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oltre l'arte
gennaio - aprile 2001
Beni Culturali - Società
bordline contemporanea beni culturali


 

 

 

 

 

 

 






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'OTTO: NON SOLO UN TRAM

La distanza coperta è relativamente corta, le fermate appena tredici (le ho contate bene?), eppure questo tram celebre e celebrato, criticato, osannato e curiosato è ormai una specie di linea-simbolo, un percorso breve e lunghissimo: una specie di transiberiana-romana. Il numero 8 dal remoto Casaletto e dai colli beati di Monteverde scende giù a Trastevere percorrendolo tutto e traghettando oceani di gente alle rive centralissime di largo Argentina, ombelico della città, pompa instancabile di molte arterie che di là si ramificano a coprire decine e decine di chilometri in tutte le direzioni. Mesi e mesi di attese, linee soppresse, rivoluzionate, mugugni diventati poi invettive, urla. "A che serve sto tram?", spesso s'inceppa, e se si ferma una vettura si ferma tutta la linea, corre e sobbalza scaraventandoci sul pavimento; poi i sedili imbottiti, e perché? Per assorbire strati di sudiciume, costringendoci a restare in piedi?. Ma nonostante tutto, confessiamolo, la transiberiana numero 8 la amiamo, non possiamo più farne a meno. Raccoglie e screma le folle di Trastevere? (di domenica con Porta Portese è un'orgia mitteleuropea: polacchi, rumeni, russi, greci ecc.) E Trastevere vuol dire giramondo di tutte le razze, pseudo artisti, saltimbanchi, transessuali, barboni, gabbie con canarini, cani, gatti, profughi kossoviani, zingare petulanti, onesti scippatori: è come attraversare il purgatorio d'Europa in poche centinaia di metri. E l'orgia di telefonini? Tutte le musichette di questo mondo si rincorrono con le comode conversazioni idiote che vi potete immaginare. E i musicisti ambulanti? Fisarmonicisti, violinisti, chitarristi, flautisti e quant'altri strumenti medio-orientali vi potete immaginare: non si fa un viaggio sulla transiberiana 8 senza il conforto (sconforto) di un po' di folklore musicale, andiamo dalla tradizione romanesca al sudamerica, oltre i canti natalizi e pasquali, a quella francese, ai valzer viennesi e ungheresi, czarde, polacche, flamenco e sirtaki a vostra scelta! E nonostante tutto, non possiamo più fare a meno di questo pacioccone, intasato, sovraffollato "biscione" numero 8. Lo abbiamo nel sangue noi di Monteverde, questo nostro breve viaggio, questa discesa agli inferi del centro, questa avventura che d'un fiato ci riporta all'incanto di altri viaggi più lunghi, attraversando una volta questa città su vecchi tram, seduti su seggiole di legno. Sì amiamo il tram, il suo scampanellio, il suo attorcigliarsi e piegarsi benevolo e sonnolento, le sue rotaie e i suoi fili che sanno di altre stagioni. Amiamo leggere e riflettere in tram, ci viene talvolta anche da scrivere, chissà perché, sul tram, e spesso ci dimentichiamo di scendere; tristezze e malinconie e vecchi amori ce li siamo portati in giro, sui vecchi tram, attraversando quartieri, come fossimo in treno, per andare lontano. Sul tram nasce tutta una letteratura e una toponomastica creativa che a stento possiamo immaginare su un maleodorante autobus. Ed eccoci seduti sulla nostra "transiberiana" 8 : il viaggio è già finito, ma abbiamo avuto da pensare, il violinista stasera era bravo e discreto, pochi ubriachi a Trastevere. "Din-don!", anzi "Beeep!" Il tram riparte e domani, chissà, potremo forse attraversare tutta la città e portarci fin nei prati della periferia, magari ancora più lontano, per il lunghissimo viaggio che vorremo.

Luigi M. Bruno