CASINA VALADIER
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CASINA VALADIER
E’ opinione diffusa ma inesatta che il Pincio faccia parte di Villa
Borghese, i due parchi sono stati uniti con un cavalcavia soltanto circa
un secolo fa a cura del Comune di Roma, ma le loro storie precedenti
sono diverse. La Villa si formò ai primi del ‘600 per opera del Cardinal
Borghese che acquistò ed unì varie precedenti proprietà e tale opera di
accrescimento durò sino alla prima metà dell’800, per il Pincio si
ebbero vicende del tutto differenti. Era un colle alto e scosceso che
cadeva a picco da una parte sull’attuale via del Muro Torto, dall’altra
su Piazza del Popolo; in epoca romana per l’amenità dei suoi giardini
era noto come “collis hortulorum”, in età classica vi sorgevano gli
Horti Luculliani e gli Horti Aciliorum che in età tardo antica si
trasformarono in una ricca domus detta “Pinciana”, il grande terrapieno
noto ora come Muro Torto altro non è che il grandioso muraglione di
terrazzamento che recingeva i fianchi del colle la cui spianata
superiore era popolata di giardini e di piccoli padiglioni, resti dei
quali tra cui una grande cisterna sono stati ritrovati nel corso di
scavi effettuati tra il piazzale del Pincio e i giardini dell’Accademia
di Francia a Villa Medici. Tra l’altro nella zona correva il condotto
sotterraneo dell’Aqua Virgo che alimentava le Terme di Agrippa situate
vicino al Pantheon. Dopo un salto di molti secoli il Pincio riappare nel
Medio Evo inserito nelle proprietà del Convento degli Agostiniani di
Santa Maria del Popolo, trasformato in orti e vigne per il sostentamento
dei frati e dei loro assistiti. In questa zona, ormai a vocazione
agricola, gli Agostiniani cominciarono nel 1617 la costruzione di un “casone”,
sopra l’antica cisterna romana nota come il “cantinone”, edificio che
appare per la prima volta nella pianta di Roma del Maggi del 1625 e che
per quasi due secoli mantenne una modesta destinazione funzionale legata
allo sfruttamento del terreno. Poi all’inizio dell’800 si avviò
l’avventura napoleonica e nel primo decennio del secolo le autorità
francesi decisero di creare un grande parco ad uso civico e la scelta
cadde sul Pincio espropriato ai frati; furono presentati vari progetti
finché prevalse quello del Valadier che prevedeva una serie di scalinate
e di strade che salivano al colle inquadrate in un alternarsi
scenografico di statue, fontane, colonne, alberi, praticamente quello
che si vede attualmente. I lavori durarono molti anni e terminarono ben
dopo il rientro del Papa a Roma e portarono alla costruzione di un
bellissimo parco pubblico, il primo della città, nell’attività fu
coinvolto anche il “casone” che il Valadier modificò profondamente
rivestendolo di un elegante porticato neoclassico che dette all’edificio
l’aspetto di una villa palladiana. La nuova “casina” fu adattata a
locale pubblico come “caffeaus” assumendo, dal suo costruttore, il nome
di Casina Valadier vezzosamente affrescata nel suo interno da pittori
neoclassici, all’epoca di buon nome, Parravani, Zecchini, Quadrini,
Santucci. Il locale fu di gran moda dopo che Roma divenne capitale
d’Italia e fu frequentato dalle classi più elevate apparendo quale
centro di mondanità celebrato da D’Annunzio mentre l’intero Pincio
veniva attrezzato come pubblico passeggio e ornato con molte erme
marmoree di italiani illustri; nel 1906 fu unito a Villa Borghese
mediante un cavalcavia che raggiunge le mura urbane e che non permette
apprezzare l’originale topografia dei luoghi e l’elevazione del colle
del Pincio. Nei primi decenni del ‘900 la Casina Valadier ospitò un
ristorante di lusso decorato con un ulteriore ciclo di dipinti a tempera
di stile liberty. Nel secondo dopoguerra iniziò un lento declino fino al
quasi abbandono negli anni ottanta del novecento finché grazie
all’interessamento del Comune sono iniziati i restauri che hanno
finalmente ripristinato l’edificio che è stato dato in concessione alla
“Grandi Cucine S.p.A.” affinché torni ad essere un polo di mondanità e
di aggregazione sociale e culturale. La storia del Pincio e della sua
“Casina” è ripercorsa in un volume recentemente edito da Electa dal
titolo “La Casina Valadier. L’edificio ed il suo sito”. Nelle
duecentotrenta pagine organizzate in vari capitoli si dipana la storia
del colle e dell’edificio suddivisa in tre parti “Il Pincio
nell’antichità”, “L’edificio ed il suo sito” e “Il recupero”; gli autori
Alberta Campitelli e Alessandro Cremona esaminano la storia del colle
dall’epoca romana all’odierna, il sorgere dell’edificio, le sue varie
trasformazioni, la sua storia, la sua destinazione finale ed infine
l’accurato restauro che ha restituito ai romani la pregevole casina. Il
tutto in una suggestiva veste editoriale con un corredo di numerose e
splendide fotografie.
Roberto Filippi
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