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ECOTIPO
L'evasione possibile
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ECOTIPO L'evasione possibile
maggio 1993
“Avete
indovinato, un altro manoscritto"
Sull’impalatore Valaccod
di Gherardo Lipinschi
"Ecco”, pensai "un nuovo romanzo su Dracula ma non potrebbe esistere se
non a condizione della più assoluta fedeltà alla storia: il reale, il
tal caso, supererebbe ogni immaginazione, e ogni nuova invenzione non
sarebbe che un debole riflesso, uno squallido rifacimento di fatti
storici ben più. vivi e veri."
Così lo studioso rumeno Mario Mincu, in una delle sue prime
osservazioni, introduce il lettore al suo "II Diario di Dracula"
(Bompiani, 1992, pagg. 220, lire 11.000).
Da uomo di cultura quale è, Mincu scrive direttamente in italiano questo
libro, sotto lo stimolo, come narra nelle prime pagine, dell'incontro
con un sedicente conte bessarabico, avvenuto durante il suo primo
viaggio in Italia, su di un treno.
Una "scusa" quella di essere stato incaricato dallo strano personaggio
di riordinare l'antico scritto, fortunosamente ritrovato, del principe
valacco.
Un escamotage narrativo che porterà Mincu ad interrogarsi, più di una
volta, sul perché di tanto ritrovato interesse. dopo 500 anni, per il
personaggio Dracula, un quesito difficile da comprendere e al quale non
dà mai una risposta diretta, lui che mai aveva letto Bram Stoker.
Una prova letteraria curiosa, costruita su di una ricerca storica
minuziosa e confezionata sotto forma di impressioni, memorie e
considerazioni riordinate dal principe Dracula "voivada" Vlad nei 13
lunghi anni della sua prigionia nel castello di Visegràd, nei pressi di
Budapest.
Il narratore Mincu-Vlad, rielabora e mette su carta i dubbi e le
perplessità dei suoi rapporti con il suo amico carceriere Mattia Corvino
principe di Ungheria, con i parenti, con gli amici, con Elisabetha sua
sposa per volere di Mattia Corvino, con i nemici e con il papa Pio II.
Attraverso le riflessioni di carattere filosofico viene tracciato il
ritratto di un uomo sanguinario, dispotico e guerriero, ma anche di un
uomo di cultura e poliglotta, dalle molte speranze e dalle mille
sfaccettature. Un principe vissuto in una terra di in equilibrio tra
Occidente e Oriente e lui stesso diviso tra la Cristianità e l'Islam, in
un'epoca in cui l'intera zona era allo stesso tempo un ponte fra Oriente
e Occidente ed un'enorme palestra per incursori.
Brani come “... Ammazzare è proibito, anche se di fatto se ne ammettono
tante legittimazioni, guerra di difesa, di punizione, ecc. Tutto per
uccidere la noia. la gente si annoia: allora si distrae con il sangue.
Solo lo spargimento di sangue è un diversivo di sufficiente
soddisfazione. Nessun altro spettacolo può dissimulare la noia degli
umani. Nerone incendiò Roma per sconfiggere la noia. Non vi riuscì è
vero, ma fece parlare di sé ...” o come “Vivo solo di notte. Di giorno
non posso far altro che dormire. Mi sento assuefatto al buio ... La luce
del sole mi acceca. Nella notte il mio sguardo penetra gli oggetti e li
attraversa.” e ancora “Sogno continuamente un orrendo oceano di sangue
che si avvicina minaccioso. Morirò annegato nel sangue delle mie
vittime. Se morirò...” sono continue ed insinuanti allusioni dell'autore
per dare una spiegazione alla nascita della leggenda di Dracula il "non
morto".
Ai fini della leggenda è interessante anche la scritta tombale “Qui
giace Dracula. Allorché io volli essere, proprio allora cessai di
essere” rinvenuta in Bosnia (!).
Ma se non è certo che i morti hanno assalito i vivi, certo è che i vivi
non hanno mai lasciato i morti in pace.
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