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Libri


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L'architetto nel paesaggio
Archeologia di un'idea
Marco Trisciuoglio
Olschki, 2018, pp. 228
Giardini e paesaggio, vol. 51

ISBN: 9788822265760

Prezzo: 24,00 €

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L’architetto nel paesaggio

Marco Trisciuoglio, architetto, per scrivere questo testo si è avvalso di parole, termini, teorie, dibattiti, oltre alla sua esperienza di architetto. Ha voluto indagare sull’’archeologia del sapere’, concentrandosi sul rapporto architettura e natura.
Per fare questo ha scomodato Plinio il Giovane, Petrarca, Alberti, Von Humboldt e altri studiosi che si sono occupati dell’idea di paesaggio. Partendo dall’immagine del giardino di Alcinoo, descritto da Omero, lo studio qui intrapreso arriva fino alla Land Art americana.

È Alexander Von Humboldt, verso la metà dell’Ottocento, a considerare Petrarca il precursore della moderna cartografia. Nelle tante lettere di Petrarca, vengono narrati tanti episodi di viaggio, che comunicano un’incessante attenzione per la natura e per il mondo. Una vita interessata e puntuale sui giardini.
Jacob Burckardt nel suo ‘Die Kultur der Reinassance in Italien’ ovvero ‘La civiltà del Rinascimento in Italia’ definisce Petrarca l’inventore moderno dell’idea di paesaggio, attraverso tre figure come la Villa, il giardino e il belvedere. Nel linguaggio degli architetti, il paesaggio è la parola più usata. Con Plinio il Giovane assume un chiaro rapporto, l’architettura delle ville e la natura più specificatamente legato alla veduta, al panorama architettonico. Dal trattato di Vitruvio, ‘De Architectura’, dove pur essendo assente l’idea del paesaggio, si arriva ai cosi detti paesaggi moderni. Un paesaggio, quello del Quattrocento in Italia, dominato dalla campagna, dalle foreste e dalle montagne. Nella prima età moderna si farà riferimento ai trattati da Vitruvio a Leon Battista Alberti.

Nella Venezia del 1558 verrà fondata la Magistratura ai beni inculti, ufficio statale per sovrintendere la bonifica delle terre incolte, l’irrigazione e il drenaggio. Con l’arricchirsi della civiltà, economicamente e culturalmente, attraverso il dominio dei mari nella metà del XVI secolo, si ritornerà al possesso e alla coltivazione delle terre. È Quello che si trova tra le pagine de ‘I Discorsi intorno alla vita sobria’ di Alvise Cornaro (1484 – 1566) dove si mette in evidenza l’agricoltura. Mecenate delle arti, di un’antica famiglia veneziana, il Cornaro accenna al paesaggio agreste. Nel suo trattato ci sono riferimenti rivolti a Senofonte, a Plinio, a Cicerone, a Platone, a Ovidio.
Nel territorio veneto avviene un incremento rapido di ville e attraverso la pittura parietale, il paesaggio entra a farne parte. È il caso particolare della Villa Maser, dove Paolo Veronese (1528 – 1588) dipinge città di mare e porti, fiumi, montagne, boschi, giardini, parchi, rifacendosi ai passi di Vitruvio e di Plinio il Vecchio. Lo stesso farà Palladio in relazione con la Casa romana.
Molto ricco di riferimenti questo settimo capitolo – I paesaggi dei moderni – riferimenti che portano il lettore ad approfondire l’applicazione del paesaggio anche attraverso personalità di umanisti come Pietro Bembo, Jacopo Sanazzaro, Giangiorgio Trissino e di pittori: Bellini, Giorgione, Tiziano e Veronese.

Proprio attraverso Giorgione (1478 circa – 1510) ne ‘La Tempesta’, Tiziano (1490 circa – 1576) nell’Amor Sacro e Amor Profano, nascerà il genere del paesaggio.
Infatti, nel secolo successivo, per mezzo di Lorrain, Poussin, Dughet e Salvator Rosa sarà aperta la strada ad altri autori che daranno, al paesaggio, una diversa dignità.
Nell’ultimo capitolo, quello ottavo, si passa dal parco simmetrico di Versailles all’esperienza del giardino cinese, a Rousseau filosofo della natura, per approdare alla Landscape Art.
Un testo, questo di Trisciuoglio, completo in poco più di duecento pagine.

Interessante lettura per tutti voi.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre