|
SANT’ANDREA DELLA VALLE: LA CHIESA IN UN LIBRO
Perché la chiesa di Sant’Andrea della Valle ha questo nome? Perché
vicino c’era, e c’è, il Palazzo del Cardinal Della Valle? o perché in
tempi remoti in zona c’era un avvallamento? Pare che questa sia la vera
origine, comune anche alla vicina chiesa della “Vallicella”, dovuta ad
un grande fossato, detto Euripo, che dalle Terme di Agrippa, vicino al
Pantheon, portava l’acqua al Tevere e che è visibile ancora nei
sotterranei di Palazzo della Cancelleria. Originariamente la topografia
del luogo era molto diversa, mancava Corso Vittorio Emanuele, al suo
posto c’erano vie e viuzze di orientamento simile dirette al fiume,
c’era una piazzetta, detta di Siena, su cui prospettava il palazzotto
dei Piccolomini, fatto costruire da Papa Pio II, ed una chiesetta
dedicata a San Sebastiano. Nel 1524 fu fondato l’Ordine dei Chierici
Regolari, detti Teatini, per opera del Cardinal Carafa, poi Papa Paolo
IV, e di Gaetano Thiene, poi San Gaetano, e si pensò di dargli una sede
di prestigio. Tutto il preesistente fu demolito e nel 1591 il Cardinal
Gesualdo pose la prima pietra di una nuova chiesa dedicata a Sant’
Andrea, per legato della duchessa di Amalfi che aveva donato parte
dell’area, e a San Sebastiano in ricordo dell’antica chiesa. I lavori
durarono anni con il patrocinio del Cardinal Peretti Montalto e l’opera
di Carlo Maderno, aiutato dal Borromini, e nel 1622 fu completata la
cupola, la più alta di Roma dopo quella di San Pietro, nel 1650 il
tempio fu consacrato e nel 1665 Carlo Rainaldi eresse la facciata.
Questa è a due ordini sovrapposti con statue scolpite da scultori di
scuola berniniana; ridotta quasi nera dallo smog è stata restaurata una
decina di anni fa ma si sta già avviando a riscurirsi. L’interno, nel
quale è stato ambientato il primo atto della Tosca, è a croce latina con
tre cappelle per lato a pianta rettangolare con volta a cupola; la
navata centrale è stata decorata nel tardo ottocento da artisti ora poco
noti. L’abside è un trionfo di figure e di colori: il catino è opera del
Domenichino e illustra episodi della vita di Sant’Andrea, più in basso
tre giganteschi affreschi di Mattia Preti mostrano la morte e la
sepoltura del santo. Spettacolare la cupola dipinta dal Lanfranco con un
turbinio di santi, beati, angeli, che si avvolgono in una lunga teoria
che si avvicina al Cristo posto al centro; archetipo delle cupole
barocche si rifà a quella del Correggio nel San Giovanni di Parma. I
peducci della cupola sono opera del Domenichino e di celebri autori
anche molte pale d’altare: Di poco meno importante il patrimonio
scultoreo a partire dalle due grandi tombe tardo quattrocentesche dei
Papi Pio II e Pio III, provenienti dall’antica Basilica di San Pietro e
trasferite dopo la demolizione, la Cappella Ginnetti, opera di Carlo
Fontana, con busti secenteschi di membri della famiglia, la Cappella
Strozzi con copie di statue di Michelangelo, il. monumento al Conte
Thiene opera di Domenico Guidi e la Cappella Barberini ricca di statue
tardo cinquecentesche tra cui una di Pietro Bernini. La ricca storia
della chiesa è narrata in uno splendido volume d’arte, edito da Skira,
opera di Alba Costamagna, Daniele Ferrara e Cecilia Grilli, che hanno
ripercorso l’intera vicenda dell’edificio, degli autori, dei
committenti, degli interventi che si sono succeduti per più secoli.
Negli ultimi quindici anni varie Amministrazioni Statali hanno
finanziato ed effettuato una serie di restauri che hanno restituito alla
chiesa il suo aspetto fastoso e solenne. Il volume, di ottima veste
grafica, è corredato da una numerosa serie di fotografie delle varie
opere d’arte, anche prima e dopo il restauro, ed è costituito da
esaurienti e chiari capitoli sulla storia ed i restauri della chiesa.
Roberto Filippi
|