BELLE
E TERRIBILI
La Collezione Odescalchi
Armi bianche e da fuoco
Dal 18 dicembre 2002
al 23 marzo 2003
Roma
Museo di Palazzo Venezia
Via del Plebiscito 118
Orario:
Da martedì a domenica
dalle 9 alle 19
lunedì chiuso
Ingresso:
Informazioni:
Tel. 06/69994207
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TAGLIANO
E BRUCIANO, PER CONQUISTA
"Le donne, i cavalier, l'armi, gli amori".
Trascuriamo le cose più piacevoli e parliamo delle armi
anche se al momento la situazione è altalenante: da una
parte sempre più insistentemente rullano i tamburi di
guerra, dall'altra un pacifismo sempre più esasperato,
ed esasperante, non vuole nemmeno sentir parlare di armi.
Né vale obbiettare che sono antiche e storiche perché
si osserva che essere colpito da una bomba intelligente o
da un dardo di balestra è in pratica la stessa cosa.
Comunque nonostante tutte queste difficoltà giungiamo
all'argomento che ci sta a cuore e cioè l'Armeria
Odescalchi, nobile famiglia originaria di Como
trasferitasi a Roma a seguito dell'elezione al
pontificato di un suo membro con il nome di Innocenzo
XI° (1676-1689). Attualmente ancora abita a Roma nel
Palazzo, già Chigi, in piazza SS. Apostoli, e possiede i
castelli di Bracciano e di Palo, già feudi degli Orsini.
Oltre che con il papa, che è anche Beato, celebre per
ascetismo e spiritualità, la famiglia si distinse anche
con il nipote Livio, condottiero al servizio
dell'imperatore Leopoldo I° d'Asburgo nelle guerre di
fine '600 contro i Turchi in Ungheria. Pur disponendo ai
suoi tempi, come tutte le casate nobiliari, di
un'armeria, gli Odescalchi raccolsero la loro collezione,
sul mercato antiquario, nell'ottocento per opera del
principe Ladislao, il fondatore di Ladispoli, morto nel
1917 e del nipote Innocenzo, morto nel 1953.
La collezione, circa duemila pezzi, fu venduta nel 1959
allo Stato che acquistò milleduecento pezzi destinandoli
al Museo di Palazzo Venezia dove furono esposti dal 1976
al 1982; in quell'anno le sale divennero sede di mostre
temporanee e le armi finirono in magazzino da dove ora
riemergono, restaurati, oltre un centinaio di esemplari
con la speranza che si riesca finalmente a destinare dei
locali all'esposizione permanente della raccolta che una
delle migliori al mondo per completezza, bellezza e
qualità di armi e di oggetti d'equipaggiamento. L'uso di
raccogliere armi antiche si sviluppò nell'800 quasi come
una manifestazione di nostalgia per un mondo, un sistema
di vita, un lavoro artigianale, che stavano sparendo
sotto l'incalzare della civiltà industriale; si
ricercarono armi, corazze, bardature per cavalli, scudi,
soprattutto di epoca medioevale e rinascimentale, legate
ai grandi centri di produzione di Liegi, Norimberga,
Solingen, Dresda, ed in Italia Milano e Brescia, celebri
dal '300 al '600 per la qualità e la bellezza delle
armature fabbricate dagli artigiani locali.
Antiquari e collezionisti percorsero tutta l'Europa alla
ricerca di pezzi pregiati per le loro collezioni e
naturalmente si sviluppò un mercato parallelo di
imitazioni e di falsi. Della stessa epoca e della stessa
origine della Odescalchi sono a Firenze le collezioni
Carrand, ora al Bargello, e la Stibbert nell'omonimo
museo. "Belle e Terribili", come dice il titolo
della mostra, sono le armi esposte sia bianche che da
fuoco, sono armature complete o parti, elmi di vario
tipo: celate, morioni, caschi, borgognotte, spade, mazze
ferrate, daghe, alabarde, falcioni, speroni, grandi
spadoni a due mani, archibugi e pistole a pietra focaia,
scudi da parata tra cui una "rotella da
carosello" dipinta nel 1574 dal pittore fiammingo
Jean der Straet conosciuto in Italia come Giovanni
Stradano.
Sono effettivamente belle per la forma pulita e
slanciata, per la preziosità degli ornamenti, per l'uso
dei materiali, per l'ottima lavorazione artigianale, sono
terribili perché si può ben immaginare le conseguenze
del loro uso quando combattere non era premere un
pulsante o sparare ad un nemico invisibile o quasi, ma
misurarsi con lui, occhi negli occhi, spada contro spada,
colpire un altro essere umano, sentire l'urto dell'arma
contro il suo corpo, vedere il sangue sgorgare.
Meglio limitarsi ad ammirare l'aspetto estetico e sperare
che le armi stiano sempre in museo. In mostra sono
visibili due brevi documentari, con colonna sonora del
Maestro Molinari, tratti dai film "Il mestiere delle
armi" e "Il mandolino del capitano
Corelli"che mostrano armi ed armamenti in epoche ed
ambientazioni lontane tra loro.
Roberto
Filippi
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