ex-@rt magazine 
oltre l'arte
n. 2 - maggio - agosto 2001
Beni Culturali - Libri Saggistica
bordline contemporanea beni culturali




L'EUROPA CENTRO-ORIENTALE E LA NATO DOPO IL 1999.
Il nuovo assetto politico strategico dell'Europa
di Federico Argentieri
Milano, Franco Angeli, 2000
(Centro militare di studi strategici CeMISS, 1136.1.7)
124 p., tab., 23 cm.
sunto in inglese a pag. 123
ISBN 88.464.2913.3
L. 26.000

Nella scrittura del volume - traduzioni comprese - hanno collaborato sia militari che civili: il brig.gen. (aus) Savino Onelli, il dott. Andrea Blais, la dott.ssa Federica Lodato, il dott. Angelantonio Rosato, il prof. Gyözö Szabò, la dott.ssa Marina Astrologo e la dott.ssa Simona Nicolosi.

Nella terza appendice è riportato infine il testo della Carta di partenariato fra gli Stati Uniti d'America e le tre repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania (1998).

Editore Franco Angeli:
www.francongeli.it
CASD/CeMISS:
www.centroaltistudi.difesa.it
KFOR Press and Information Centre
www.kforonline.com/news/updates.htm

I NUOVI SCENARI EUROPEI

Il volume, commissionato dal CeMISS e coordinato da Federigo Argentieri e presentato ufficialmente a giugno a Roma nella sede dell'Accademia Polacca delle Scienze in presenza di tre ambasciatori delle repubbliche baltiche, fa il punto sulla situazione geopolitica della zona centroeuropea, considerata orientale ai tempi della Guerra Fredda ma reintegrata ora nell'Occidente. E' un arco di paesi in realtà anche diversi fra loro per lingua, cultura, basi economiche e ordinamenti politici, ma con una base comune: si sono formati o ricostituiti dopo la fine dell'URSS e gravitano ora verso l'Europa e la Nato. Alcuni ormai ne fanno anche parte integrante, come la Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria, partecipando anche alle missioni prima Ifor e poi Kfor. Processo che ha visto difficoltà non lievi e che appare tuttora incompleto, ma appare proiettato verso il futuro. Paesi come la Polonia o l'Ungheria si sono riconquistati un ruolo importante nella diplomazie e nella stabilità dell'Europa, la quale ha visto tra l'altro la Nato impegnata in guerra nei Balcani anziché in difesa dell'Elba o del Danubio.

Ma restano aperti molti problemi. Da nord a sud, eccone una sintesi: la Bielorussia non ha sviluppato una vera democrazia; Kaliningrad resta un'isola russa staccata dalla madrepatria; le tre repubbliche baltiche - Lituania, Lettonia ed Estonia - pur ansiose di entrare nella Nato, non potranno farlo finché il loro ingresso minaccia la sicurezza della Russia e quindi la loro stessa sicurezza. Scendendo più giù, Slovacchia, Moldavia, Romania e Bulgaria hanno ancora economie di transizione, sistemi politici non sempre adeguati agli standard europei e - dal punto di vista militare - dispositivi di sicurezza obsoleti.

Il libro fornisce dati aggiornati sulla situazione economica, politica e militare di ciascuno dei paesi in elenco, dati sono integrati anche da elementi di storia bilaterale fra singole nazioni dalla storia e dai confini labili. Elemento di stabilità rimane per la maggior parte di esse proprio l'integrazione con entità sovranazionali piuttosto che l'esasperazione dei nazionalismi locali. Non a caso l'Ungheria prima di essere accolta nella Nato ha dovuto firmare nel 1996 un trattato con la Romania (riportato per intero nella prima appendice, alle pagine 106-116). Viene anche ripercorso il laborioso cammino che ha portato dal 1992 in poi all'InCE (Iniziativa centro europea, vedi seconda appendice alle pagine 91-105), erede della Quadrangolare (1990), organo di consultazione collettiva e di coordinamento dei paesi dell'Europa centrale. Attualmente i membri dell'InCE sono 16, la Moldavia essendo entrata nel 1996.

Marco Pasquali