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oltre l'arte
2003

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




FRA’ GALGARIO
Le seduzioni del ritratto nel ‘700 europeo

Dal 2 ottobre 2003 all’11 gennaio 2004

Bergamo
Accademia Carrara

Orari:
da martedì a domenica

10.00 – 21.00
Giovedì 10.00 – 22.00
Lunedì chiuso

Biglietti:
intero € 8
 ridotto € 6
scuole € 3

Catalogo:
Skira (€ 35,00 in mostra; € 60,00 in libreria)

Informazioni:
tel. 035/218041

 

SCONOSCIUTO AI MOLTI, GENIO PER L'ELITE

Il ritratto è la rappresentazione, in vario modo e in differenti materiali, del viso o della figura di una persona; a seconda dei casi può essere realistico, idealizzato, simbolico. Le tre maniere si alternarono nel corso dei millenni dalle realistiche immagini egizie a quelle idealizzate della scultura arcaica greca, dal rude verismo della ritrattistica della tarda Repubblica Romana all’idealizzazione del tardo Impero e poi alla ieraticità ideale e simbolica dell’arte bizantina. Soltanto nel Medio Evo torna la raffigurazione realistica di cui sono primi esempi la statua di Carlo I° d’Angiò di Arnolfo di Cambio e l’Enrico Scrovegni di Giotto, poi il genere ritratto prese piede dapprima in Fiandra, i “Coniugi Arnolfini” di Van Eyck, e poi in Italia e nel resto dell’Europa. Abbiamo ritratti del Pisanello, di Mantenga, di Gentile Bellini, di Raffaello, di Leonardo, di Lorenzo Lotto, di Tiziano, di Durer, del Bronzino, di Holbein, del Greco fino al trionfo barocco secentesco con opere di Bernini, Algardi, Rubens, Van Dyck, Rembrandt. Il ‘700 creò poi la categoria dei pittori ritrattisti che si dedicarono alla pittura di rappresentanza, di destinazione politico encomiastica, scenografica e, per quanto riguarda le immagini femminili, con grande attenzione a vestiti, gioielli, acconciature; una variante è il ritratto arcadico, lezioso e ricercato. Famosi all’epoca in Italia furono Rosalba Carriera, specialista nel pastello, Pompeo Batoni pittore dei viaggiatori del Grand Tour, la neoclassica Angelica Kaufmann ed un pittore noto come Fra’ Galgario; si tratta in realtà di Giuseppe Ghislandi, nato a Bergamo nel 1655, frate laico col nome prima di fra’ Vittore e poi come Galgario dal nome di una località dove era il convento nel quale visse gli ultimi anni di vita e morì nel 1743. Mostrò precoce vocazione per la pittura e si formò inizialmente presso il padre, pittore quadraturista e paesaggista, e poi in città con Giacomo Cotta e Bartolomeo Bianchini; nel 1675 andò a Venezia dove lavorò per parecchi anni nella bottega di  Sebastiano Bombelli e poi da solo, fece un breve soggiorno a Milano collaborando con l’allora notissimo pittore Salomon Adler. Tornò a Bergamo nel 1702 rimanendovi per un quarantennio raggiungendo grande fama come il maggior ritrattista della città e dell’intero dominio della Serenissima. Le sue varie esperienze e lo studio presso pittori veneziani, lo portarono ad approfondire il tema del ritratto con risultati tra i più alti del Settecento Europeo per il suo stile risoluto, i suoi chiaroscuri, il tocco minuto, la precisione dei particolari, la potente espressività. A Bergamo, nella sede dell’Accademia Carrara, la più antica e prestigiosa istituzione culturale della città, Comune, Provincia, Regione, Camera di Commercio, Unione Industriali ed alcune Banche presentano una mostra dal titolo “Fra’ Galgario. La seduzione del ritratto nel Settecento europeo”, esponendo novanta opere di cui cinquantadue dell’artista e le altre di pittori suoi contemporanei per dare al visitatore una panoramica completa di quale fosse all’epoca il modo di sentire il ritratto e le sue tecniche. La mostra è divisa in due parti, la prima illustra la formazione artistica di Fra’ Galgario e i suoi rapporti con i vari pittori a cui si ispirò le prime fasi di attività bergamasca e le committenze ricevute dalle più importanti famiglie locali; la seconda tratta la fase della maturità con il suo sempre maggior successo anche fuori dell’ambito locale. Per le sale si susseguono ritratti di ogni tipo, di uomini, di donne, di bambini, risplendenti, sontuosi, con immagini che ci fanno rivivere il lezioso Settecento, di mano del Ghislandi e di pittori coevi: italiani come Piazzetta, Cerruti, Crespi, francesi come Rigaud e Grisou e l’inglese Reynolds. L’ultima sala comprende ritratti che il pittore, ormai vecchio, secondo la tradizione dipinse “con le dita”. Ci sono anche presso l’Accademia tre sezioni staccate della mostra: due espongono dipinti dell’artista e di suoi contemporanei in deposito all’Accademia e una terza comprende disegni e stampe provenienti dal Castello Sforzesco di Milano. Una mostra interessante su un filone artistico allora di gran moda e che da gennaio al maggio prossimo si trasferirà in Francia.

Roberto Filippi