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Libri
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Luigi Lanzi a Udine (1796-1801)
Storiografia artistica, cultura antiquaria e letteraria nel cuore
d'Europa tra Sette e Ottocento
Curatore: Paolo Pastres
Editore: Olschki, 2020, pp. 306
Collana: Biblioteca dell'Archivum romanicum.Storia
ISBN: 9788822266972
EAN: 9788822266972
Prezzo: € 35,00
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A Udine, Luigi Lanzi
Le motivazioni per scrivere un testo sono tante,
come lo sono quelle degli editori di pubblicarle.
Leo S. Olschki, editore fiorentino, mi ha abituato a leggere sempre
testi particolari, indirizzati a diversi settori della Cultura. Di
questo gliene debbo dare atto.
L’occasione ancora una volta è questa pregiata pubblicazione che è il
frutto di quelle giornate, avvenute verso la fine del 2018, alla vigilia
del centenario della Deputazione di Storia Patria per il Friuli.
In un secolo di esistenza, attraverso studi, convegni, pubblicazioni,
esposizioni, la Deputazione ha operato per far emergere la storia
locale, figurando chiaramente anche come storia europea, al di là della
collocazione geografica. Storia europea che va da Aquileia romana e
paleocristiana a Cividale longobarda, dallo Stato patriarcale al periodo
veneziano fino alla stagione risorgimentale.
Nelle giornate, alla vigilia del centenario, gli interventi, dal rigore
strettamente scientifico, si sono rivolti unicamente alla permanenza
udinese di Luigi Lanzi, tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800.
Il testo in questione è curato da Paolo Pastres che si è avvalso degli
studi di Caterina Furlan, Rosanna Cioffi, Orietta Rossi Pinelli e
Massimiliano Rossi oltre alla Società Filologica Friulana e il Museo
Diocesano e Gallerie del Tiepolo di Udine.
Il grande antiquario, linguista, storico dell’arte Luigi Lanzi abate,
giunse nel capoluogo friulano verso la fine del 1796 per sfuggire
all’avanzata napoleonica nelle terre venete. Provenendo da Treviso, la
sua permanenza in terra friulana doveva avere vita breve, ma il forzato
soggiorno si protrasse fino al 1801. Nei suoi cinque anni di permanenza,
a causa delle non buone condizioni di salute, non riuscì a conoscere le
opere artistiche locali. Questo, però, non lo impedì di continuare ad
avere rapporti con Firenze e la Galleria, essendone il custode. Scriverà
infatti tre articoli sugli studi antiquari: ‘Dissertazione sopra una
urnetta toscanica’, difesa del Saggio in lingua etrusca del 1789 e ‘De
Vasi antichi dipinti volgarmente chiamati etruschi’.
All’VIII pagina dell’introduzione di questo ricco testo, ci sono delle
note importantissime, che richiamano altrettanti studi sul Lanzi,
eseguiti da eruditi studiosi. L’orgoglio, che scrive Pastres, sta nel
fatto che molti studiosi nominati nelle note vengono riportati nel
testo.
Praticamente, aggiungo, un testo fatto a scrigno, dove aprendolo, pur
immaginandosi cosa vi sia dentro, lo si scopre solo leggendo le oltre
duecentonovanta pagine.
Per ritornare al Lanzi, fu proprio a Udine che concepì la storia
pittorica pubblicata nel 1809, poco prima di terminare la sua intensa
Vita. Nella nota del 1974, sul valore di tale opera, per mano di Martino
Capucci, viene sottolineata l’importanza di un grande testo letterario.
Al Capucci apparve un Lanzi singolare studioso, che passava dalla
formazione alla ricchezza delle competenze, non solo quindi storico
della pittura ma anche studioso dell’antiquaria, la filologia e la
linguistica.
La pubblicazione di questo testo, a testimonianza della cordialità e la
generosità che hanno accompagnato le amabili giornate di studio, mira
anche a sottolineare la complessità di questa personalità. Una
personalità ancora tutta da scoprire, per le continue acquisizioni e
precisazioni.
