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CHI SI FERMA E' PERDUTO!
La nostalgia è sempre una carta perdente e amare le
cause perse sarà forse elegante ma spesso è anche
patetico. Rifiutare lo stravolgimento tecnologico
galoppante è un inutile donchisciottismo: la parola
dordine per sopravvivere senza drastiche
emarginazioni è : adeguarsi! Ma come accettare un mondo
di chiacchiere ambulanti, un parossismo di loquacità che
serpeggia e ti avvolge dovunque, tra il rintocco di
sonaglini telefonici che echeggiano prepotenti? Suoni e
parole che si insinuano dappertutto troncando e
frammentando riflessioni, visite mediche, funerali,
amori, concerti, litigi. Sì, la frammentarietà è la
peste endemica che fa della nostra vita, relazioni,
affetti, ricordi, speranze, un enorme mostruoso rattoppo
che ci avvolge e ci soffoca nel caos intermittente di
giorni che si rincorrono a perdifiato. Siamo qui e
dovunque nello stesso tempo, in un darsi e riprendersi
continuo che non è più ottimistico slancio futurista,
ma nevrotico dilapidarsi in frammentate identità, come
rivoli e rigagnoli infiniti che si cercano e si
scontrano,, orfani di un parallelo procedere, della
sicurezza di un fiume che ci porti alla foce. Tutto si
spezzetta e ricomincia come un enorme balbettio incapace
di iniziare e finire e definirsi, in tempi aristotelici,
un umano discorso. Si lasciano e si prendono cento fili,
come liane di una giungla, come scendere e salire dagli
autobus, in un procedere discontinuo e interrotto,
mascherandoci dietro il mimetico fogliame di continui,
labili opportunismi e voltafaccia, nellalternanza
di curiose mascherine che ci impediscono la sera, chiusa
la porta di casa, di ritrovarci facilmente allo specchio.
Ma forse gli specchi sono scomodi e certe volte penosi
nel rimandarci facce e gesti che non vogliamo essere,
perché non vogliamo essere piccoli uomini in attesa, la
paura della paura ci inorridisce, meglio rimanere sempre
in circolo.: telefono, volante, auricolare, incontri,
baci, cibo spettacolo, parcheggi, in cerca di essere
sempre altrove, perché trovarsi è un problema, a caccia
della felicità che non sappiamo nemmeno come sia fatta,
assatanati di volontarismo che è solo frenesia cinetica.
Chi si ferma è perduto. Come nel paese dei balocchi
siamo Pinocchio e Lucignolo a caccia del successo, di
qualsiasi successo da scippare senza penosi dazi da
pagare. essere dentro il gran pentolone, cotti nella
magna zuppa, sudicia e caotica, in attesa del gran
cucchiaione che può far di noi nuovi protagonisti. E
tutto può servire per la Grande Illusione. Avere
nostalgia di tranquille parole, di pause, di calmi
sorrisi e di antichi rumori è il peccato che fa di
alcuni di noi dei paria, degli intoccabili da evitare,
pistoleri malinconici e disarmati in un modo di
petrolieri, di economisti, di corridori in cerca di un
domani che è sempre più rapido nel passare, lasciandoci
senza ieri.
Luigi M. Bruno
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