Editoria & Libri d'Arte
sommario
INDICE
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LE VITE DEGLI ARTISTI DI GASPARE CELIO
«Compendio delle Vite di Vasari con alcune altre aggiunte»
Riccardo Gandolfi
Prefazione di Alessandro Zuccari
Biblioteca dell'«Archivum Romanicum»
Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia, vol. 504, 2021, 392 pp.
ISBN: 9788822267023
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Le Vite degli artisti di Gaspare
Celio
Cosa ha spinto Riccardo Gandolfi, Archivista di
Stato, a voler confezionare questo volume edito dalla Olschki? Senza
dubbio i suoi studi, la professionalità acquisita negli anni. Ma non
solo. Sicuramente la curiosità, dell’aver scoperto un manoscritto
autografo delle ‘Vite degli artisti’ di Gaspare Celio (1571 – 1640),
pittore, scrittore, matematico, architetto civile e militare, esponente
del tardo manierismo romano. La scoperta è avvenuta, mentre il Gandolfi
stava studiando il Celio attraverso i suoi dipinti, in gran parte andati
persi, prendendo come principale fonte sul pittore romano, quella di
Giovanni Baglione colma di livore nei suoi confronti. Lo studio sul
Celio è poi stato incoraggiato, come spiega nella prefazione di questo
volume, Alessandro Zuccari, a studiarne la produzione letteraria.
L’opera letteraria, scomparsa misteriosamente nella seconda metà del
Seicento, è stata ritrovata dalla volontà tenace del Gandolfi. Un
manoscritto presente nelle raccolte dello Stonyhurst College, in
Inghilterra, con la data della sua prima redazione 1614. L’idea di una
edizione critica trovò diversi ostacoli per la natura del testo.
Trattasi di un vasto ‘Compendio’ delle Vite vasariane, in polemica con
l’artista aretino concentrato sull’impianto ‘toscanocentrico’.
Gaspare Celio si è basato sulle due edizioni del Vasari, quella del 1550
e quella del 1568. A darci ulteriori particolari interviene Gandolfi,
che ci comunica quanto fosse per Celio, importante avere diversi
contatti per acquisire nuove informazioni. Con gli artisti Scipione
Pulzone, Giuseppe Valeriano, Federico Zuccari e altri; con gli esponenti
delle famiglie Farnese, Crescenzi e con altri studiosi. Il Celio redige
le Vite sotto forma di Compendio con profili sintetici. È proprio con
questo volume, che vengono prese in esame la sua attendibilità, sulle
informazioni inedite e sulle osservazioni.
Il testo del Gandolfi è suddiviso in tre parti: la prima per il saggio
introduttivo – dati biografici sull’artista, cronologia, struttura,
fonti del manoscritto. Viene sottolineata la centralità di Roma contro
l’impostazione, come si è detto prima, campanilistica di Vasari.
Il manoscritto rilegato nel XIX secolo è formato da 164 carte per un
totale di 328 pagine. Gaspare conclude la prima redazione delle Vite nel
1614, continuerà a integrare il testo fino alla sua morte avvenuta nel
1640.
La seconda parte è costituita dalle postille del Celio, sul primo tomo
delle Vite vasariane, conservato presso la Biblioteca Nazionale di
Firenze. Il testo integrale delle Vite degli artisti è presente nella
terza parte.
L’importanza dello studio approfondito del Gandolfi, sta nella
possibilità di accedere a una fonte secentesca che si riteneva perduta,
non si ritengono comunque, esaurite le indagini sulle Vite di Celio,
come afferma lo Zuccari. Il prezioso scrigno di questo volume contiene
oltre alle precise postille di Gaspare Celio, approfondimenti vari sul
manoscritto. Riferimenti e notazioni come il rapporto tra Celio e
Giovanni Baglione, lo splendore e la supremazia delle Arti a Roma,
mettendo in discussione l’opera vasariana.
Riferimenti diretti al Cavallini, senza per questo scomodare Giotto. Le
antichità presenti nell’Urbe e un giusto interesse per l’opera del
Correggio in rapporto alla capitale pontificia. La problematica
sull’antico si estende fino a Michelangelo. Viene messo in tutta
evidenza il peso dell’arte romana sulla formazione del Buonarroti. Si
viene a sapere, così, che secondo il Celio, gli affreschi prediletti da
Michelangelo si trovavano nelle Terme di Diocleziano, andando a
disegnare alcune figure gigantesche e incredibilmente distruggendo poi
gli affreschi, dopo averli riprodotti, perché non si venisse a sapere la
fonte dei suoi disegni.
Ma le riflessioni del Celio sull’importanza di Roma continuano e si
estendono a Sebastiano del Piombo, a Tiziano. Queste note ebbero grande
eco nell’opera del Bellori: ‘Vite de’ pittori, scultori e architetti’,
che definì ‘più goffo e maligno il Celio rispetto al Baglione’.
L’importanza della grandezza di Roma, viene testimoniata, attraverso i
secoli, nella pletora di incontri e reciproche influenze; una felice
sintesi tra le diverse tradizioni figurative italiane. Un altro
approfondimento del Celio fu il rapporto tra Correggio e Parmigianino a
Parma.
Il testo di Riccardo Gandolfi non solo ha portato alla luce una scoperta
importante, come suggerisce Alessandro Zuccari in prefazione, ma la sua
pubblicazione in tempi relativamente brevi, permetterà agli studiosi e
ai tanti interessati di avere un strumento in più, allo studio della
storia dell’arte del Cinquecento e del primo Seicento.
È un testo che pone tanti interrogativi. Lo scopo è quello di smontare
il ruolo centrale di Firenze e della Toscana, nella storia dell’arte,
spostando l’attenzione su Roma.
Ricca lettura per ognuno di voi
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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