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La mostra
è un triplice evento espositivo dedicato al mondo delle
arti nella Roma ottocentesca preunitaria e coinvolge tre
diversi spazi (Scuderie del Quirinale, Galleria Nazionale
d'Arte Moderna e Accademia di Francia a Villa Medici).
Sulla base di un moderno approccio storico-interpretativo
e soprattutto grazie al prestito straordinario di oltre
cinquecento opere provenienti dai più prestigiosi musei
del mondo, la mostra intende restituire ed esaltare il
carattere di universalità presente a tutti i livelli
della civiltà artistica maturata a Roma fino al momento
dell'unificazione nazionale, riportando - spesso per la
prima volta - nella città dove furono concepite o
realizzate opere di artisti della levatura di Canova e
Thorvaldsen, Hayez e Camuccini, Turner e Corot, Böcklin
e Feuerbach, Géricault e Carpeaux, Bryullov e Ivanov.
Nell'ambito
delle celebrazioni promosse in occasione del centenario
della nascita dei Fratelli Rosselli l'Archivio centrale
dello Stato propone una mostra storico documentaria
dedicata all'attività e al pensiero di Carlo e Nello
Rosselli. La mostra tenderà a evidenziare l'attività e
il pensiero dei fratelli Rosselli attraverso loro scritti
e corrispondenza, le ricadute del pensiero dei Rosselli e
del Movimento Giustizia e Libertà nel tessuto culturale
e socio politico italiano, le strategie e i mezzi
elaborati dal fascismo per contrastarne il pensiero e
l'attività. La mostra segue un percorso documentario
mediante l'utilizzo di documenti, libri, fotografie,
volantini e vario materiale iconografico, video e sistemi
multimediali.
Nella
mostra è presente una selezione di oltre cento dipinti,
provenienti da diverse collezioni europee ed americane,
per ripercorrono il lavoro dei più importanti pittori
iperrealisti americani dagli anni Settanta a oggi, con
una sezione riservata a giovani artisti che hanno aderito
a questa tendenza. L'iperrealismo è una tendenza
artistica manifestatasi alla fine degli anni Sessanta in
America e in Europa, alla quale singole individualità
artistiche hanno aderito conservando peculiarità
personali sia nella scelta degli oggetti che della
tecnica della rappresentazione. come avvenne per gli
artisti della pop art che li precedettero; da
quest'ultima indubbiamente l'iperrealismo discende non
solo per l'affinità nelle scelte tematiche ed
iconografiche, ma sopratutto per la condivisione di una
delle strategie di base del pop, cioè di rappresentare
un dipinto come una replica fedele in due dimensioni di
un'immagine esistente. La pop art è in sostanza il
precedente che ha reso possibile l'iperrealismo: il suo
stile "supervisivo", la sua estetica radicata
negli artefatti visuali della cultura di strada, è
impensabile senza l'antefatto pop.
La mostra
si propone di illustrare lo sviluppo della figura
dell'atleta e l'importanza del concetto di vittoria
sportiva dalla nascita dello sport in Grecia ai giochi
nel mondo romano. Omero descrive nei suoi versi poetici
l'ansia della vittoria e lo spirito agonistico come gli
elementi più caratteristici dell'uomo greco. Il duello
armato e la gara sono infatti due manifestazioni di forza
e valore animate da un'indole competitiva ed eroica che
rende chi la possiede simile agli dei. Le opere in mostra
bronzi, marmi, ceramiche pregevoli, corredi funerari di
atleti, filmati storici di sportivi in gara.
La mostra
illustra l'immaginario viaggio artistico tra l'Italia e
l'Indonesia compiuto dall'artista laziale Agostino De
Romanis in questi. Le suggestioni di Bali e
dell'Indonesia, come sottolinea Sgarbi nel catalogo,
recitano un ruolo di imprescindibile importanza nei
dipinti dell'artista, come se egli in Oriente avesse
trovato la rivelazione che Gauguin aveva avuto dalla
Polinesia.
