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oltre l'arte
2003

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




CRISTINA DI SVEZIA
Le collezioni reali

Dal 31 ottobre 2003 al 15 gennaio 2004

Roma
Fondazione Memmo - Palazzo Ruspoli
Via del Corso, 418

Orari:
Tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.30
Sabato dalle 9.30 alle 21.30
La biglietteria chiude un’ora prima

Ingresso:
Intero 8 €
ridotto e gruppi di adulti 6 €
gruppi di scuole 4 €


Tel. 066874704
www.palazzoruspoli.it



 

 

 

 

 

UNA  PERSONALITÀ FEMMINILE TRA TANTI UOMINI

La Fondazione Memmo sta acquistando una sorta di specializzazione nel presentare mostre su donne celebri: dopo Nefertari e Cleopatra ora espone Cristina di Svezia. Tre regine di epoche molto diverse, con nulla in comune se non l’essere donne di grande personalità che lasciarono una forte impronta nella storia dei loro tempi dominati generalmente dalle presenze maschili. Cristina nacque a Stoccolma nel 1626 figlia del re Gustavo Adolfo sul quale è necessario spendere qualche parola: grande soldato ed abile amministratore, a sostegno della causa protestante, entrò nella Guerra dei Trenta Anni che devastò la Germania in una dura lotta tra Cattolici e Riformati sotto l’apparenza di una guerra di religione ma con ben precise ragioni politiche ed economiche. Gustavo Adolfo costituì un esercito per l’epoca imbattibile: reggimenti di cavalleria solidamente addestrati,e per la prima volta dotati di uniforme, una artiglieria mobile campale, una solida fanteria. In gioventù combatté contro Russi e Polacchi per il predominio sul Mar Baltico e nel 1631 batté il Tilly, generale degli Asburgo, occupando Praga e Monaco e sottoponendole ad un duro saccheggio; si scontrò nel 1632 a Lutzen con il Wallenstein, il miglior generale imperiale, sconfiggendolo ma cadendo in battaglia alla testa dei suoi cavalleggeri. Lasciò un’unica figlia, Cristina, che salì al trono a sei anni con la reggenza del cancelliere Oxenstierna che continuò la guerra in Germania finché si giunse nel 1648 alla pace di Vestfalia che stabilizzò l’assetto dell’Europa fino alla Rivoluzione Francese. Cristina, maggiorenne, cominciò a regnare distinguendosi per l’impronta culturale che dette alla sua corte, dotata di spirito vivace e di vasta cultura divenne protettrice delle arti e chiamò a se molti dotti iniziando a collezionare opere d’arte provenienti dall’Italia, accolse nei suoi palazzi un enorme quantitativo di statue, dipinti e manufatti preziosi frutto del bottino di guerra conquistato delle sue truppe a Rodolfo II Asburgo a Praga e a Massimiliano di Baviera a Monaco; predilesse comunque sempre i dipinti italiani del primo Rinascimento. Nel 1654 abdicò a favore del cugino Carlo Gustavo e si convertì al cattolicesimo stabilendosi a Roma ben accolta dal Papa che sperava fosse di esempio per i suoi sudditi. Sull’interno di Porta del Popolo è scolpita la frase. “Felici faustoque ingressui. Anno Domini MDCLV”, fu fatta apporre dal Bernini in occasione del restauro della porta effettuato per l’entrata trionfale della regina a Roma in un contesto di feste e cerimonie sfarzose. Per circa trenta anni Cristina visse nell’Urbe, divenendo talvolta un’ospite ingombrante per i Papi, soggiornò a Palazzo Riario alla Lungara, poi divenuto Corsini nel ‘700 e completamente ristrutturato dal Fuga, facendolo sede di una importante raccolta d’arte, in parte proveniente dalla sua antica collezione svedese e in parte acquisita in Italia; fu al centro della vita artistica e letteraria della città e gettò le basi di quel movimento che poi si chiamò “Arcadia”. Morì nel 1689 nel suo palazzo, ove esiste ancora la sua stanza, ed è sepolta in San Pietro. Donna di grande cultura, di vivace temperamento, di carattere bizzarro, di ambigue tendenze sessuali, fu in contatto con i più importanti letterati e scienziati dell’epoca segnando con la sua personalità la seconda metà del XVII secolo. La mostra esamina le vicende di Cristina e di altri membri della famiglia Vasa sotto l’aspetto delle loro collezioni, attualmente conservate in Svezia. La dinastia svedese, originatasi all’inizio del ‘500, anteriormente la Svezia faceva parte del Regno di Danimarca, iniziò a formarsi, sull’esempio di altre corti europee, delle collezioni reali iniziando con i bottini di guerra di Gustavo Adolfo; Cristina continuò a raccogliere opere d’arte che in gran parte lasciò nel suo paese portando con se soltanto dipinti di artisti italiani. Le sue raccolte romane furono ereditate dal Cardinale Decio Azzolino, suo amico e confidente, che morì poco tempo dopo, gli eredi vendettero tutto a Livio Odescalchi duca di Bracciano: alla morte di questi, nel 1713, le sculture antiche furono acquistate dal re di Spagna Filippo V e i dipinti dal reggente di Francia il duca d’Orleans e dopo la Rivoluzione finirono, in gran parte, in Inghilterra. Manoscritti e libri sono alla Biblioteca Apostolica Vaticana. I successori di Cristina continuarono ad arricchire le Collezioni ed il Tesoro Reale, ricco di gioielli e oggetti preziosi d’ogni genere, anche se nel 1697 un incendio distrusse il castello reale arrecando gravissimi danni. Fu ricostruito giovandosi dell’opera di artigiani francesi che gli dettero una netta impronta rococò. Un re si distinse particolarmente nel secondo settecento, Gustavo III, tipico esempio di sovrano illuminista protettore delle lettere e delle arti fu ucciso nel 1792 durante un ballo in maschera. In mostra è ricostruita la sua anticamera con mobili e arredi neoclassici e sono esposti documenti, dipinti, abiti, gioielli, risalenti all’epoca di re Gustavo che visitò l’Italia raccogliendo opere d’arte alcune delle quali, di Rubens, di Bernardo Strozzi, di Rembrandt, sono esposte nell’ultima sala della mostra. Una vera cavalcata in due secoli di storia svedese rivisitata attraverso le collezioni artistiche dei vari sovrani anche se su tutti sovrasta l’ombra importante di Cristina, regina e donna di genio. La mostra sarà inaugurata dal Re Carlo Gustavo XVI, successore ma non discendente di Cristina e degli altri Vasa in quanto questa dinastia si estinse nel primo ottocento sostituita dal generale napoleonico francese Bernadotte capostipite della casata tuttora regnante.

Roberto Filippi