IL
TRECENTO ADRIATICO.
Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e
Occidente
Dal 19 agosto al 29
dicembre 2002
Rimini
Castel Sismondo
Tel. 0541/783100
Catalogo:
Silvana Editoriale.
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IL
TRECENTO IN FUGA DALL'ISTRIA
Da oltre venti anni si tiene a Rimini il "Meeting
per l'amicizia fra i popoli", un'occasione di
incontro di culture, di fratellanza tra popoli; in questo
solco ogni anno viene presentata una mostra il cui filo
conduttore è appunto l'incontro tra appartenenti a
diverse nazioni, religioni, etnie, allo scopo di
ricercare il punto di unione al di là dei molti punti di
scontro.
Quest'anno è stato preso in esame l'Adriatico, le sue
popolazioni rivierasche, i suoi commerci, la sua cultura
e quale figura emblematica del periodo tra XIII e XIV
secolo è stato scelto il pittore Paolo Veneziano, o
Paolus Veneticus come lui si firmava.
E' una figura di artista misterioso, si hanno notizie
sulla sua attività a Venezia tra il 1310 e il 1362, ma
non abbiamo altre informazioni: Formatosi in ambiente
veneziano permeato di bizantinismo, si accostò al nuovo
modo di dipingere di Giotto aderendo però soltanto in
maniera parziale e quindi nella sua opera si mescolano e
si contemperano la tradizione bizantina con le sue forme
statiche, la nuova possente corporeità giottesca con
impostazione plastica e spaziale unita ai primi accenni
di pittura gotica; in tutta la sua opera la ieraticità
bizantina, il luminismo gotico , la spazialità giottesca
si amalgamo in un fulgore abbagliante di ori e di sottili
eleganze.
Il nostro Paolo comunque è una sorta di prestanome per
la mostra che ha per oggetto l'intera pittura tra oriente
ed occidente nel Trecento. Quel secolo fu importantissimo
per Venezia che allora non aveva ancora i Domini di
Terraferma ed era tutta proiettata sull'Adriatico grazie
ai suoi rapporti preferenziali con l'Impero di
Costantinopoli e anche se la Serenissima non aveva il
completo dominio politico del mare, in quanto grandi
competitrici erano le città marinare di Ancona e Ragusa,
tuttavia il suo influsso culturale era fortissimo su
ambedue le sponde. Pur abitato da popoli diversi per
etnia, religione e civiltà, pur coinvolto in lotte
cruente, l'Adriatico fu una sorta di grande lago interno
dove tutti si incontravano, commerciavano, si scambiavano
idee, si influenzavano.
La stessa cultura veneziana era debitrice di
Costantinopoli sia direttamente sia attraverso artisti
serbi, dalmati, macedoni. Questi influssi venivano
metabolizzati dagli artisti veneti e riversati sulle due
rive dell'Adriatico, dalle sponde illiriche, alle
marchigiane, alle pugliesi. Però mentre l'arte orientale
tendeva a riprodursi staticamente un animo sensibile e
capace come quello di Paolo Veneziano unendo la
tradizione a quanto di nuovo si veniva elaborando in
quegli anni creò un'autonomia figurativa, un impianto
luministico, una impostazione di colori del tutto
personale.
Il definitivo successo Paolo lo ebbe con l'incarico di
dipingere in San Marco la "Pala Feriale" per
l'altar maggiore e che trattò con iconografia, cromia,
volumetria, destinate a far scuola. Opere di Paolo e di
artisti del suo tempo mostrano lo sviluppo di un
linguaggio comune tra le due sponde, l'evoluzione dalla
tradizione bizantina al nuovo stile, la grande sintesi
tra le varie culture, l'originarsi di una serie di
botteghe e di tanti maestri, purtroppo in molti casi
anonimi.
Un mondo e una concezione di cultura e di vita che il
"Meeting" considera alla base di un corretto
rapporto tra popoli diversi ma sostanzialmente uniti.
Roberto
Filippi
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