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oltre l'arte
gennaio - aprile 2001
Beni Culturali - Società
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CHI SI FERMA E' PERDUTO!

La nostalgia è sempre una carta perdente e amare le cause perse sarà forse elegante ma spesso è anche patetico. Rifiutare lo stravolgimento tecnologico galoppante è un inutile donchisciottismo: la parola d’ordine per sopravvivere senza drastiche emarginazioni è : adeguarsi! Ma come accettare un mondo di chiacchiere ambulanti, un parossismo di loquacità che serpeggia e ti avvolge dovunque, tra il rintocco di sonaglini telefonici che echeggiano prepotenti? Suoni e parole che si insinuano dappertutto troncando e frammentando riflessioni, visite mediche, funerali, amori, concerti, litigi. Sì, la frammentarietà è la peste endemica che fa della nostra vita, relazioni, affetti, ricordi, speranze, un enorme mostruoso rattoppo che ci avvolge e ci soffoca nel caos intermittente di giorni che si rincorrono a perdifiato. Siamo qui e dovunque nello stesso tempo, in un darsi e riprendersi continuo che non è più ottimistico slancio futurista, ma nevrotico dilapidarsi in frammentate identità, come rivoli e rigagnoli infiniti che si cercano e si scontrano,, orfani di un parallelo procedere, della sicurezza di un fiume che ci porti alla foce. Tutto si spezzetta e ricomincia come un enorme balbettio incapace di iniziare e finire e definirsi, in tempi aristotelici, un umano discorso. Si lasciano e si prendono cento fili, come liane di una giungla, come scendere e salire dagli autobus, in un procedere discontinuo e interrotto, mascherandoci dietro il mimetico fogliame di continui, labili opportunismi e voltafaccia, nell’alternanza di curiose mascherine che ci impediscono la sera, chiusa la porta di casa, di ritrovarci facilmente allo specchio. Ma forse gli specchi sono scomodi e certe volte penosi nel rimandarci facce e gesti che non vogliamo essere, perché non vogliamo essere piccoli uomini in attesa, la paura della paura ci inorridisce, meglio rimanere sempre in circolo.: telefono, volante, auricolare, incontri, baci, cibo spettacolo, parcheggi, in cerca di essere sempre altrove, perché trovarsi è un problema, a caccia della felicità che non sappiamo nemmeno come sia fatta, assatanati di volontarismo che è solo frenesia cinetica. Chi si ferma è perduto. Come nel paese dei balocchi siamo Pinocchio e Lucignolo a caccia del successo, di qualsiasi successo da scippare senza penosi dazi da pagare. essere dentro il gran pentolone, cotti nella magna zuppa, sudicia e caotica, in attesa del gran cucchiaione che può far di noi nuovi protagonisti. E tutto può servire per la Grande Illusione. Avere nostalgia di tranquille parole, di pause, di calmi sorrisi e di antichi rumori è il peccato che fa di alcuni di noi dei paria, degli intoccabili da evitare, pistoleri malinconici e disarmati in un modo di petrolieri, di economisti, di corridori in cerca di un domani che è sempre più rapido nel passare, lasciandoci senza ieri.

Luigi M. Bruno