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Titolo:
Murrina Vasa. A luxury of Imperial Rome
Autore: Dario Del Bufalo
Edizione: «L’Erma» di Bretschneider. Collana “Bibliotheca Archaeologica”
Anno: Roma 2016
Pagine: 210 - 70 ill. b/n e 350 ill. col.
Lingua: inglese con testi in italiano


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Murrina Vasa: status symbol della Roma Imperiale

È proprio così che, l’elegante quanto impreziosito, da un ricco repertorio iconografico, volume di Dario Del Bufalo, architetto e specialista in antichità classiche, marmi colorati antichi, glittica (l’arte dell’incisione di gemme e pietre dure) e di topografia antica, esordisce in appendice. Il testo scritto in lingua inglese, ad eccezione di trenta pagine scritte in italiano è un accurato e approfondito studio su quel tipo di materiale chiamato ‘Murrina Vasa’.

Una storia raccontata con passione. I materiali usati della Murrina Vasa, erano costosissimi in quella Roma imperiale dove anche allora esistevano i falsificatori facendo passare la Murrina per un semplice manufatto.

Da Pompeo Magno in Oriente fin dal 63 a.C., la moda della murrina si diffuse. Sto parlando di tutta quella serie di manufatti preziosi decorati con pietre e oro. Piani, vassoi, stoviglie, tutti di origine orientale, con lavorazione legata alla cottura col fuoco. E gli autori da Marziale in poi si sono divertiti a chiamare le murrine prima ‘maculosae’ definendo gli oggetti ricchi di venature e di macchie, poi graves cioè pesanti, come le definisce Stazio e maximae cioè grandissime come ebbe a scrivere Giovenale.

Sta di fatto che tutta la produzione dei Murrina Vasa utilizzata attraverso un materiale naturale, è imperniata di colorazioni di bruno cangiante che varia costantemente di intensità, ricco di venature bianche con linee che possono estendersi fino al rosso o un bianco, un giallastro. Colorazioni migliorate artificialmente applicando della semplice ammoniaca.

Inoltre le macchie circolari presentando spesso delle callosità giallastre rendono visibili, al loro interno, alcuni granuli scuri, nerastri. Un aspetto, questo, che le rende identiche all’immagine delle verruche che compaiono sulla pelle umana. L’autore ci tiene a dirci che senza dubbio Plinio nel suo testo, descrivendo la murrina, ha utilizzato il termine verrucae facendo un riferimento medico.

Interessante è tutto un elenco dei vari significati che il termine ha assunto negli anni e in diversi Paesi. Certo è che la murrina è una pietra naturale proveniente dall’Oriente, che con svariati procedimenti di cottura, addirittura con strati di sterco di vacca, ne migliora la qualità cromatica. Una pietra come l’agata che attraverso tinture varie ‘murrinizza’, come dice Del Bufalo, un’agata.

Ma la preziosità di questi materiali e il relativo costo elevato proviene non esclusivamente dalla bellezza del materiale ma, come ebbe a dire Seneca, anche dalla sua fragilità, che come per tutti i materiali naturali è direttamente proporzionale alla sua durezza.

Queste pietre preziose sono venute alla ‘luce’ grazie a ritrovamenti archeologici eseguiti dalla Cina al Mediterraneo, la Partia e la Mesopotamia. Ritrovamenti che hanno avuto diversi passaggi, anche attraverso le mani di imperatori, re e magnati.

Uno di questi ritrovamenti è stato il vaso murrino riemerso dopo l’eruzione del Vesuvio.

Si tratta della celebre Tazza Farnese conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La tazza in agata bandata possiede la colorazione purpurea, presenta diverse maculae circolari. Le scene delle due facce della tazza sono perfettamente in asse.

Del Bufalo descrive perfettamente come è fatta questa tazza e il significato rappresentato dalle facce. La tazza serviva per bere del vino e una delle due facce, al momento dell’utilizzo dell’ostensore, presenta la testa della Medusa per neutralizzare la negatività e l’invidia di chi stesse osservando il possessore di tale oggetto.

La storia della tazza continua fino a quando nel 1925 venne rotta accidentalmente da un custode frantumandola in dodici pezzi. Fortunatamente la tazza è stata perfettamente restaurata.

Una storia avvincente quella che sottopone Dario del Bufalo nel suo prezioso testo, una storia che lo stesso autore si augura aver posto fine alla problematica della murrina risolvendola definitivamente.

Felice lettura.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre