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UNA CHIESA DI QUASI MILLE ANNI Verso la fine dellundicesimo secolo tra i pochi abitanti della zona semi popolata e cosparsa di antiche rovine dove ora è Piazza del Popolo si sparse una cupa leggenda che parlava dello spirito inquieto di Nerone aggirantesi nei dintorni di Porta Flaminia dove si riteneva fosse situato il suo sepolcro. Nel 1099 Papa Pasquale II decise di esorcizzare il fantasma e fece costruire una piccola cappella, S. Maria Populi Romani; intorno al 1230 la cappella fu ampliata da Papa Gregorio IX che vi trasferì dal Sancta Sanctorum del Laterano unimmagine acheropita della Madonna col Bambino tuttora sullaltare maggiore dellattuale chiesa pochi anni dopo affidata agli Agostiniani che ancor oggi la officiano. Verso lultimo quarto del 400 Papa Sisto IV, devotissimo alla Vergine, commissionò una serie di lavori che interessarono le cappelle sul lato destro destinate ad ospitare le tombe di suoi parenti; successivamente avviò altri importanti lavori di cui lasciò traccia in due lapidi che affiancano la porta principale. La facciata fu ricostruita da un architetto ignoto anche se gli storici dibattono se sia da attribuire a Baccio Pontelli o a Meo del Caprina, a Jacopo da Pietrasanta o addirittura ad Andrea Bregno. Di questultimo sono opere certe laltar maggiore a forma di antico arco romano, ora in sagrestia, ed alcuni pregevoli monumenti funerari. Il Pintoricchio e suoi allievi decorarono le cappelle sul lato destro. Sotto Alessandro VI Donato Bramante sistemò il coro dietro laltar maggiore e con Giulio II il Pintoricchio ne decorò la volta ed il Marcillat eseguì le vetrate istoriate, sempre nel coro il Sansovino eresse due grandi monumenti sepolcrali per il Cardinale Ascanio Sforza e per un parente del Papa. Nel 1513 Raffaello iniziò la ricostruzione della Cappella Chigi continuata dal Lorenzetto mentre il Salviati eseguì su lastre di peperino la Nascita della Vergine. Una seconda serie di interventi si ebbe nel 600, secolo che si aprì con il Caravaggio e Annibale Carracci al lavoro nella Cappella Cerasi, il primo dipinse la Crocefissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo il secondo l Assunzione della Vergine sullaltare. Seguirono la decorazione della Cappella Mellini ad opera di Giovanni da San Giovanni e della cupola e dei pennacchi con affreschi di Raffaele Vanni; Bernini intervenne su navata, facciata e transetto su commissione di Alessandro VII. La facciata fu arricchita da volute barocche, la navata fu decorata da un festone in stucco ondulato sul quale è assisa una teoria di figure femminili, il transetto destro ospitò un sontuoso organo con apposto un grande stemma Chigi. Un fastoso altare maggiore sostituì il precedente. Allultimo decennio del 600 risale il rinnovamento della Cappella Cybo con profusione di marmi colorati per opera di Carlo Fontana e con pala daltare di Carlo Maratta. Nei secoli XVIII e XIX larricchimento artistico della chiesa proseguì con numerose memorie funerarie culminanti con quella di un Chigi caduto nella battaglia di Adua nel 1896. Allinizio dell800 la chiesa ed il grande convento adiacente furono interessati dai lavori progettati dal Valadier per la sistemazione di Piazza del Popolo e la costruzione della salita al Pincio ed il convento fu demolito. Fu ricostruito nella attuale posizione a fianco della chiesa unitamente alledificio di fronte, ora caserma dei Carabinieri, a cui per simmetria neoclassica fu imposta una facciata delle stesse dimensioni e forma di quella della chiesa. Il complesso a seguito delle leggi eversive di fine ottocento fu confiscato ed è attualmente di proprietà demaniale gestito dal Fondo per il Culto. Questa per sommi capi la storia di un edificio che è un contenitore artistico di estremo interesse con opere che vanno dal XIII al XIX secolo, alcune di rilevanza eccezionale altre più modeste ma comunque meritevoli di un posto nella storia dellarte. Per secoli la chiesa e quanto in essa contenuto sono stati oggetto di studi e di compilazione di guide di vario genere, ultimo lavoro sullargomento è la pubblicazione, edita dal Poligrafico dello Stato in due volumi di pregevole aspetto, a cura di Maria Richiello e Ilaria Miarelli Mariani che oltre ad aver scritto alcuni capitoli hanno coordinato il lavoro di oltre trenta studiosi che hanno esaminato in maniera minuziosa la chiesa sotto laspetto storico ed artistico. Lopera di quasi mille pagine con oltre cinquecento illustrazioni è suddivisa in tre sezioni; la prima con 8 capitoli per circa 200 pagine prende in esame la topografia della zona sin dallepoca romana e fornisce notizie generali su pittura e scultura, esplicativi i capitoli scritti dalle curatrici, la pittura della Miarelli Mariani e i grandi lavori del Valadier della Richiello. La seconda sezione con 24 capitoli per oltre 450 pagine prende in esame la storia delledificio attraverso le cappelle Chigi, Cerasi, Mellini, Cybo, laltar maggiore, la cupola, le vetrate, un capitolo si interessa anche dei perduti affreschi del Pintoricchio nel Chiostro Grande demolito. La terza sezione con quasi 200 pagine esamina i restauri effettuati nella chiesa nel XX secolo ed i loro risultati fornendo anche un accurato regesto degli ultimi cinquanta anni a cura della Richiello, una dettagliatissima cronologia della storia della chiesa e una ricca bibliografia di oltre 70 pagine. Unopera titanica che non lascia inesplorato alcun aspetto artistico e storico della chiesa e che è un punto fermo che difficilmente potrà essere superato in ampiezza, precisione, scientificità. Unico piccolo neo, comune a tutte le pur piacevoli pubblicazioni del Poligrafico, è il prezzo. Roberto Filippi |