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ECOTIPO L'evasione possibile
 



 


ECOTIPO L'evasione possibile
settembre 1993

KUSAMA: L'ARGENTATA INVASIONE
di Luigi M. Bruno

Ospite della galleria "Valentina Moncada", ritorna in Italia (a Venezia, oltre che a Roma, unica artista del padiglione giapponese de La Biennale) la Yayoi Kusama, figura ormai "storica" ed emblematica dell'ambiente New Dada e Pop di circa trent'anni fa.
La Kusama,attiva a New York fin dal '57, negli anni. cruciali di Oldenburg e Warhol, protagonista da sempre di performance e happening "scandalosi", più che ad eleganti archetipi giapponesi ci richiama alla temperatura rovente di quegli anni (in America e in Europa), fitta di proposte provocatorie, dissacranti, di taglio e di gusto tipicamente occidentale.
Imbevuta di questa cultura metropolitana che rielaborava il valore dell'oggetto nella sua serialità la Kusama, talento per sé stesso prepotente, ossessivo nel raccontare la propria inguaribile nevrosi, è poi sopratutto, come in ogni vero artista, la sua stessa storia, ora con tagli sarcastici, ora con "aperture" liriche e surreali, ora con cifre decorative quasi liberty, il racconto sottaciuto e nello stesso tempo enfatico della propria "pelle".
L'ossessione feticistica dei falli, "oggetto" ricorrente nell'immaginario della Kusama, germina ed esplode mostruosamente ovunque: allucinante proliferazione vegetale, in forme di ammiccanti tuberi argentati.
In "Ennui l e Il" la germinazione dei tuberi-falli, come in un soffocante incubo, ingloba e metabolizza ogni altro oggetto, proponendo la propria spazialità convulsa e morbosa, in continua metamorfosi, quasi ad assimilare lo spazio esterno.
L'invasione degli inquietanti cuscinetti, con morbide prominenze, si colora in "Shoes in silver" di surreale umorismo, come in "Silver on tbe Earth" il respiro spiegato della camicia enfatizza d'umano lirismo uno spazio meno concitato.
Il grande pannello acrilico ''Heaven''ci riconduce a sostanze pittoriche rarefatte, stemperate in una dimensione aperta, scandita da delicatissime "fluttuazioni" cromatiche, dilatandoci all'intorno il senso dell'infinito.
Nei "collage" l'assimilazione di splendide farfalle a motivazioni floreali di tiepidi e carnali rosa
(“Self-portrait”), intrisa di intimismo tardo-romantico, ci riporta insieme il gusto ambiguo di un mondo onirico (Max Ernst) con valenze erotiche al femminile.