Circa
ottanta opere nelle quali vengono fissate non più figure
di fantasia, celate in travestimenti mitologici o
atteggiate in pose legate al decoro, ma icone fragranti
di protagonisti della contemporaneità, che ci
restituiscono schegge di vita pulsante. Artisti e
collezionisti, letterati e critici, famigliari ed amici,
politici e uomini di affari, signore della borghesia e
midinettes, bambini e adolescenti, personaggi del teatro,
del café chantant, del circo, evocano mirabilmente
episodi di un'esistenza che si svolge fra città e
campagna, boschi e giardini, interni domestici, e
atelier, luoghi di ritrovo e di piacere, gite sul fiume e
soste nelle stazioni balneari.
La mostra
nasce in occasione del 300° anniversario della
fondazione di questa "città astratta e
premeditata" come la definì Dostoevskij, con
l'obiettivo di offrire una visione della creativa
presenza dell'Italia nella storia di questo luogo
incantato attraverso oltre cento opere tra oli,
acquarelli e disegni provenienti dall'Hermitage, dal
Museo della Storia della Città, dal Museo Russo, dal
Museo dell'Accademia delle Arti di San Pietroburgo
raramente esposte all'estero. I rapporti tra l'Italia e
San Pietroburgo sono sempre stati fervidi. La mostra
vuole ripercorrere la presenza dell'Italia a San
Pietroburgo ricca di fervidi apporti per la cultura
architettonica, figurativa e letteraria della città
russa. Il periodo scelto è quello centrale nella storia
di questi intensi scambi: i cento anni che vanno dalla
metà del XVIII alla metà del XIX secolo, ovvero dal
classicismo al romanticismo, periodo "aureo",
per così dire, dell'Impero russo e della sua capitale.
Scopo della mostra quello di offrire un quadro organico e
polimorfo della Pietroburgo "italiana" evitando
aspetti troppo "tecnici" quali, ad esempio, i
disegni di progettazione architettonica, bensì
prediligendo la godibilità artistica. Il percorso della
mostra "San Pietroburgo e l'Italia. 1750-1850"
si snoda attraverso quattro sezioni: la prima riguarda
gli architetti italiani con quadri e disegni che fissano
vedute assai vivide; una seconda sezione è costituita da
pittori italiani operanti in Russia come Torelli, Rotari,
Tocci, Fontebasso, Dusi; una terza è dedicata ai nostri
scenografi; infine una sezione mostra tele di artisti
italiani presenti nelle collezioni russe dell'epoca.
Una
mostra sulla storia della cultura svedese, tra il XVII e
XVIII secolo, e sulla vicende della sua dinastia reale
che fu tra le grandi protagoniste del Barocco europeo.
Una stirpe così significativamente importante, sia per
il ruolo ricoperto dai suoi principali componenti, sia
per il modo in cui è stata descritta e consegnata
all'immaginario collettivo della posterità, è stata
un'occasione per svolgere una ricerca scientifica
approfondita e completa, per presentare, attraverso oltre
150 capolavori provenienti dalle collezioni reali svedesi
e da altri importanti musei internazionali, avvenimenti e
personaggi di un importante periodo storico fondamentale
per il formarsi della comune cultura europea.
Alla
Galleria Nazionale d'Arte Moderna dedicherà i suoi spazi
ad una mostra - "CAPITALE MONDIALE DELLE ARTI"
- incentrata sul ruolo di Roma come centro artistico
egemone dell'Italia preunitaria. La sua spiccata
vocazione a qualificarsi per il resto dell'Italia e per
il mondo intero come Urbs magistra artium rese la città
eterna meta insostituibile per chi volesse apprendere
forme e tecniche tanto della tradizione classica quanto
di quella cristiana. Attraverso le opere che documentano
la vita degli artisti, i loro atelier, le istituzioni cui
essi facevano riferimento, le mostre, il mercato, la
committenza internazionale che ne diffuse la fama, i loro
rapporti con il mondo della letteratura e della musica,
sarà illustrato quel processo di formazione degli
artisti di ogni nazionalità - europei ed americani - che
nel corso dell'Ottocento fecero capo a Roma come ad una
sorta di 'Università delle Arti'. Ampio spazio -nella
sua varietà tipologica- verrà dato al genere del
ritratto inteso come mezzo autoreferenziale con cui il
mondo degli artisti - riunito a Roma e solidamente
compattato dal ruolo unificante del Mito della città -
rappresenta e celebra se stesso. Capolavori come La Fuga
da Pompei di Bryullov proveniente da San Pietroburgo, il
Paolo e Francesca di Ingres da Angers, il Ritratto di
Nanna di Leighton da Philadelphia testimonieranno -
insieme a molti altri esempi - l'altissimo livello
formale e l'ampiezza della diffusione dei modelli
elaborati a Roma.
