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oltre l'arte
2003

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




ANTONIO CANOVA

Dal 22 novembre 2003 al 12 aprile 2004

Bassano del Grappa (Vicenza)
Museo Civico

Possagno (Treviso)
Gipsoteca Canoviana

Orario:
dalle 9,00 alle 19,00

Ingresso:
Bassano del Grappa, Museo Civico;
Interi € 9,00
Ridotti € 7,00
Più € 2,00 per Possagno, Gipsoteca

Informazioni:
Tel. 800.685.644 - 0424/524351

www.mostracanova.it


Catalogo:
Skira

 

CANOVA NOTO E SCONOSCIUTO

Secondo molti storici e critici d’arte Antonio Canova fu sicuramente l’ultimo dei grandi artisti italiani di larga fama internazionale; dopo la grande fioritura dei vari geni del Rinascimento e del Barocco che fecero dell’Italia la guida artistica dell’Europa attraverso i grandi centri culturali di Roma, Firenze, Venezia, con il settecento Parigi cominciò a dettar legge in tutto l’occidente raggiungendo il culmine dell’influenza nell’ottocento e nel primo novecento, poi subentrarono Londra e New York fino ad arrivare ai nostri giorni quando è forse difficile parlare di arte in senso stretto e di centri di influenza. Il Canova, nel campo della scultura, fu una delle maggiori personalità artistiche a cavallo tra la fine del Rococò, l’affermarsi del Neoclassico e il primo apparire del Romanticismo; fu idolatrato in tutta Europa per le sue capacità e fu paragonato ai grandi scultori greci dell’antichità Fidia e Prassitele, fu maestro di innumerevoli allievi e la sua influenza perdurò per buona parte del XIX secolo. Antonio Canova nacque a Possagno, vicino Treviso, nel 1757, suddito della Repubblica Veneta, e si formò nelle botteghe dei tagliapietre con il nonno come prima guida. A solo undici anni andò a Venezia dove studiò all’Accademia del Nudo e si inserì nel colto mondo veneziano di fine settecento nel quale l’influsso della cultura classica era vivissimo. Nel 1779 scolpì Dedalo e Icaro, la sua prima opera di grande dimensione ed impegno, con classico equilibrio di composizione. Nel 1781 si stabilì a Roma dove l’influenza del Winkelmann e dell’Hamilton avevano formato un solido gusto artistico legato all’antichità classica; ebbe quasi subito la prestigiosa committenza del monumento funebre di Papa Clemente XIV nella Chiesa dei SS. Apostoli, pochi anni dopo, nella Basilica Vaticana, eresse il sepolcro di Clemente XIII; per l’incarico di queste opere molto gli giovò l’amicizia di Giovanni Volpato, famoso incisore e disegnatore molto ben introdotto negli ambienti di Curia. Poi vennero i tanti gruppi scultorei di grande successo e nel 1802 fu a Parigi per scolpire un busto di Napoleone che lo considerò il suo scultore prediletto. Fu autore della grande statua dell’Imperatore ora nel cortile dell’Accademia di Brera a Milano e della celeberrima “Paolina” alla Galleria Borghese. Senza prendere posizione politica lavorò per i più svariati committenti godendo sempre di stima universale e nel 1815 Papa Pio VII lo inviò a Parigi per la titanica opera di ottenere la restituzione delle opere d’arte sottratte da Napoleone; compito che svolse in maniera egregia ed efficiente. Divenne poi, sempre a Roma, il nume tutelare di giovani artisti che assistette economicamente e con il consiglio, fu Principe Perpetuo dell’Accademia di San Luca. Nel suo paese natale, Possagno, si fece costruire una sorta di riproduzione di tempio classico dove fu sepolto dopo la morte avvenuta a Venezia nel 1822. Ebbe una sterminata produzione di statue, busti, bassorilievi, ma sono anche da tener presenti i moltissimi disegni, dipinti e i tanti bozzetti modellati in creta col pollice o con la stecca e che fissano in pochi tratti la sua grande potenza creativa. La sua arte presenta, per tutto il cinquantennio della sua attività, caratteri di grande nitore, di potenza, di levigatezza, di energia, con continui riferimenti alla statuaria classica. Le sue opere sono disseminate in chiese e residenze nobiliari , una notevole quantità è presso la Gipsoteca di Possagno, molte altre presso numerosi musei italiani ed esteri, il maggior numero, quindici, è presso l’Ermitage di San Pietroburgo frutto di acquisizioni di Alessandro I, dopo la fine delle guerre napoleoniche, e pervenuti allo zar dalle collezioni di Giuseppina di Beauhrnais e di suo figlio Eugenio. Nonostante avesse passato a Roma la parte più lunga e significativa della sua vita, Canova rimase sempre legato alla sua terra e incaricò il fratellastro, ed erede, di trasferire a Possagno tutte le statue, i gessi, i bozzetti, che si trovavano nel suo studio di Roma, vicino a Ripetta, a Bassano del Grappa, dove già dal primo ottocento esisteva un efficiente museo civico, furono invece assegnati i disegni, circa duemila, le incisioni, oltre seimila documenti, l’epistolario, gli autografi, la biblioteca. E se Canova nel suo cuore si sentì sempre veneto, anche i suoi conterranei non l’hanno mai dimenticato ed ora, con il patronato di Regione e Ministero, delle Province di Vicenza e Treviso, con l’appoggio di numerosi sponsor locali, i Comuni di Bassano del Grappa e Possagno hanno organizzato una grandiosa mostra con oltre quattrocento pezzi esposti, divisa tra le due città e per la quale si conta su un grande afflusso di visitatori che potranno anche dedicarsi alle interessanti cittadine vicine: Asolo, Castefranco, Cittadella, Marostica, piccoli scrigni d’arte e bellezza. Alla mostra hanno dato un rilevante contributo numerosi musei italiani ed esteri, primo fra tutti l’Ermitage, e si suddivide in cinque sezioni, quattro a Bassano ed una a Possagno. La prima sezione espone ritratti del maestro e di suoi contemporanei legati al neoclassicismo, notevoli i quadri di Batoni e David, la seconda comprende disegni, un centinaio dei quali saranno proposti a rotazione, e i monocromi, possenti abbozzi fatti con biacca su tela di sacco, la terza mostra tredici statue ed una ventina di reperti marmorei, tra i più celebri della sua produzione, la quarta fa conoscere la diffusione della sua arte attraverso stampe e disegni che mostrano la sua conoscenza in tutta Europa; a Possagno invece sono visibili bozzetti, calchi, gessi, che riempiono la Gipsoteca da lui fondata. Novità scientifiche: l’apparizione dopo due secoli della statua della “Pace”, scolpita dopo il 1810 per una nobile famiglia russa e finita, dimentica, da oltre mezzo secolo a Kiev, in Ucraina, e della “Venere” di Leeds, confinata anch’essa da moltissimo tempo in una città di provincia inglese. Inoltre è visibile per la prima volta un bozzetto in terracotta delle “Tre Grazie” acquistato, con notevole esborso, dal Comune di Bassano. E’ un lungo percorso nella vita di un artista che fu, a un tempo, Veneto e Romano, Italiano ed Europeo, e che veramente rappresenta la sintesi della cultura artistica del suo tempo.

Roberto Filippi