ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 3
settembre - dicembre 2001

Beni Culturali - Libri d'Arte
bordline contemporanea beni culturali






Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena
Via Emilia Centro 43 
Tel. 059/239888

 

CHIESA DI S. VINCENZO

Da molti anni le Banche pubblicano volumi d’arte; sono generalmente utilizzati per propaganda ed omaggi ma molto spesso hanno un elevato valore scientifico ed un’ottima veste editoriale. Su questa posizione si è posta la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che ha iniziato una serie di volumi tesi ad illustrare i principali monumenti della città. Dopo quelli relativi al Duomo e al Palazzo Ducale appare ora quello sulla chiesa di S. Vincenzo; è un edificio di culto di rilevanza locale e non ben conosciuto dagli stessi modenesi per le vicende storiche che hanno contraddistinto i suoi tre secoli e mezzo di vita e che il volume illustra in maniera esauriente. La chiesa, sita in corso Canalgrande, fu costruita alla metà del ‘600 dal Cardinale Alessandro d’Este per legato testamentario della madre, una principessa di Savoia, e fu affidata originariamente ai Chierici Regolari Teatini; l’edificazione fu laboriosa e durò per più di un secolo, la facciata è della metà del ‘700. Soppressi i Teatini passò agli Agostiniani a loro volta allontanati nel 1796 e divenne parrocchia finché il 13 maggio 1944 un devastante bombardamento distrusse l’abside ed il transetto infliggendo anche danni alle opere d’arte dell’interno. Dopo la guerra di discusse se demolirla completamente o parzialmente ma alla fine prevalse la volontà di restaurarla e i lavori durarono dal 1948 al 1954 ripristinando parzialmente l’aspetto interno ed esterno della chiesa. L’edificio ,saltuariamente officiato, restò però in stato di abbandono finché qualche anno fa la Fondazione decise di completare i restauri e con una spesa di due miliardi e mezzo ha potuto riaprirla completamente risistemata. Alcune ferite sono rimaste, manca completamente la decorazione ad affresco della cupola, gran parte di quella dell’abside e molti stucchi sono purtroppo spariti. Quello che resta, comunque, è un bellissimo esempio di arte barocca: per la facciata e la cupola esistono disegni di Guarino Guarini, grande architetto del tardo seicento, anche se la realizzazione fu di altri e in altra epoca, le sette cappelle hanno gli arconi decorati di pregevoli stucchi rappresentanti angeli e sugli altari quadri di buoni autori tra il tardo ‘600 e il primo ‘800. Nella prima cappella a sinistra una grande tela di quasi tre metri per due, opera del Guercino, rappresenta la Madonna con S. Giovanni e S. Gregorio; fu pagata dal duca Francesco I nel 1630 ben trecento ducatoni d’argento. Nell’abside restano solo parte degli affreschi che un tempo coprivano le pareti e la cupola e sull’altar maggiore c’è un ciborio a forma di tempietto in marmi variegati con piccole statue di santi. Colpito dalle bombe fu sbriciolato e poi ricostruito con un’opera paziente e accurata. Particolarmente interessante è un locale sul retro della chiesa costruito nei primi decenni dell’800 e utilizzato come sepolcreto delle famiglie regnanti Este e Asburgo Este. Ci sono dei pregevolissimi monumenti in stile neoclassico in parte provenienti da altre chiese e traslati a S. Vincenzo a fine ‘800; particolarmente drammatica è la tomba dell’arciduca Ferdinando, morto nel 1849 di febbre tifoidea contratta visitando un ospedale, vivacissimo è il contrasto tra la figura immobile dell’arciduca in uniforme e un moribondo, seminudo, nel letto con i lineamenti stravolti dall’agonia mentre un frate lo benedice. Accanto alla chiesa il bell’edificio del convento dei Teatini che dai primi dell’800 ha subito varie vicende finendo sede del Tribunale. Un libro interessante e piacevole che spinge ad attendere con impazienza gli altri volumi che seguiranno per illustrare gli edifici più importanti della bella città emiliana.

Roberto Filippi