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Libri


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La splendida. Venezia 1499-1509
Alessandro Marzo Magno
Editore: Laterza, 2019, pp. 280

EAN: 9788858135488

Prezzo: € 20,00

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Una Venezia splendida

Che cos’è che rende splendida la Venezia tra il 1499 e il 1509? L’autore di questo affascinante testo, Alessandro Marzo Magno, lo racconta in dodici capitoli.
Veneziano di nascita e milanese per lavoro, Marzo Magno è giornalista con laurea in storia e ha al suo attivo diversi libri pubblicati.
Il nucleo di questo libro è la Dominante, così veniva chiamata Venezia e ricostruendo tutta una serie di eventi si verrà a scoprire una Venezia fucina delle arti. È così che Venezia nel 1499 da potente, diverrà splendente, grazie alla sostituzione del ferro con l’oro. L’oro delle monete, da Ducato verrà chiamato Zecchino. Nel 1516 viene istituito il ghetto, tipica segregazione degli ebrei. Tre anni dopo nascerà Jacopo Robusti detto il Tintoretto, che insieme a Tiziano e Veronese caratterizzerà la pittura veneziana.
Il libro prende in esame undici anni di vita della città lagunare. Nell’arco di questo tempo ci saranno anche sconfitte militari, che non ostacoleranno ogni campo del sapere e del fare.

Alcuni esempi, come Giorgione che dipinge la ‘Tempesta’, esordisce Tiziano, muore Gentile Bellini, si inaugura la Torre dell’Orologio, brucia il Fondaco dei Tedeschi, Aldo Manuzio pubblica il primo libro tascabile della storia. Sempre nell’arco degli undici anni, presi in esame dall’autore, vengono a Venezia Albrecht Dürer, Erasmo da Rotterdam, Leonardo da Vinci.
È il tempo che nell’arco di una giornata, Venezia è capace di comprendere due avvenimenti come il fallimento, nel 1499, del banco Garzoni, la più importante banca della città e nel pomeriggio l’inaugurazione, da parte del Doge, della Torre dell’Orologio.

Il 1499 viene ricordato anche per un altro importante evento: si stampa il libro più bello del rinascimento, l’Hypnerotomachia Poliphili, meglio conosciuto come il Polifilio. Ne è editore Aldo Manuzio di Bassiano nel Lazio. Il prezioso testo, concepito per essere un’opera d’arte, ha la struttura delle pagine, basate su modelli matematici, impostati sulle direttive di Luca Pacioli. Sono inserite centosettantadue incisioni xilografiche. In passato attribuite a Bellini o a Mantegna, sono ora classificate come opera dell’incisore padovano Benedetto Bordon. Opera onirica con richiamo dantesco, il Polifilio è una specie di prosa umanistica che mescola italiano, veneziano, latino e greco. Il carattere di stampa utilizzato da Manuzio, il tondo, viene anche chiamato Bembo da Pietro Bembo, dove se ne parla nel secondo capitolo. In questo si parla ampiamente della lingua parlata e della costruzione di un idioma, oltre all’incontro tra Bembo e Manuzio. Un’eredità, quella di Pietro Bembo, che è arrivata fino a noi con un italiano dalle forme trecentesche. Anche l’Ariosto, nel rivedere la terza edizione dell’Orlando Furioso, lo farà basandosi sulle Prose bembiane.

Ma il 1500, ci ricorda l’autore di questo testo, viene sottolineato non solo per le basi della lingua italiana contemporanea, ma anche per i presupposti della moderna cartografia. È il prima e il dopo della veduta prospettica di Venezia eseguita da Jacopo de’ Barbari, pittore e incisore.
La rivoluzione del libro avviene nel 1501. Infatti con la pubblicazione, da parte di Manuzio del primo tascabile o come lui lo chiamava ‘Portatile’, si cambia per sempre il modo di intendere la lettura, introducendo di fatto il concetto del piacere della lettura intesa come passatempo.
Del 1502 è il ciclo di San Giorgio, nove teleri dipinti da Vittore Carpaccio, uno dei pittori più celebri a quell’epoca.

Ricco di spunti, di storia, di aneddoti è il paragrafo sul quartiere a luci rosse dove si parla anche di Veronica Franco, (al riguardo rimando alla mia recensione, dal titolo: ‘Una Veronica a Venezia’, proprio su queste pagine: http://www.ex-art.it/magazine/libri02/libri_2020_arte_veronica_venezia.htm )
Viene usato il termine di cortigiane, termine non veneziano ma romano, viene scritto dell’origine delle Carampane, del ponte delle Tette e della fondamenta del traghetto del Buso (buco).
Il volume scorre tra le rotte dei mercanti e dell’arte, tra l’incendio del fondaco dei Tedeschi, una descrizione storica del dipinto la ‘Tempesta’ del Giorgione e dei falsi del Raimondi.
È del 1506 la prima vendita di opere d’arte attraverso un’asta. Con la sostituzione del ferro con l’oro, la Venezia cinquecentesca non sarà più potenza militare, ma una repubblica delle arti.
In poco più di duecentocinquanta pagine, Alessandro Marzo Magno ci racconta di un breve ma intensissimo periodo veneziano e ce lo racconta facendoci passare di pagina in pagina senza accorge cene.

Interessante e istruttiva lettura per tutti voi.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre