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Libri




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Titolo: Dentro le Case
Abitare a Venezia nel Cinquecento
Autore: Isabella Palumbo Fossati Casa
Editore: Gambier&Keller, Venezia, 2013, p. 360

Prezzo: € 32,00
ISBN: 9788896224328


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Dentro le case ovvero un vasto lavoro d’archivio

Nell’introduzione del volume ‘Dentro le case’, la Palumbo Fossati Casa, raccoglie in poche parole tutta l’essenza di questo pregiato testo: ‘A partire dall’insieme dell’arredo e delle suppellettili – mobili, tappeti, quadri, utensili da cucina…’, gli interni informano sul modo di vivere, di dormire e anche di divagarsi.

Il secolo preso in esame dall’autrice è il Cinquecento, secolo cruciale e significativo per Venezia, come la definì Francesco Sansovino (1521 – 1586) nel 1581, figlio dell’architetto Jacopo. Il Sansovino, che seguì il padre recandosi a Venezia per sfuggire al sacco di Roma del 1527, prestò la sua opera alle famose tipografie veneziane per le quali fece traduzioni, compilò raccolte e annotò alcuni testi classici.

Le case analizzate sono di diverso tipo, per la vicinanza alle sedi primarie della politica e dell’economia. Basti pensare al ‘sobborgo’ che gli appartiene solo parzialmente.
Infatti nonostante la distanza dal Centro, i settori dell’Arsenale e di Cannaregio possiedono attività di rilievo influenzando anche le costruzioni. Lo si può notare osservando la famosissima veduta di Jacopo de’ Barbari (1450 – 1516) datata 1500, che rappresenta la città nella sua perfezione.
Sulla casa e sulla maniera di abitarla, l’influenza dei tanti segni orientali, attraverso i manufatti dalla Turchia, dalla Persia o dall’Egitto e gli scambi commerciali con la Serenissima, sono determinanti.

La particolarità delle case costruite sull’acqua pone anche un’attenzione alla facciata, ma sono soprattutto abitazioni individuali. Così per qualsiasi ceto sociale, i veneziani dispongono più o meno di un’entrata privata e di una scala. Particolarmente adattata al tessuto cittadino, la casa veneziana contempla spesso due ingressi, uno sulla riva d’acqua, l’altro sulla calle, sul campo o sulla fondamenta.

Il testo fin dalle primissime pagine scorre in maniera veloce grazie alla ‘penna’ della Palumbo Fossati. Leggendolo infatti, è facile ritrovarsi all’interno della Città di Venezia alla stessa velocità di quando la si percorre passando di ponte in ponte, di campo in campo.
Proseguendo, per sommi capi, a descrivere il contenuto di questo prezioso libro, viene affrontato lo studio delle tipologie di casa in base alle classi sociali. Dall’alloggio minimo alla casa popolare, da quelle di due o tre vani a quelle di cinque e oltre. Paricolare spazio viene dato alle case dei mercanti e alle residenze dei patrizi.

Vengono prese in esame le case popolari anche con una bottega o un negozio, a volte, come a Cannaregio, botteghe affiancate a laboratori. È interessante la descrizione che viene fatta all’interno delle case con mobili di vario tipo, la conformazione della stanza da letto.
La presenza di piccoli quadri con diversi soggetti all’interno degli ambienti popolari, arricchiti anche dalla presenza di libri, armi, orologi e bilance. Non viene trascurato nulla, infatti un paragrafo ci descrive gli abiti e gli accessori nell’ambito delle differenze sociali dell’apparire.

La casa del mercante, come affermazione sociale, è costituita dalle stanze di rappresentanza, la camera e il portego. E poi la presenza del quadro, la componente decorativa più costante nelle dimore dei mercanti veneziani. L’iconografia è quella tradizionale, basata soprattutto su dipinti di natura religiosa ma non solo, come è la testimonianza di dipinti alla ‘greca’ e fiamminghi, di paesaggi e ritratti. I quadri vengono appesi un po’ dappertutto nella casa, anche se è nella camera da letto del capo famiglia che è più consueto osservarli. Le scelte figurative non erano accidentali, dal momento che le pitture a carattere religioso venivano percepite portanti dell’onore familiare.
Solo questo lungo paragrafo, nel capitolo della casa del mercante, meriterebbe un articolo a sé stante, per la ricchezza di particolari, di notizie, di elementi di natura concettuale come ‘L’influenza fiamminga e il paesaggio’ o ‘La pittura di genere e il nudo’, ‘il ritratto’.
Nel lasciare l’ampio paragrafo sul quadro, affronto ora ‘La dimora patrizia’. Anche qui si parla della camera e del suo interno, delle raffinatezze attraverso il corredo del letto e le tappezzerie, i mobili, la cucina e tutte quelle suppellettili e materiali che sono gli argenti e i peltri, le maioliche, le porcellane e i vetri, lo specchio di cristallo e il quadro, i libri e la musica, le medaglie e le rarità, gli oggetti di devozione. Per ogni elemento citato, c’è un nutrito svolgimento specifico. Paragrafi piccoli o grandi da leggere tutti con estrema attenzione.

Non poteva, certamente, mancare il capitolo sulle abitazioni ecclesiastiche, sulle case degli ebrei, dei ‘foresti’, su quelle d’artista.

I capitoli sono corredati da una ricca testimonianza dei documenti consultati, andando a completare quanto scritto prima, che l’autrice ha desunto dallo studio paziente fatto sulle fonti scritte, inventari redatti a Venezia da vari notai fra il 1570 e il 1600, per un ammontare di oltre seicento documenti.
Un esauriente glossario rimane utile per capire meglio la terminologia veneziana.

Quante volte nel visitare una città, ci siamo domandati chi ci vivesse negli anni passati. Magari si andava fantasticando sui personaggi e sulle loro vite. In questo testo la nostra curiosità è soddisfatta, perché la Palumbo Fossati Casa descrive minuziosamente in quel tal sestiere, vicino a quel campo, in quella fondamenta, chi realmente ha abitato facendo anche nome e cognome. Ci fa calare nella realtà temporale del Cinquecento a Venezia. Un tuffo all’indietro nella storia.

Felice ed esauriente lettura per tutti voi.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre