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Io sono '700
L'anima di Venezia tra pittori, mercanti e bottegheri da quadri
di Federica Spadotto
Editore: Cierre Grafica, 2018, pp. 232

ISBN-10: 889876880X
ISBN-13: 9788898768806



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L'anima del '700 a Venezia

Federica Spadotto nel presentare il suo lavoro, si rivolge a tutti noi invitandoci ad osservare bene l’immagine della copertina. Attraverso l’analisi del dipinto raffigurato del Tironi, si può comprendere, per sommi capi, tutto il suo studio su una Venezia imperniata da pittori, mercanti e venditori di quadri.
L’autrice ha al suo attivo studi sul Settecento Veneziano, su Francesco Zuccarelli, Giovan Battista Cimaroli oltre a numerosi saggi, partecipazione a mostre, eventi e convegni. La Spadotto ha inteso questo suo testo tutto concentrato sugli artisti. I dipinti, essendo oggetti d’arredamento, ebbero un interesse valore economico da non sottovalutare, richiesti da una clientela internazionale desiderosa di avere un’immagine di Venezia.
E gli artisti si adoperarono per riportare su tela i vari scorci della città lagunare, dai campi ai campielli, agli edifici sul Canal Grande.

La veduta ebbe un ruolo fondamentale, che coinvolse non solo i viaggiatori del Grand Tour, ma anche appassionati d’arte. Non era necessario essere costretti ad affrontare il viaggio per Venezia. Sul fronte inglese, la presenza di un loro connazionale facilitò la possibilità di acquisire dipinti sulla città lagunare.
Joseph Smith (1664 – 1770), mercante e collezionista d’arte, divenne Console britannico a Venezia e protagonista assoluto del mercato di paesaggi e vedute nella prima metà del Settecento. Fu l’agente esclusivo di Antonio Canal detto il Canaletto (1697 – 1768). E su Canaletto la Spadotto ci spiega quali fossero i rapporti con lo Smith. Un vero e proprio contratto legava le due persone, prevedendo la cessione della quasi totalità dei guadagni del pittore al mercante. D’altronde, per Canaletto, considerato come un artigiano di modesta istruzione, contattare clienti doveva risultare difficile.

Joseph Smith, uomo d’affari e protagonista del mercato pittorico veneziano nel XVIII secolo, era figlio e parente di uomini d’affari, mandato a Venezia per imparare il mestiere presso due potenti banchieri. Il suo ventaglio d’interessi passava dai canapi per le navi, all’olio, all’editoria, sino all’arte, ai dipinti. Aveva già compreso l’importanza delle vedute canalettiane sui gentiluomini del Grand Tour
Di contro Canaletto misantropo, di professione pittore, privo di legami affettivi e di rapporti con i colleghi.
Non è poi così chiaro perché il pittore scelse un tale vincolo con il mercante, sicuramente non sarebbe stato in grado ad occuparsi dei suoi affari.
Altro elemento da non trascurare, che la chiara autrice ci sottopone, è l’aspetto della comunicazione. I pittori come Antonio Canal si esprimevano in dialetto veneto e non conoscevano le lingue straniere creando un impedimento nel confrontarsi con la clientela internazionale. C’è anche da dire l’assoluta praticità nell’affidarsi con Joseph Smith che assicurava l’imballaggio, la spedizione e lo sdoganamento oltremanica delle opere.
La sua elegante dimora permetteva di conversare nella propria lingua, dove in ampie sale si potevano ammirare alle pareti i quadri ‘in vendita’, pronti per essere imballati e spediti.
Nel racconto preciso che ci fa l’autrice, viene sottolineata l’esperienza di Giovan Battista Cimaroli, lombardo di nascita ed emigrato a Venezia, di Francesco Zuccarelli e della famiglia Guardi.

I clienti compravano opere dallo stile assai difforme. Due scuole presero piede quella del Maestro della Fondazione Langmatt e quella di Giuseppe Zais. Nel capitolo dell’ultimo Settecento vengono descritte le personalità di Francesco Guardi e di Francesco Tironi.
Con il passaggio dalla veduta alla cartolina si arriva ‘Verso l’Ottocento’. Una interessante e ricca appendice documentaria volge verso la fine del testo. Si passa, infatti, dalle lettere del Canaletto a quelle di Giambattista Cimaroli, a John Strange e Giovanni Maria Sasso dove ci si scambia anche idee e riflessioni sulle pitture.
Ricco è l’apparato iconografico tutto rigorosamente a colori.

Una bella lettura e un approfondimento necessario.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre