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ECOTIPO
L'evasione possibile
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ECOTIPO L'evasione possibile
settembre 1993
NEL VORTICE DI
MARTINI
di Gianleonardo Latini
Appoggiando il suo peso sul bastone, un
po' per vezzo un po' per necessità, Mario Martini è uno degli ormai
rarissimi spiriti liberi ancora esistenti nella zona del Tridente
romano.
Vagando tra via Margutta, del Babuino e di Ripetta, appare come un
"clochard" dell'arte, nel senso più puro. Improvvisatore di piccole
mostre personali, con quadri al momento realizzati, sulla scalinata
della chiesa dedicata a Sant'Anastasio.
Spazi fortemente cromatici e nitidi, popolati da un'umanità senza
sfumature, ma prigioniera di un terribile incubo come della tela e da
entrambi dilatata verso la fuga.
C'è un vortice nella pittura di Martini, un allucinante movimento di
membra, che appaiono e scompaiono da un fondale-sipario, dalle tonalità
difficilmente individuabili.
Le tele come regno del terrore visionario, la carta come spazio per
raffigurare il sogno.
Spazi pittorici in contrapposizione, ma con un tormento e una signica
cromatica in comune; la tavolozza è la stessa, pure la mano che traccia,
con il pennello e le dita, quei netti segni è uguale. I mondi sono
diversi: incubo e sogno. realtà e fantasia si alternano sui supporti
pittorici scelti, ma le figure sono, comunque, sempre disperatamente
sole.
Se nell'umanità terrorizzata e teorizzata nelle tele sprofonda in un
vortice risucchiatore, nelle fiabe tracciate sulla carta i personaggi
fluttuano come in un racconto chagalliano, sospinti verso i candidi
cirri di un cielo limpido, ma è solo una momentanea illusione, il mondo
fantastico dove le figure si rincorrono e volano non le rende felici.
Un tragico sogno a tinte rosa e azzurre, dove il nero è in agguato per
un mondo dove i personaggi, mossi dal vortice di Martini, fantasticano
un galleggiamento prenatale.
Un'umanità che cerca la pace del non essere o dell'essere stata.
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