UN
TESORO RITROVATO
entro
aprile 2003
Trieste
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Ingresso:
Catalogo:
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TESTIMONIANZE
DELL'ISTRIA ITALIANA
Tra i lutti
ed i dolori che l'ultima guerra ha sparso abbondantemente
per il mondo c'è la vicenda dell'esodo dalle coste di
Istria e Dalmazia di popolazioni etnicamente italiane,
lì vissute da tempo immemorabile e almeno dal medioevo
sotto la sovranità della Repubblica di Venezia.
Queste comunità furono duramente colpite dalla guerra e
alla sua fine preferirono abbandonare i luoghi avendo
constatato che i vincitori avevano iniziato a far pagare,
e con molti interessi, i torti subiti in precedenza.
Le popolazioni fuggirono con pochissimi beni lasciando le
loro case, le antiche chiese, i tanti edifici pubblici su
cui campeggiava il Leone di San Marco. Ma qualcosa si è
salvato, un certo numero di opere d'arte, provenienti in
maggior parte da Pirano e Capodistria, fu evacuato per
tempo e portato a Roma dove rimasero per decenni nei
magazzini, quasi ignorate.
Sono dipinti di Paolo Veronese, di discepoli di Giovanni
Bellini, di Alvise Vivarini, del Carpaccio, di
Giovanbattista Tiepolo; a loro si aggiungono oggetti di
oreficeria rinascimentale, una scultura in bronzo
dell'Algardi, finita chissà come ai confini dello stato
veneto, e altri manufatti bronzei di Tiziano Asperti. Un
insieme di reperti, non molto numeroso ma di alta
qualità, che fu allontanato da una zona dove correva
pericolo e ricoverato in luoghi più sicuri.
Tenuti nei magazzini della Soprintendenza di Roma furono
trasferiti nel 1970 nei depositi di Palazzo Venezia e
soltanto nel 1990 furono oggetto di una seria e
scientifica ricognizione.
Queste opere ora attendono un accurato restauro ed una
decisione sulla loro sorte: c'è infatti un delicato ed
intrigante quesito sulla loro proprietà. Devono seguire
lo "ius loci" e tornare alle chiese e agli
edifici per i quali furono concepite? Oppure si deve
tener presente che furono commissionate, e pagate, dalle
comunità italiane delle varie cittadine e che come
proprietà private hanno seguito i discendenti degli
originari proprietari? Il Sottosegretario Sgarbi, pur non
escludendo che per motivi politici si possano assegnare
le opere alla Slovenia, ha spiegato che il titolo
giuridico di proprietà italiana è perfetto.
Si tratta di beni culturali già in territorio del regno
d'Italia, spostati nel 1940/41 e non contemplati dai
Trattati di Pace che prevedono la restituzione di opere
trasferite dal 1947; inoltre un'altra sessantina di
pezzi, della stessa provenienza, sono esposti da anni a
Mantova senza problemi.
Inoltre Sgarbi ha preso contatto con il Comune di Trieste
che si è dichiarato disponibile a finanziare il restauro
delle opere e di reperire un idoneo locale per la loro
esposizione nell'ottica del ripristino di quel rapporto
culturale intenso e stretto che c'era tra la città
giuliana ed il suo retroterra, purtroppo ora se non
spezzato sicuramente molto allentato.
Roberto
Filippi
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