ASPETTI DI VITA QUOTIDIANA
DALLE NECROPOLI DELLA VIA LATINA
LOCALITA’ OSTERIA DEL CURATO
Dal 10 luglio al 31 dicembre 2003
Roma
Largo di Villa Peretti 1
Museo Nazionale Romano – Museo Numismatico
Palazzo Massimo alle Terme
Orario del Museo
Informazioni:
Tel. 06/4880856
www.archeorm.arti.beniculturali.it
www.beniculturali.it
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SEPOLTURE DI POVERA
GENTE
Il rapporto dei nostri antenati con le sepolture è molto diverso dal
nostro, fino ad inizio ottocento i morti venivano tumulati nelle chiese
appena sotto il pavimento e monumenti commemorativi, anche macabri, si
affollavano nelle navate; in epoca romana era fortissima
l’interconnessione tra mondo dei morti e dei vivi. Non esistevano aree
cimiteriali vere e proprie, a parte il divieto della sepoltura entro i
centri abitati, e le sepolture si allineavano lungo le vie consolari in
modo che ricchi e potenti potessero ostentare ai viaggiatori la loro
fama oltre la morte; tipico esempio è la Via Appia con i suoi grandi
monumenti sepolcrali. Ma esistevano anche aree destinate a persone di
classe sociale più modesta ed alcune sono state recentemente rinvenute
in località Osteria del Curato e Lucrezia Romana in territorio del X°
Municipio; tra il 1999 e il 2000 sono state effettuate indagini in zona
dovute ai lavori per la terza corsia del G.R.A., per l’ampliamento delle
rimesse della Metropolitana e per il Piano di Zona di Osteria del
Curato. L’area indagata è vicinissima all’antica Via Latina che
collegava Roma con gli attuali Castelli e poi proseguiva in direzione
sud, al VI miglio esistono tuttora numerosi resti di una enorme villa
detta dei “Sette Bassi” dalla corruzione del nome di una famiglia, i
Settimi Bassi, che ne furono proprietari per secoli, intorno secondo il
costume romano doveva sorgere una grande tenuta agricola che forniva
prodotti sia per la villa sia per la vendita sul vicino mercato
cittadino. I grandi latifondi cominciarono a formarsi nel II secolo a.C.
utilizzando manodopera servile ottenuta durante le grandi guerre di
conquista e si mantennero fino al I secolo d.C. quando entrarono in
crisi per la concorrenza delle produzioni agricole delle province e per
il ridotto afflusso di schiavi; si ebbe una grande riorganizzazione
concentrando l’attività solo su alcuni prodotti, tipici o di facile
deperibilità, allevando in casa gli schiavi, nel tentativo di
coinvolgerli nella gestione e tornando a ricorrere a manodopera libera.
A questo ceto sociale, modesto ma non poverissimo appartengono le tombe
di cinque necropoli rinvenute in località Osteria del Curato e di una
prospiciente la via Lucrezia Romana, probabilmente il sito potrebbe
contenere moltissime altre tombe ma la limitazione delle are da indagare
e l’edilizia moderna soprastante hanno impedito ulteriori ricerche. I
lavori sono stati finanziati dall’ANAS e da altre imprese interessate.
Per far conoscere l’attività svolta la Soprintendenza archeologica di
Roma ha organizzato, nei locali del Museo di Palazzo Massimo, una mostra
dal titolo “Aspetti di vita quotidiana dalle necropoli della via
Latina”, si tratta di un interessante percorso che tra pannelli
esplicativi, oggetti in mostra, ed un esauriente catalogo, ricostruisce,
non la vita, ma la morte di modesti abitanti dell’Impero; non quindi le
grandi tombe con lapidi magniloquenti ma la costituzione dei collegi
funerari, sorta di associazioni aventi come fine la sepoltura decorosa
degli iscritti, la morte, il funerale, la sepoltura attraverso le due
forme della cremazione e dell’inumazione, in parte coesistenti, il
corredo funebre, i riti funerari al momento e di commemorazione. Le
tombe ritrovate nel corso dei recenti scavi si datano tra il I e il III
secolo d.C. e tranne pochi mausolei appartenenti evidentemente a persone
facoltose sono generalmente a fossa con prevalenza di inumazioni, la
copertura è detta “ a cappuccina” con tegoloni o materiali di recupero;
sui resti dei sepolti sono stati effettuati studi che hanno accertato
trattarsi di persone decedute generalmente in età abbastanza giovanile,
forte è il numero delle sepolture infantili spesso dentro anfore, con
larga percentuale di lesioni ossee, indice di attività lavorativa
faticosa, dentature in non buono stato, talvolta si presentano
malformazioni ripetute, segno forse di appartenenza a ceppi comuni e a
frequenti incroci nello stesso gruppo. I corredi sono modesti ma hanno
fornito in alcuni casi molti monili consistenti in collane in oro e
pasta vitrea, pendagli in argento ed ambra, anelli, alcuni in oro con
pietre semipreziose ma i più in bronzo, braccialetti, aghi in osso,
oggetti per il trucco, specchi, oggettini in bronzo, sonagli in funzione
apotropaica, balsamari in vetro, anforette, lucerne, e diverse
monete,quasi tutte di bronzo, in funzione di “Obolo di Caronte” con le
effigi di imperatori regnanti sino alla metà del III° secolo d.C.;
interessante il riuso di materiali di spoglio come frammenti di “Lastre
Campana” di età augustea utilizzate come copertura di tombe e frammenti
di marmo di spoglio talvolta usati per riempimento. Sono state rinvenute
alcune lapidi, intatte o in frammenti, talvolta su materiale di seconda
mano con i nomi dei sepolti e dei dedicanti: si tratta generalmente di
nominativi di origine grecanica od orientale, senza l’indicazione della
gens tipica dei cittadini romani, deve trattarsi quindi di schiavi,
servi o liberti di origine non romana. La mostra è piccola ed espone
materiali modesti ma è ugualmente molto interessante perché ricostruisce
aspetti di vita sconosciuti e relativi a ceti sociali umili e
dimenticati.
Roberto Filippi
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