GIRLS
di Nic Kelman
Roma, Fazi editore, 2004
(Collana Lain, 7)
21 cm, pag. 206
ISBN 88.8112.479.3
Euro 12,50
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LE VITE PARALLELE
Addirittura allievo di Noam Chomsky e di Marvin Minsky al MIT, Nick Kelman è uno scrittore trentenne americano considerato assai trasgressivo e questo è il suo romanzo d’esordio. Il suo percorso si snoda seguendo due tipi di coppie: quelle asimmetriche e quelle stanche. Descritte in modo alternato, fra citazioni colte e accademiche (ma tratte soprattutto dall’Iliade), si dipanano ciniche descrizioni di incontri fra uomini maturi e ragazze molto, troppo giovani. Nessuno è innocente: i maschi son uomini d’affari che usano potere e ricchezza per avere quello che ancora manca loro; le ragazze invece conoscono bene il loro potere di seduzione e lo usano spregiudicatamente per partecipare di un mondo non loro. In parallelo, un Io narrante descrive in soggettiva il progressivo sfaldarsi di una serie di coppie mature: anch’esse ricche e potenti, ma usurate. Tanti i personaggi, c’è la giovanissima prostituta coreana consigliata dal capo e - in parallelo - chi è sul viale del tramonto, come l’ex top model mollata dall’industriale. Alla fine, la varietà delle storie crea piuttosto un effetto di immanenza: come se in fondo a sfilacciarsi fosse sempre la stessa coppia, sempre lo stesso dirigente a trasgredire. Lui esprime potere o teme di perderlo, lei quel potere lo vuole. Anche se Kelman avverte che talvolta può capitare a tutti, in realtà descrive solo un mondo di ricchi e ci tiene a marcare le modeste origini delle ragazze. Lussuria tanta, amore zero. O quasi: Cassandra è realmente innamorata del migliore (?) amico di papà. Gli si offre senza condizioni, lo provoca e la relazione va avanti nella stupenda villa hollywoodiana dove tutti convivono. Ma quando lui l’abbandona, lei piange: il suo era amore. Stranamente, il nome della ragazza nulla ha a che vedere con le fin troppe citazioni omeriche che affastellano il libro: tanti eroi per dire alla fine che anche loro erano uomini. Deboli anche le parti teoriche, come quella sul femminismo americano. E’ come se Kelman da un lato voglia mostrare il mondo per quello che è (i ricchi comprano, i poveri si vendono), salvo poi compensare il cinismo con la citazione colta o l’analisi sociologica. Questo non toglie che le descrizioni d’ambiente sono gradevoli e dinamiche, e credibili le motivazioni dei personaggi. In fondo, la rabbia che prova il lettore non è tanto per gli accoppiamenti squilibrati, ma piuttosto per il razzismo classista che li sottende: qui gli uomini son tutti ricchi e potenti, le ragazze son tutte nate povere. E siccome il lettore medio è tale anche nel reddito, l’adrenalina sale. Ma è la fiera delle vanità: al di là della superpotenza sessuale, nel libro aleggia infatti un gran senso di morte, ben occultato dalla frenesia sessuale. Quei ricchi vogliono a tutti i costi restare giovani: si assorbe la gioventù altrui per ritardare la propria morte. E sono proprio le storie parallele – le coppie logorate – a dare la cifra del libro.
Marco
Pasquali
11 ottobre 2004
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