La Storia Pittorica dell’Abate, riveste un ruolo fondamentale, per
comprendere al meglio il dibattito critico internazionale tra Sette e
Ottocento, al fine di individuare nuovi modelli storiografici e
museologici. Tre sezioni suddividono il testo: ‘Un approdo nell’Europa
in tempesta’, ‘Cinque anni di studi, amicizie e dibattiti culturali’,
‘Nuova storia dell’arte e prospettive culturali tra Sette e Ottocento’.
In uno dei sotto capitoli di una sezione, è interessante la ‘Cultura
letteraria di fine settecento a Udine’ di Fabiana Savorgnan Cergneu di
Brazzà. Nel testo compaiono nomi come Nani Mocenigo, Elena Mocenigo
Querini, Isabella Teotochi Albrizzi, Lavinia Florio. Personaggi e
animatori di salotti letterari in un periodo travagliato dagli eventi
storici che, nell’arco di quasi un decennio, videro la fine del dominio
veneziano, l’arrivo delle truppe napoleoniche a Villa Manin di
Passariano fino all’instaurarsi dell’Impero austriaco. Questi salotti
letterari aumentarono sempre di più per la circolazione delle idee
nuove, proiettandosi verso i cambiamenti politici e storici che proprio
verso la fine del Settecento segnano il passaggio dal dominio
napoleonico a quello austriaco.
È la stessa Savorgnan a sottolineare l’importanza di questi salotti, che
produssero una mole di carteggi settecenteschi, conservati nell’Archivio
di Stato di Udine. Merita nota di attenzione la pubblicazione a pagina
quarantuno di un carteggio da parte di un padre spirituale, tal Angelo
Maria Cortenovis (1727 – 1801), che scrive a una monaca delle cappuccine
di Udine, circa i dubbi sulla scelta fatta o da compiere, affinchè
rifletta sul suo stato. Di seguito la lettera a Isabella di Brazzà dove,
il Cortenovis, le consiglia l’esercizio spirituale, mantenendosi così
nella santità del cuore anche nel matrimonio.
L’intervento di Giuseppe Bergamini ci mette a conoscenza di Giovanni
Battista De Rubeis (1743 – 1819), ritrattista del Lanzi. Il più
singolare è senza dubbio quello eseguito a matita e penna nel momento
che l’Abate si apprestava, dopo cinque anni, a lasciare Udine. Il
disegno, preparatorio per un’incisione, è conservato presso i Civici
Musei di Udine.
La testimonianza dei numerosi ritratti tra disegni, dipinti, incisioni,
antiporta e sculture, sottolinea ancora di più l’importanza della sua
Persona.
Il Rubeis, non viene ricordato soprattutto come Pittore, nella cultura
friulana della fine del Settecento. Fu essenzialmente insegnante, alla
Scuola dei Barnabiti, conoscitore di opere d’arte. Ebbe l’incarico dal
Comune di Udine di redigere un catalogo di tutti i quadri nei luoghi
pubblici, chiese, scuole e monasteri, della città. Altro interessante
studio sulle fisionomie, edito nel 1809 a Parigi.
In quel tempo a Udine non c’erano particolari personalità pittoriche,
tra quelli che emersero è bene ricordare Nicola Grassi, maggior
ritrattista del tempo, altri consensi li ebbe Francesco Pavona, allievo
di Rosalba Carriera. Di Cividale, era invece, Francesco Chiarottini,
apprezzato nella seconda metà del secolo. Per tutti, la presenza in
Udine nel 1759, delle grandi personalità di Giambattista Tiepolo e di
suo figlio Giandomenico, fu determinante.
Altrettanti sottocapitoli fanno di questo testo una presenza importante
nell’editoria anche soprattutto per l’intervento di autorevoli autori,
che in modo metodologico hanno aggiunto diverse tessere al grande
mosaico della erudita e sconfinata personalità di Luigi Lanzi.
Attenta lettura per tutti voi.
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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