ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 6
settembre - dicembre 2002

Beni Culturali - Mostre
Beni Culturali - Mostre
Sommario




LUCREZIA BORGIA
Dal 5 ottobre al 15 dicembre 2002

Ferrara
Palazzo Bonacossi
Via Cisterna del Follo, 5

Orario:
aperto tutti i giorni feriali e festivi
dalle ore 9 alle ore 19

Ingresso:
intero euro 5,20
ridotto euro 4,. 10
Gruppi (almeno 20 persone) euro 4,10

Informazioni
e
prenotazioni:
Tel. 0532/209988 - 204828








LUCREZIA "MECENATE"

Cinquecento anni fa Ferrara era in festa. Un lungo corteo si snodava per le vie della città fra due ali di folla plaudente, oltre mille persone, cavalieri in vesti sfarzose, alabardieri, musici, buffoni, servitori, ed in mezzo, su una mula bianca con gualdrappa e finimenti ornati d'argento, cavalcava una giovane donna vestita di broccato e con una pelliccia d'ermellino. Lucrezia Borgia, ufficialmente nipote, ma in realtà figlia del papa regnante Alessandro VI°, si recava ad incontrare il suo terzo marito, Alfonso figlio del duca Ercole d'Este signore di Ferrara. Inizia così la seconda parte della vita di Lucrezia, quella quieta, operosa e pia, ben diversa dalla tumultuosa prima giovinezza; pochi anni dopo divenne duchessa e tenne una corte brillante in cui spiccavano gli umanisti Ercole Strozzi e Pietro Bembo, il Trissino, i pittori Dosso Dossi, il Garofano, il Mazzolino, intristendosi però in un matrimonio senza molto amore con il duca Alfonso II, abile diplomatico, grande tecnico di artiglierie, mecenate che ospitò Tiziano, Ariosto, Tasso, ma piuttosto freddo con la moglie cui forse rimproverava il turbolento passato. Ebbero comunque otto figli e Lucrezia si distinse per le sue capacità di reggente e di animatrice di opere pie; negli ultimi anni di vita si fece terziaria francescana e morì di parto a trentotto anni nel 1519. Ben diversa la prima giovinezza; figlia dell'allora Cardinale Alessandro e di Vannozza Catanei fu fornita di ottima educazione e maritata, tredicenne, con Giovanni Sforza signore di Pesaro ma ben presto il suo matrimonio fu annullato per supposta impotenza dello sposo. Seguì un nuovo più importante sposalizio con Alfonso d'Aragona ma le vicende politiche imposero la fine anche di questo legame: non potendolo annullare si ricorse al pugnale e Lucrezia si ritrovò vedova. Si prospettò così un terzo matrimonio con l'erede del ducato di Ferrara, era un connubio di reciproca utilità. Da una parte i Borgia, tesi a creare un principato per Cesare, si imparentavano con una dinastia antica, ricca, strategicamente posizionata sul Po e fornita delle migliori artiglierie del tempo, dall'altra gli Este, con la parentela, miravano a stornare dai loro domini le ambizioni del Valentino. E così Lucrezia, poco più che ventenne, giunse a Ferrara, dove, per ricordare i cinquecento anni del suo ingresso, è stata organizzata, in Palazzo Bonacossi, una mostra dedicata alla giovane duchessa e ai suoi anni ferraresi cercando di dare di lei un'immagine veritiera ben lontana dallo stereotipo di lasciva avvelenatrice, spietato strumento delle ambizioni dei Borgia. Una gran quantità di materiale illustra Lucrezia ed il suo tempo partendo dai molti libri che l'anno avuta per soggetto, di Hugo, di Gregorovius, della Bellonci, passando ai ritratti, in pittura e scultura, dei suoi terribili parenti, del suocero, del marito, di lei stessa, esaminando le relazioni del viaggio che in un mese la condusse da Roma a Ferrara attraverso feste di ogni genere, il carteggio con il Bembo, il rapporto con il quale fu oggetto di mormorazioni, i documenti della vita quotidiana con inventari e note spese. Spiccano targhe d'argento incise da Giovanni Antonio Leli ed una Santa Lucrezia del Dossi; molti altri materiali di ogni genere fanno rivivere i giorni della vita fastosa della corte ducale nel primo ventennio del '500. Una interessantissima analisi della vita di Lucrezia che, volendo, si può integrare visitando a Roma, a Palazzo Ruspali presso la Fondazione Memmo, dal 3 ottobre, una mostra sui Borgia che descrive l'intera storia della triste famiglia dai lontani inizi spagnoli al momento di massimo fulgore, se così si può dire, a cavallo della fine del XV° secolo attraverso le vicende di papa Alessandro e di Cesare, detto il Valentino.

Roberto Filippi