L'EUROPA
CENTRO-ORIENTALE E LA NATO DOPO IL 1999.
Il nuovo assetto politico strategico dell'Europa
di Federico
Argentieri
Milano, Franco Angeli, 2000
(Centro militare di studi strategici CeMISS, 1136.1.7)
124 p., tab., 23 cm.
sunto in inglese a pag. 123
ISBN 88.464.2913.3
L. 26.000
Nella scrittura del volume - traduzioni comprese - hanno
collaborato sia militari che civili: il brig.gen. (aus)
Savino Onelli, il dott. Andrea Blais, la dott.ssa
Federica Lodato, il dott. Angelantonio Rosato, il prof.
Gyözö Szabò, la dott.ssa Marina Astrologo e la
dott.ssa Simona Nicolosi.
Nella terza appendice è riportato infine il testo della
Carta di partenariato fra gli Stati Uniti d'America e le
tre repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania (1998).
Editore Franco Angeli:
www.francongeli.it
CASD/CeMISS:
www.centroaltistudi.difesa.it
KFOR Press and Information Centre
www.kforonline.com/news/updates.htm
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I NUOVI SCENARI
EUROPEI
Il volume, commissionato dal CeMISS e coordinato da
Federigo Argentieri e presentato ufficialmente a giugno a
Roma nella sede dell'Accademia Polacca delle Scienze in
presenza di tre ambasciatori delle repubbliche baltiche,
fa il punto sulla situazione geopolitica della zona
centroeuropea, considerata orientale ai tempi della
Guerra Fredda ma reintegrata ora nell'Occidente. E' un
arco di paesi in realtà anche diversi fra loro per
lingua, cultura, basi economiche e ordinamenti politici,
ma con una base comune: si sono formati o ricostituiti
dopo la fine dell'URSS e gravitano ora verso l'Europa e
la Nato. Alcuni ormai ne fanno anche parte integrante,
come la Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria,
partecipando anche alle missioni prima Ifor e poi Kfor.
Processo che ha visto difficoltà non lievi e che appare
tuttora incompleto, ma appare proiettato verso il futuro.
Paesi come la Polonia o l'Ungheria si sono riconquistati
un ruolo importante nella diplomazie e nella stabilità
dell'Europa, la quale ha visto tra l'altro la Nato
impegnata in guerra nei Balcani anziché in difesa
dell'Elba o del Danubio.
Ma restano aperti molti problemi. Da nord a sud, eccone
una sintesi: la Bielorussia non ha sviluppato una vera
democrazia; Kaliningrad resta un'isola russa staccata
dalla madrepatria; le tre repubbliche baltiche -
Lituania, Lettonia ed Estonia - pur ansiose di entrare
nella Nato, non potranno farlo finché il loro ingresso
minaccia la sicurezza della Russia e quindi la loro
stessa sicurezza. Scendendo più giù, Slovacchia,
Moldavia, Romania e Bulgaria hanno ancora economie di
transizione, sistemi politici non sempre adeguati agli
standard europei e - dal punto di vista militare -
dispositivi di sicurezza obsoleti.
Il libro fornisce dati aggiornati sulla situazione
economica, politica e militare di ciascuno dei paesi in
elenco, dati sono integrati anche da elementi di storia
bilaterale fra singole nazioni dalla storia e dai confini
labili. Elemento di stabilità rimane per la maggior
parte di esse proprio l'integrazione con entità
sovranazionali piuttosto che l'esasperazione dei
nazionalismi locali. Non a caso l'Ungheria prima di
essere accolta nella Nato ha dovuto firmare nel 1996 un
trattato con la Romania (riportato per intero nella prima
appendice, alle pagine 106-116). Viene anche ripercorso
il laborioso cammino che ha portato dal 1992 in poi
all'InCE (Iniziativa centro europea, vedi seconda
appendice alle pagine 91-105), erede della Quadrangolare
(1990), organo di consultazione collettiva e di
coordinamento dei paesi dell'Europa centrale. Attualmente
i membri dell'InCE sono 16, la Moldavia essendo entrata
nel 1996.
Marco
Pasquali
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