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ECOTIPO
L'evasione possibile
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ECOTIPO L'evasione possibile
maggio 1993
''Mare Nostrum"
di chi?
di Gherardo Lipinschi
Appare evidente che se popoli di
diversa cultura e religione riescono a convivere in una stessa città
come nello stesso spazio espositivo, a fomentare l'odio sono i governi e
le organizzazioni che li vogliono inquadrare militarmente. I popoli sono
come dei fanciulli che si sentono persi se non sono in gruppo; è per
questo che si dice che l'uomo è un animale sociale, ma solo verso quelli
che lui riconosce come suoi simili nell'odore, nel colore, nel credo e
nel vivere. L'uomo è come il lupo: mite da solo e ferocemente
influenzabile in gruppo.
Il vero volto dell'umanità di ogni tempo è quello che si esprime
nell'individualità o in gruppo?
Siamo ottimisti e guardiamo alla mostra "Mare Nostrum ", divisa in più
appuntamenti, come un ulteriore tentativo di far dialogare popoli e
culture che ufficialmente sono in guerra o, peggio ancora, gli uni sono
i carnefici degli altri nei giorni pari e i ruoli si invertono nei
giorni dispari.
E così per due mesi, da marzo ad aprile, la galleria Immart si è
proposta come terra di nessuno luogo di confronto per tanti modi di fare
arte e che spesso di diverso hanno solo il cognome degli autori.
Tante dovrebbero essere le No Fly Zone in un mondo sempre più piccolo,
teso a replicare il dramma dell'ex Iugoslavia, e molte sono le identità
culturali ad affacciarsi sul bacino del "nostro" Mediterraneo ma,
guardando i lavori presentati nell'iniziativa curata da Lidia Righini di
Pontremoli, è raro riscontrare una sostanziale differenza.
Se in questi ultimi anni hanno voluto ridisegnare i confini di una nuova
geografia culturale, etnica e territoriale, per accentuare la diversità,
perché l'espressività sembra muoversi verso un'unica meta?
E' bello trovare, nello stesso spazio, il lavoro di arabi, curdi,
palestinesi, israeliani, tuareg, sloveni, croati, serbi, turchi,
francesi, spagnoli, e greci - sono presenti anche portoghesi e svizzeri
che con il Mare nostrnm, hanno un rapporto filtrato -, come
rappresentazione di una diversa realtà espressiva, e invece constatare
che molti sono i legami e gli interessi che uniscono gli individui di
questa terra in una sorta di ragnatela.
Forse l'essere legati ad un concetto folclorico della tradizione non
permette di vedere le raffinate rielaborazioni delle proprie radici
culturali, ma molte delle opere proposte al pubblico sanno di concetti
Occidentalconsumistici e, per di più, mal digeriti.
Probabilmente è in atto, all'insaputa di critici, storici e politici, la
nascita di una grande cultura mediterranea?
Se, gradualmente, i diversi popoli stanno perdendo le loro identità
culturali, perché i "leader" si ostinano a guerreggiare?
Perché tanti i nazionalismi e i feudalismi?
Forse per dimostrare la loro ignorante superiorità.
Perdere la memoria di chi si è, conduce ad un malessere profondo che
trova sfogo nell'accusare il vicino del proprio mal di testa.
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