RIFLESSI
DI BISANZIO
Dal 22 maggio
al 7 settembre 2003
Roma
Musei Capitolini
Orario:
dal martedì alla domenica
dalle 9,00 alle 20,00
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BISANZIO
DOPO BISANZIO
Grandi occhi neri, volti barbuti ed emaciati, Madonne
dolcissime, bambinelli paffuti, sbirciano il visitatore
dalle pareti di alcune sale di Palazzo Caffarelli, nei
Musei Capitolini di Roma. Sono reperti esposti nella
mostra "Riflessi di Bisanzio" che nel titolo
unisce l'aspetto accattivante e suggestivo con una
precisa impostazione scientifica. L'arte Bizantina in
senso stretto è quella che fiorì nell'impero omonimo
dal VI° secolo d.C. alla caduta di Costantinopoli nel
1453, in senso lato se ne apprezza la grande potenza
irradiante che sulle orme della Chiesa Ortodossa si
sparse per gran parte dell'Europa Centro-Orientale e,
almeno per alcuni secoli, nel Medio Oriente e
nell'Egitto. Russia, Ucraina, Georgia, Bulgaria, Serbia
sono le grandi aree dove l'arte irradiatasi dalla Grecia
condizionò in molti casi gli stili locali assumendo
quell'aspetto che dura ancor oggi. Le matrici dell'arte
bizantina hanno le loro radici nella cultura ellenistica
dell'Impero Romano mutuandone iconografia, tecnica,
stili; tutto ciò fece ben presto capo ai due sommi
poteri, l'Imperatore e il Patriarca di Costantinopoli che
influenzarono un'arte che pian piano assunse un suo
carattere distintivo aristocratico e raffinato legato in
modo indissolubile al contenuto dogmatico e ai concetti
teocratici della religione cristiana. Sulle grandi pareti
delle chiese appaiono complesse composizioni oppure
figure isolate, ieratiche e trascendenti, quasi svuotate
di consistenza materiale: le immagini non devono essere
realistiche, devono invece rassomigliare ad un prototipo
stabilito che si ripete immutabile. L'apparato
iconografico era legato ad un programma rigidamente
controllato dalla Chiesa e dalla Corte Imperiale,
l'artista è figura del tutto marginale come previsto
dall'VIII° Concilio "l'arte appartiene al pittore
ma la maniera in cui ha da essere disposta è di
pertinenza dei Padri". Nei mille anni di arte
bizantina si articolarono vari stili, varie personalità,
differenti caratteristiche ma l'impianto di base rimase
sempre sostanzialmente lo stesso. Il crollo dell'Impero
non comportò la fine della civiltà bizantina che si
spostò in altre nazioni dell'Europa Orientale di fede
ortodossa mantenendo intatti i suoi caratteri anche in
zone rimaste per secoli sotto il duro dominio turco:
Grecia, Serbia, Romania, Bulgaria. "Riflessi di
Bisanzio" espone numerose opere d'arte provenienti
dal Museo Bizantino e Cristiano di Atene e copre un
periodo che va da XV al XVIII secolo dimostrando la
sostanziale continuità di stilemi artistici mantenuti
con costanza e dedizione nonostante l'avversità e
l'evolversi dei tempi. Il vero intenditore sa distinguere
l'epoca, la regione e persino la mano del singolo artista
ma per il grande pubblico le icone hanno caratteri di
decisa uniformità, di ripetitività, di aspetto
trascendente ben lontano dalla rappresentazione della
realtà della vita. La mostra espone numerosi esempi dei
tardi frutti dell'arte bizantina attraverso icone,
paramenti sacri con ricami in oro e argento, oggetti
liturgici lavorati con metalli preziosi, gioielli,
smalti, che rievocano, come in un sogno lontano, la
ricchezza, la potenza, il fasto del Basileus e del suo
Patriarca. La mostra è stata organizzata per celebrare
il semestre di Presidenza Greca dell'Unione Europea.
Roberto
Filippi
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