DALLA VITTORIA AL MILITE IGNOTO
4 novembre 1918 - 4 novembre 1921
Dal 4
novembre 2002 al 15 dicembre 2002
Roma
Complesso del Vittoriano
Ingresso
Ara Coeli
Orari:
tutti i giorni
dalle 9.30 alle 18.30
Ingresso:
libero
Informazioni:
Tel. 06/6793526 - 06/6793598
Catalogo:
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DALLA
GUERRA ALLA PACE
L'inizio fu il 24 maggio 1915 quando "il Piave
mormorava", la fine il 4 novembre 1918 allorché
"la Vittoria sciolse le ali al vento"; in mezzo
tre anni e mezzo di dolori, di lutti, di sangue. E non
solo in Italia ma in tutta Europa che, in una sorta di
voluttà di suicidio, si era lanciata nell'evento bellico
più devastante nella storia dell'umanità, almeno fino
ad allora, e che prese il cupo nome di Grande Guerra.
L'Europa, all'inizio del XX°secolo, era al culmine della
sua potenza, alcuni stati erano i più ricchi, i più
potenti, i più prosperi del mondo; soldati europei
presidiavano i quattro angoli del mondo, navi europee
solcavano tutti i mari, prodotti industriali e commerci
invadevano i cinque continenti, due dei quali erano quasi
completamente occupati da colonie o protettorati. Uno
stato di fatto che avrebbe potuto durare a lungo se i
principali stati europei si fossero accordati e non
stupidamente distrutti a vicenda finendo poi per
completare l'opera vent'anni dopo con la II° Guerra
Mondiale. L'Italia uscì dalla Grande Guerra vittoriosa
ma indebolita economicamente ed anche moralmente; il
sistema di vita, quasi immutato da secoli, si stava
disintegrando, nuovi ceti si affacciavano e tutti
chiedevano; i nazionalisti sollecitavano compensi
territoriali per i grandi sacrifici sostenuti, i
salariati agricoli sognavano l'assegnazione delle terre,
gli operai, incantati dalla sirena della Rivoluzione
Bolscevica, sognavano i soviet e la collettivizzazione.
Nel frattempo la crisi economica mordeva, le industrie
gonfiate dalle commesse di guerra ora si ridimensionavano
diminuendo mano d'opera, l'energia fornita dal carbone
acquistato all'estero, mancava per carenza di valuta. La
situazione era grave ma la classe dirigente non era
all'altezza, i vecchi notabili giolittiani non capivano
la nuova realtà, i socialisti erano ferocemente divisi
tra massimalisti e riformisti e stavano per dare vita
alla scissione comunista, i cattolici cominciavano ad
apparire sulla scena politica unitamente al movimento
fascista fondato da Mussolini il 23 marzo 1919 e
costituito da nazionalisti, sindacalisti, reduci di
guerra, futuristi, tutti uniti in funzione
antibolscevica. In questo momento di scontri, anche
sanguinosi, prese corpo una iniziativa che per un momento
unì gli italiani: la decisione di tumulare solennemente
un Caduto, emblema delle centinaia di migliaia di morti
in guerra, analogamente a quanto già fatto in Gran
Bretagna e in Francia. Si seguì un programma minuzioso;
da vari cimiteri di guerra vennero esumate le salme di
undici ignoti e furono portate ad Aquileia, qui una donna
triestina, madre di un giovane fuggito in Italia e poi
caduto in combattimento senza essere identificato, sfilò
davanti alle bare indicandone una, la prescelta proseguì
verso Roma su un treno, posta su un pianale, avvolta nel
tricolore, le altre dieci furono sepolte nella cittadina
friulana in un piccolo mausoleo. Il convoglio ferroviario
procedette a bassa velocità e con molte soste mentre ai
lati della strada ferrata folle immense facevano ala con
autorità, mutilati, bande musicali, scolaresche, in un
tripudio di bandiere, lacrime e fazzoletti sventolati. Un
momento di commozione e di altissima tensione a cui non
osarono opporsi nemmeno i più accesi estremisti di
sinistra, anarchici, antimilitaristi, internazionalisti.
La bara giunse a Roma il 4 Novembre 1921, dichiarato
festa nazionale, e su un affusto di cannone, ora al Museo
del risorgimento, sfilò per le vie della città,
accompagnato dal Re, dai Principi Reali, dai Generali, da
autorità e Reparti delle Forze Armate, fino a Piazza
Venezia, fu portata lungo la scalea da un gruppo di
Medaglie d'Oro e deposta in un sacello ai piedi della Dea
Roma. Lì il Milite Ignoto dorme il suo sonno eterno,
sempre vegliato da due commilitoni in armi. In realtà la
vera sepoltura è all'interno in una cappella rivestita
di pietra del Carso, con mosaici di Bargellini ed un
altare scolpito nella roccia del Monte Grappa.
Contemporaneamente in tante altre città si svolsero
cerimonie e fu dato l'avvio alla costruzione delle
migliaia di monumenti ai Caduti che costellano le piazze
di tutti i Comuni d'Italia. Fu anche creata una grande
raccolta documentaria presso il Museo del Risorgimento.
Fu breve illusione di pace e di concordia, quasi subito
scontri e agitazioni ricominciarono e la storia seguente
è ben nota. Per ricordare quel breve attimo il Ministero
per i Beni Culturali ha presentato presso il Vittoriano
una mostra dal titolo" Dalla Vittoria al Milite
Ignoto"; è modesta per dimensioni e per quantità
di pezzi esposti ma altamente significativa: sono esposti
filmati, foto, pagine di giornale, lettere, cartoline in
franchigia di soldati, e soprattutto molti manifesti
pubblicitari, italiani e stranieri, specie con richiesta
di aderire ai prestiti per finanziare la guerra; è
visibile anche un documentario del 1928 "Dal Grappa
al Mare" girato dall'Istituto Luce. Ormai sono pochi
e molto vecchi coloro che vissero gli anni della grande
Guerra ma è giusto che il ricordo non svanisca con loro
e che venga rinnovato insieme con il rimpianto per tante
vite perdute.
Roberto
Filippi
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