Uffizi e la “Disputa della Trinità”alla Galleria Palatina. La “Madonna Botti” è un olio su tavola di cm. 55,70 x 41,10 con una cornice degli anni ’30 del seicento ed è stata riconosciuta e assegnata all’artista recentemente, da secoli era considerata dispersa ma se ne conoscono altre tre versioni; datata intorno al 1527, deve il suo nome al primo proprietario, il marchese Botti, gentiluomo fiorentino da cui passò al Granduca di Toscana e, negli anni ’30 del seicento, a Londra, forse dono a re Carlo II del Papa o del Granduca. Con la decapitazione del re nel 1649 la sua collezione finì all’asta e il dipinto arrivò in Spagna nella raccolta De Haro. Dalla fine del ‘600 la tavola scomparve per riapparire nel 1965 in una collezione privata statunitense. Da allora è stata studiata e riconosciuta; è un pregevole dipinto con una dolcissima Vergine che guarda teneramente e carezza il Bambino. Una buona occasione per un confronto con la “Madonna Litta” di Leonardo attualmente esposta al Quirinale.

Roberto Filippi