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Editoria & Libri d'Arte
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Il Divisionismo secondo Caroli In quel suo modo tutto particolare di parlare e conseguentemente di scrivere, Flavio Caroli allestisce un testo di tutto rispetto. E lo fa prendendo spunto da una raccolta di opere darte della Cassa di Risparmio di Tortona. Nel suo Il Divisionismo, Caroli distingue bene la differenza tra il puntinato ovvero il Pointillisme dei francesi e il Divisionismo degli italiani. Abbandonandosi ai concetti sopra elencati, parlando del Divisionismo descrive questo movimento sul nascere, siamo tra il 1889 e il 1890, creando una mera rivoluzione antropologica. In coincidenza dellinternamento in manicomio di Van Gogh (1853-1890), Flavio Caroli ricorda un ossimoro del grande espressionista olandese: La follia è utile, perché insegna a essere ragionevoli. E su tutta lEuropa si solleverà il vento della follia, Ensor (1860-1949), Munch (1863-1944), Nietzsche (1844-1900) sono i protagonisti di azioni e pensieri, di dipinti come Lentrata di Cristo a Bruxelles, LUrlo o lepisodio del filosofo tedesco che abbraccia un cavallo piangendo perché il vetturino lo ha percosso. In Italia la visionarietà o la follia andranno o verso lAssoluto (Segantini 1858-1899 e Previati 1852-1920) o verso la socialità (Pellizza da Volpedo 1868-1907, Plinio Nomellini 1866-1943, Emilio Longoni 1859-1932). A cavallo del secolo nel pieno dellimmersione del Divisionismo, il movimento passerà da Milano a Roma. E qui il deus ex machina diventa Giacomo Balla (1871-1958) che già conosceva fin dal 1897 il Divisionismo. Balla sarà a capo di un gruppo di artisti più giovani di lui come Umberto Boccioni (1882-1916), Gino Severini (1883-1966) e Mario Sironi (1885-1961). In pratica proprio allorigine del Futurismo, nel 1909 verrà pubblicato a Parigi il Manifesto Futurista, il Divisionismo ormai appartiene alla storia. La collezione di Tortona racchiude alla perfezione, attraverso le sue opere, tutto quello che fin qui Caroli è andato scrivendo. Tra le tante presenze, emergono in questa collezione a mio parere, La vita agreste di Giovanni Segantini, La raccolta del fieno e Piazza Caricamento di Plinio Nomellini dove le larghe pennellate o per dirla alla Caroli ampie strisciate di pennello prendono il vigore dal tipico timbro espressivo. Sempre del Nomellini ma con un richiamo, aggiungo io, al Pointillisme Il Golfo di Genova o Marina ligure. In questo dipinto, infatti, a me sembra che ci sia un incontro tra il movimento francese e quello italiano, lo stesso incontro ma di tuttaltra natura che ci fu tra gli operai francesi e italiani nei lavori del Traforo del Monte Bianco. Per ritornare alle opere esposte a Tortona, piccola cittadina in provincia di Alessandria, si ritrova quellincontro sopra accennato anche in Angelo Torchi (1856-1915) nel Grano al sole o Granturco sullAia. Di altra fattura è il dipinto Quando gli uccelletti vanno a dormire di Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920). Un dipinto dalle larghe intese poetiche che vivono in unatmosfera delicata, le pennellate e i colori quasi solleticano la superficie del quadro lasciando la traccia del loro passaggio. Un passaggio che, invece, avviene in Incensum Domino di Angelo Morbelli (1853-1919), nella grande superficie del pavimento, allinterno del santuario, la luce si contrappone alle sagome in nero dei credenti, attraverso le ampie finestre dove infatti entra viva o filtrata per mezzo del panneggio posto davanti la finestra circolare in alto sulla destra. Più impressionista che divisionista è il paesaggio raffigurato in San Martino dAlbaro di Giorgio Kienerk (1869-1948). I dipinti di Plinio Nomellini Ulivi ad Albaro o Mattino daprile in Liguria e Mattino in officina mi offrono loccasione, mio malgrado, per non essere tanto daccordo con il Caroli sulla diversità dei due movimenti. Infatti, qui la stesura del colore avviene sia con pennellate nervose, sfuggenti, sia con una congerie di puntini luminosi che ne fanno un unicum tessuto pittorico. Interessante la tempera e pastello su carta applicata su tela di Giuseppe Mentessi (1857-1931) con il titolo: Lagrime. In questo lavoro la superficie dipinta è tutta unomogenea costruzione di linee che dal chiaroscuro alla luce più evidente mettono in risalto labbraccio di un detenuto che stringe una piccola testa piangente. Le mani in primo piano, nonostante lassenza dei volti, stringono con fare drammatico la testa. Condito tutto con toni che vanno dai bruni illuminati ora da azzurri, ora da bianchi. Ulteriori presenze, in questa raccolta tutta da vedere, sono Leonardo Dudreville (1885-1975), Angelo Barabino (1883-1950), un Camillo Innocenti (1871-1961) che con il dipinto Mattino mi fa ricordare a tratti Giovanni Boldini, anche se la pennellata di Innocenti è più morbida e calda, meno scattante e angolosa di Boldini. E poi una bella matita di Umberto Boccioni Casa in costruzione, Galileo Chini (1873-1956) e Gaetano Previati di questultimo ne La via del Calvario, mi sembra che si discosti un po dal Divisonismo prima maniera. Non a caso ci si trova in un Previati nella sua fase avanzata, la tavolozza bandisce le mezze tinte e i grigi per lasciare il posto ai gialli squillanti, ai verdi, agli oltremari, ai cobalti, agli arancioni, ai violetti più schietti. Chi usa invece sovrapporre pennellate taglienti dai bei colori è Giuseppe Cominetti (1882-1930) che nel suo Tango e in Maxixe crea quel ritmo utile al tema rappresentato. In conclusione una interessante quanto ricca raccolta della Pinacoteca di Tortona. Gioiosa visione. Paolo Cazzella |