Esposti
gli oggetti-scultura del giovane artista inglese S.
Starling, i dipinti espressionisti dell'anglo-americano
C. Brown e le opere di T Cragg.
Esposti
oltre 50 capolavori del XV-XVIII secolo provenienti dal
Museo Bizantino e cristiano di Atene. Si tratta di
dipinti su tavola, affreschi staccati, pietre preziose,
paramenti e oggetti liturgici
E' la
prima volta che in Italia viene offerta al pubblico una
mostra costituita interamente da opere provenienti dalle
collezioni del prestigioso Museo di Madrid. L'evento
espositivo persegue il desiderio di far conoscere al
pubblico italiano l'identità culturale e artistica di
altri Paesi, dalla loro storia fino alle tendenze più
contemporanee. L'occasione di questa mostra è
particolarmente significativa non solo per l'importanza e
il prestigio delle opere esposte, ma anche perché sarà
l'ultima opportunità di vedere un nucleo di opere così
ampio fuori dal Museo che solitamente le accoglie. Il
Museo Reina Sofia, infatti, sta terminando una serie di
lavori di ampliamento delle sale, che lo porteranno, alla
fine di questo anno, ad esporre contemporaneamente tutta
la collezione, riducendo al minimo le possibilità di
prestiti. Il Museo fu inaugurato il 10 settembre 1992 dai
Reali di Spagna come la Collezione Permanente del Museo
Nacional Centro de Arte Reina Sofia. Fino a questa data,
la raccolta di opere qui presenti costituiva solamente
una esposizione a carattere temporale. Il Museo ha dunque
una storia recente, ma nonostante ciò, la sua collezione
è oggi uno dei punti di riferimento mondiali per l'arte
contemporanea spagnola. L'opera certamente più nota di
tutta la collezione è il monumentale dipinto di Pablo
Picasso "Guernica", drammatica denuncia della
guerra e dei suoi orrori, al quale è stata dedicata
un'intera sezione.
la mostra
costituisce un approfondimento su quella componente
concretista sviluppatasi a Milano dalla fine del 1948
intorno a personalità quali Bruno Munari (Milano,
1907-1998), Atanasio Soldati (Parma, 1896-1953), Gillo
Dorfles (Trieste, 1910) e l'architetto e designer Gianni
Monnet (Torino, 1912-Milano 1958), successivamente
denominata Movimento Arte Concreta.
Esposizione
storico-documentaria sull'utilizzo delle sostanze
aromatiche in oriente e in occidente.
Michael Yamashita,
seguendo le tracce di Marco Polo e realizzando in tre
anni migliaia di scatti fotografici di cui solo cento
selezionate, non solo ha voluto raccontare le meraviglie
del Milione, ma anche verificare sul campo la fondatezza
storica di quanto vi è osservato e annotato.
In mostra circa 130
opere, molte delle quali esposte a Roma per la prima
volta, provenienti da collezioni private, gallerie, musei
italiani e internazionali, come il Centre Pompidou, il
Musée des Beaux-Arts la Chaux-de-Fonds, il
Mathildenhòhe lnstitut, la Galleria Nazionale d'Arte
Moderna, il MART di Rovereto. Un'occasione rara
d'incontro con Afro, un maestro del Novecento che ha
segnato in modo decisivo l'evoluzione della pittura
italiana sul fronte della figurazione e del colore. La
mostra si propone come un percorso attraverso tutta
l'esperienza artistica di Afro, che partendo da una
figurazione basata su una pittura spontanea, dalle
sfumature lievi e dai colori sommessi, è giunto,
progressivamente, al tema astratto colore-luce; una luce
senza emittenze nè direzione, come uno schermo luminoso
che esalta le qualità delle sensazioni, su cui il colore
irrompe in opposizione ad altri colori, come frammenti di
un caleidoscopio, sorgente luminosa.
La mostra
è dedicata alla statua del Satiro Danzante e al suo
ritrovamento in mare, nel canale di Sicilia, nel 1998 al
largo delle coste di Mazara del Vallo e rappresenta un
demone facente parte del corteo orgiastico che
accompagnava il dio greco Dioniso. L'opera potrebbe
essere un originale dell'età ellenistica a cavallo tra
il IV e il III secolo a.C., oppure una copia realizzata
tra il II e il I secolo a.C. Si tratta di una statua di
bronzo che pesa 108 Kg. ed è alta due metri. L'essere
mitologico è raffigurato in un momento della danza,
nell'atto di compiere un salto. Dopo un restauro di
quattro anni affidato all'Istituto Centrale di Restauro,
sarà esposto per la prima volta al pubblico a Palazzo
Montecitorio.
Alle
Scuderie del Quirinale il pubblico potrà immergersi
nella dimensione universale della Roma ottocentesca con
la mostra "UNIVERSALE ED ETERNA". Ripercorrendo
i diversi ambiti artistici - pittura, scultura e
applicate - in un percorso dove trovano qui collocazione
capolavori quali il Sogno di Ossian di Ingres, dipinto
per la stanza da letto di Napoleone al Quirinale e oggi a
Montauban, le due Veneri Italiche di Canova e di
Thorvaldsen messe per la prima volta a confronto, la
vertiginosa veduta di Roma dal Vaticano di Turner della
Tate Gallery, il tavolino a mosaico con "Roma in
quattro momenti del giorno" dell'Ermitage o le
colonne portatili di Palazzo Pitti, l'elegiaca e
nostalgica Ifigenia di Feuerbach dalla Staatsgalerie di
Stoccarda.
Una
mostra sulla Pittura Metafisica (a distanza di ventitre
anni da quella organizzata a Palazzo Grassi a Venezia) si
profila come un evento di assoluta rilevanza oltre che
inderogabile impegno nei confronti di un fenomeno
culturale che ebbe conseguenze molto profonde sulla
pittura europea e statunitense tra il 1920 e il 1945.
Rivisitare quel periodo, che vede come grande
protagonista l'arte di De Chirico degli anni dieci-venti,
significa ritrovare le radici di tendenze e di immagini
di grande suggestione generate dalle silenziose visioni
di città deserte, di manichini, di prospettive
enigmatiche del "grande metafisico". Dal
dadaismo al surrealismo, dalla nuova oggettività tedesca
alle oniriche visioni inglesi, fino agli espressionisti
astratti americani, il segno della rivelazione
dechirichiana diventa una delle tracce primarie e
fondanti dei nuovi linguaggi del contemporaneo.
La mostra
raccoglie una serie di capolavori di inestimabile valore
realizzati da artisti eccelsi quali: Raffaello, Guido
Reni, Antonio Canova ed altri tutti con l'immagine delle
donne celebri di tutti i tempi sono presenti in questa
straordinaria rassegna unica nel suo genere per
ripercorre la storia di Roma attraverso i volti femminili
che l'hanno illustrata dall'epoca dell'impero passando
dal Rinascimento, al Barocco fino agli anni '30
dell'ottocento. La ritrattistica "al femminile"
nelle donne di Roma, è un viaggio tra dipinti,
documenti, libri e rare pubblicazioni che hanno come
protagoniste le donne. Per l'evento è stato scelto
l'unico esempio di dimora barocca rimasta inalterata nel
suo ambiente naturale: il palazzo Chigi di Ariccia. Un
luogo dove si torna indietro nel tempo. All'interno,
l'arredamento, rimasto originario della sua epoca,
diventerà ancor più suggestivo grazie alle opere che
verranno esposte. Un evento dalle connotazioni storiche,
artistiche e culturali che sottolinea in grande evidenza
il ruolo svolto dalla letteratura, dalla moda delle varie
epoche e dal gusto nel vestire emblematico che ha
caratterizzato la "città eterna" nella
tradizione imperiale fino a quella Cattolica.
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