MEMORIE
PERDUTE
di Rosa
Liksom,
traduzione di Delfina Sessa
Artemisia edizioni, 2003,
ISBN 951.97294.9.6
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DALLA LAPPONIA AL LIBANO
Artemisia è una piccola casa editrice finlandese che si
occupa di far conoscere la letteratura italiana ai
finlandesi e viceversa. E' così che al nord hanno
conosciuto Dacia Maraini, la rivista Lengua (dove
scriveva anche Pasolini), mentre ora noi leggiamo
finalmente Rosa Liksom, una giovane scrittrice che ho
anche conosciuto quando pochi giorni fa ha presentato a
Roma questo strano libro. Ecco come si presenta da sola:
Sono nata nella Lapponia finlandese, all'estremo nord del
Paese. I miei genitori coltivavano la terra ed allevavano
renne. Mi sono trasferita a Helsinki all'età di 17 anni.
Lavoravo come manovale e studiavo antropologia
all'università. Da giovane occupavo case e abitavo in
collettivi in diverse parti dell'Europa. Ho abitato
quattro anni a Copenaghen, molte estati le ho trascorse a
Parigi nonché nella Mosca dell'era brezneviana. I tre
primi libri li ho scritti a Cristiania, tra il lavoro in
panificio e un altro come aiuto commessa. Sono tornata a
vivere a Helsinki nel 1987. Oltre a scrivere libri, dal
1985 dipingo e faccio cortometraggi. Ho fatto dei
fumetti, libri da colorare e libri per bambini. La
scrittura e l'arte sono per me un modo di vivere. Faccio
tutto questo perché ne provo un enorme piacere.
Rosa Liksom ha scritto sette raccolte di novelle e due
romanzi, opere ormai tradotte in una decina di lingue.
Memorie perdute è il suo primo libro tradotto in
italiano. Difficile descriverlo: l'autrice ha scelto il
genere della prosa breve, e spesso la sua opera è più
simile ad a uno schizzo o ad un cortometraggio che non a
una narrazione. Manca un vero intreccio, il narrato si
esprime per sottrazione, e al lettore è affidato il
compito di decifrare il linguaggio del testo e del gioco
in cui il testo lo confonde. È allora la sostanza del
narrato a ricomporre l'universo narrativo di Rosa Liksom,
a restituire un senso alla molteplicità dei personaggi e
agli spezzoni di vita. Ma non per questo si può parlare
di minimalismo.
Gli eroi dei racconti è gente semplice che si esprime in
prima persona, circondata dal vuoto e dal senso del
distacco. Curiosa la storia del casco blu finlandese che
si ritrova in Libano con la testa piena dei racconti
paterni della Guerra d'Inverno. Pochi personaggi riescono
a stabilire con una donna o con un uomo un rapporto
stabile. Sono personaggi "minimi", colti in un
attimo, in un breve lasso di tempo. Parlano in modo
semplice, quasi elementare. Ordinari, sembra suggerire
Rosa Liksom, perduti nella memoria, spesso marginali
nella scala sociale. Nell'ultima novella una famiglia di
giovanissimi vive una vita nomade, su aleggia un modello
evangelico. La follia dell'assurdo e quella del reale
lasciano intravedere, in una zona indefinita al confine
della narrazione, il sorriso dell'occhio che osserva,
della mente che immagina.
Marco
Pasquali
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