NIKE
- IL GIOCO E LA VITTORIA
Dal 29 giugno 2003 al 7 gennaio 2004
Roma
Colosseo
Orario:
Ingresso:
Informazioni:
Tel. 06/39967700
|
GIOCARE
PER VINCERE
La parola "Vittoria" rappresenta un concetto
astratto che indica il successo riportato da un uomo, da
un gruppo, da uno stato, su un'altro uomo, un altro
gruppo, un altro stato. Gli antichi personificavano il
concetto presentandolo come una divinità, minore, con
l'aspetto di una giovane donna e l'esempio classico è la
celebre statua, rinvenuta nell'isola di Samotracia ed ora
al Louvre; è una figura femminile, purtroppo acefala,
protesa in avanti con le ali spiegate investita in pieno
da un forte vento, il chitone le si avvolge intorno con
effetti di grande suggestione.
Per i Romani la Vittoria era una dea protettrice del loro
impero ed è nota la contesa, alla fine del IV° secolo
d.C., tra il cristiano Ambrogio, vescovo di Milano e poi
santo, e il senatore Simmaco sulla presenza del simulacro
della Vittoria in Senato; la polemica giunse fino
all'imperatore che fece rimuovere l'altare ma da allora
la vittoria scomparve anche dai vessilli di Roma.
I Greci la chiamavano "Nike", si pronuncia come
è scritto, con l'accento sulla i, e non
"Naick" come usano dire gli anglofoni
inguaribili, e lo stesso nome è stato dato ad una mostra
che si tiene al Colosseo con il sottotitolo " il
gioco e la vittoria"; è una sorta di antitesi della
mostra del 2002 "Sangue e Arena", sempre al
Colosseo, che parlava dei giochi gladiatori negli
anfiteatri.
Stavolta è dedicata al gioco e alla vittoria nel mondo
classico attraverso l'esame delle varie attività
sportive; nate in origine come fenomeno legato a
motivazioni di carattere religioso o funerario si
svilupparono attraverso i vari momenti della gara, della
contesa, della lotta per la vittoria con una esibizione
di regole determinate ed eleganti; il mondo romano
recepì l'aspetto più agonistico con atleti
professionisti incitati da un pubblico molto simile
all'attuale con una efficiente organizzazione, magistrati
appositi e spazi appositi.
I giochi Greci erano famosissimi, quelli di Olimpia, di
Delfi, di Nemea, dell'Ismto, erano panellenici e avevano
grande impatto nella vita e nella società greca. I
Romani unirono, come adesso, sport e spettacolo e
crearono una serie di giochi che però non raggiunsero la
popolarità di quelli greci ad eccezione delle grandi
corse di bighe e quadrighe nei circhi. La mostra
ripercorre la storia dei giochi partendo dai grandi vasi
attici e corinzi risalenti al VI° secolo a.C. e corredi
di tombe di Lavinio e Vulci. I pezzi esposti sono
settanta tra statue, vasi, rilievi, mosaici, oggetti e
attrezzi atletici. La prima notizia di giochi si ha nel
776 a.C. quando si parla della I° Olimpiade, grande
evento della cultura greca con la sua valenza panellenica
e la tregua che si istaurava tra le città perpetuamente
in lotta per permettere agli atleti di ogni angolo del
mondo greco di misurarsi in una serie di giochi, corse,
lotta, lancio del disco, nei quali somma aspirazione di
ognuno era la vittoria, fine ultimo dell'atleta. Nella
società greca lo sport era praticato esclusivamente da
dilettanti col solo premio di attestazioni simboliche;
anche i poeti componevano odi per i vincitori e uno
specialista del genere era Pindaro.
I vari giochi avevano valenza religiosa ed anche di
addestramento alla guerra e durarono, tra alterne
vicende, per oltre un millennio finché nel 392 d.C.
l'imperatore Teodosio abolì tutte le feste pagane; il
cristianesimo era ostile a molti aspetti della vita
classica, detestava il teatro, il circo, le terme, ed
anche l'attività sportiva che poneva troppo l'accento
sulla cura del corpo e perché la nudità degli atleti
offendeva la sensibilità di origine giudaico-semita. In
mostra i giochi greci sono illustrati da tanti vasi,
trovati in tombe, e da molte statue romane, copia di
originali greci.
Sono esposte le immagini del Discobolo Lancellotti, del
Pugilatore a riposo in bronzo, di due
"Corridori" bronzei di Ercolano, di una grande
Nike acefala e senza ali del Museo di Napoli, del
Diadumeno e del Doriforo, copie romane di Policleto, che
ben rendono l'immagine di quale fosse il favore che sport
e atleti godevano nella società dell'epoca classica. Si
passa poi ad esaminare il mondo romano con le sue diverse
caratteristiche di professionismo e sport di massa con
sfrenato agonismo e grande giro di denaro, gli appositi
edifici per le attività sportive, le terme, i circhi,
gli stadi, gli anfiteatri, il grande successo delle corse
dei carri e l'aspetto stesso degli atleti. Sono esposti
pannelli in mosaico ed in opus sectile rappresentanti
cavalli ed aurighi delle diverse factiones del circo ed
immagini ottuse e possenti di pugili e lottatori. Aspetti
molteplici del professionismo nel mondo romano. Una
completa carrellata su un momento tanto importante nella
vita del mondo antico sulla quale sempre si libra l'ombra
della Vittoria in modo da concludere con Pindaro "è
la gloria bene supremo per gli uomini".
Nel corso della conferenza stampa di presentazione della
mostra il Sottosegretario Pescante ha confermato la sua
intenzione di promuovere la costituzione di in Museo
dello Sport da allogare, se possibile, al Foro Italico
entra l'antico Casa delle Armi, di Moretti, gioiello
dell'architettura razionale purtroppo trasformata in aula
bunker, durante gli "anni di piombo" ed ora
usata come caserma dei Carabinieri.
Roberto
Filippi
|