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Nell’ambito delle manifestazioni per il 500°
anniversario della scoperta del Brasile, conferenza:
Scavi
a Veio dell'Imperatrice del Brasile (1889) |
UNA IMPERATRICE ARCHEOLOGA A Rio de Janeiro, nel Museu Nacional, si conserva una collezione di circa 700 reperti greci, magnogreci, etruschi e romani, che, nel suo complesso, costituisce il frutto o, meglio, uno dei frutti delle attivitā archeologiche in Italia dell’Imperatrice del Brasile, Teresa Cristina Maria, moglie dell’ultimo sovrano di quel paese, Dom Pedro II d’Alcantara Braganza e sorella del re delle Due Sicilie, Ferdinando II. La raccolta di Rio si compone di due lotti distinti. Il primo giunse in Brasile nel 1856, su richiesta esplicita dell’Imperatrice al fratello, e proviene appunto dal Museo di Napoli (l’attuale Museo Nazionale); il secondo lotto, invece, fu esportato in Brasile nel 1853 e deriva dagli scavi, promossi da Teresa Cristina Maria, nelle sue due tenute di Isola Farnese e Vaccareccia, dove, nell’antichitā, era sorta la cittā etrusca - poi municipio romano - di Veio. Tranne che nel caso dei "buccheri", ossia della tipica ceramica nera etrusca, senza dubbio proveniente da Veio, č difficile stabilire il luogo esatto della scoperta degli altri reperti di Rio: ad esempio, un oggetto di etā romana, potrebbe derivare tanto dal municipio romano veiente quanto dalle collezioni del Museo di Napoli, dove poteva essere arrivato da qualsiasi altra localitā dell’Italia, specie meridionale, ad esempio, da Pompei o da Ercolano. L’Imperatrice brasiliana scavō nuovamente a Veio nel 1878, ma le indagini furono interrotte subito a causa di controversie legali (un bellissimo busto di Antinoo, trovato casualmente proprio quell’anno, č conservato sempre a Rio, al Museu Nacional de Belas Artes). Una terza campagna d’indagini a Veio fu promossa infine da Teresa Cristina Maria nel 1889, ma la proclamazione della Repubblica in Brasile e l’improvvisa morte dell’Imperatrice, in quello stesso anno, posero fine ad ogni ricerca. I materiali degli scavi del 1889, dopo alcuni tentativi di vendita illegale da parte dei coeredi, i conti d’Eu ed i principi di Coburgo-Sassonia-Gotha, furono - da questi ultimi - donati allo Stato Italiano, e sono conservati oggi al Museo Nazionale Romano, al Museo Pigorini, a Villa Giulia e al Museo Civico di Modena; un mosaico frammentario del IV secolo d.C., invece, esportato legalmente a Parigi dai conti d’Eu, fu acquistato nel 1969 dal Museo del Louvre, ad eccezione della scena principale (l’imbarco di un elefante su una nave) finita nel 1981 sul mercato antiquario. |